Friedrich Schiller
Nacque a Marbach (1759-1805) da un chirurgo che lo avviò contro voglia alla medicina; nel 1787 si recò a Weimar dove conobbe Goethe con il quale strinse una lunga e fruttuosa amicizia. Schiller sentì particolarmente l'influenza dello Sturm Und Drang, della sua intensa particolarità e dell'acuto spirito di rivolta contro ogni forma di costrizione; si interessò alla storia, di problemi estetici e filosofici, di poesia, ma soprattutto si dedicò al teatro, che gli sembrava lo strumento più adatto a rappresentare la volontà popolare e il sentimento della nazione tedesca.
Nei suoi drammi esaltò l'innato spirito di libertà e di ribellione all'oppressione alla corruzione all'ingiustizia e al sopruso della società e dei tiranno.
Le sue opere più importanti sono i Masnadieri (1781), intenso e drammatico scavo piscologico dello sfondo delle imprese di una banda che nelle foreste della Boemia ruba ai ricchi per dare ai poveri; Don Carlos e il padre Filippo II di Spagna e testimonianza della vana battaglia di uno spirito nobile e generoso contro il dispotismo dello stato assoluto e della Chiesa; la trilogia tragica Wallstein(1792) dedicata al grande condottiero della Guerra dei Trent'anni assassinato per aver tentato di tradire il proprio sovrano e rappresentato come simbolo del patriota che invano si sforza di comporre i dissidi politici e religiosi della Germania; Guglielmo Tell (1804) commossa celebrazione della lotta combattuta dai cantoni svizzeri agli inizi del '300 per la propria libertà.
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mercoledì 17 ottobre 2018
domenica 16 settembre 2018
François- René de Chateaubriand
Chateaubriand - Renato
François-René de Chateaubriand (1768-1848) discende da una antica famiglia aristocratica è la personalità più emblematica dei precursori del romanticismo.
Trascorse l'infanzia solitaria e sognante tra lande e brughiere selvagge di fronte ai flutti dell'Atlantico a Combourg e a Saint-Malò dove era nato, sulla costa bretone; allo scoppio della Rivoluzione si recò in America, dove per sette mesi visitò le regioni poco conosciute sulla traccia dei grandi esploratori sino alle terre dei grandi laghi. Tornato in patria nel'93 combatté a fianco degli emigrati e fu quindi costretto ad andare in esilio a Londra, dove visse miseramente.
Amnistiato, ritornò in patria, e ricoprì importanti cariche politiche sotto Napoleone e, durante la Restaurazione sotto i Borboni, ma sempre con un certo spirito di indipendenza che lo portò a gesti clamorosi di rifiuto e di rottura prima con Napoleone e poi con Luigi Filippo, che rientrano nel gusto un po' troppo esibizionistico dello scrittore sempre pronto a sfruttare ogni occasione per costruire il proprio personaggio non solo per i contemporanei, ma anche per i posteri.
Tutte le sue opere sono profondamente permeate da una sensibilità romantica piuttosto estenuata e morbosamente torbida che si riflette in uno stilo troppo spesso enfatico e ridondante : per questa retorica di fondo tanto il personaggio quanto l'opera in un certo senso anticipano i languori i turbamenti e l'esasperato individualismo della sensibilità decadentistica.
Fu sepolto per suo desiderio su uno scoglio solitario davanti all'Atlantico presso Saint-Malò.
François-René de Chateaubriand (1768-1848) discende da una antica famiglia aristocratica è la personalità più emblematica dei precursori del romanticismo.
Trascorse l'infanzia solitaria e sognante tra lande e brughiere selvagge di fronte ai flutti dell'Atlantico a Combourg e a Saint-Malò dove era nato, sulla costa bretone; allo scoppio della Rivoluzione si recò in America, dove per sette mesi visitò le regioni poco conosciute sulla traccia dei grandi esploratori sino alle terre dei grandi laghi. Tornato in patria nel'93 combatté a fianco degli emigrati e fu quindi costretto ad andare in esilio a Londra, dove visse miseramente.
Amnistiato, ritornò in patria, e ricoprì importanti cariche politiche sotto Napoleone e, durante la Restaurazione sotto i Borboni, ma sempre con un certo spirito di indipendenza che lo portò a gesti clamorosi di rifiuto e di rottura prima con Napoleone e poi con Luigi Filippo, che rientrano nel gusto un po' troppo esibizionistico dello scrittore sempre pronto a sfruttare ogni occasione per costruire il proprio personaggio non solo per i contemporanei, ma anche per i posteri.
Tutte le sue opere sono profondamente permeate da una sensibilità romantica piuttosto estenuata e morbosamente torbida che si riflette in uno stilo troppo spesso enfatico e ridondante : per questa retorica di fondo tanto il personaggio quanto l'opera in un certo senso anticipano i languori i turbamenti e l'esasperato individualismo della sensibilità decadentistica.
Fu sepolto per suo desiderio su uno scoglio solitario davanti all'Atlantico presso Saint-Malò.
venerdì 14 settembre 2018
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1778-1827) possono essere considerate il primo romanzo italiano moderno. Furono scritte negli ultimi anni del '700 e pubblicate nel 1802 durante l'esilio londinese ebbero la revisione definitiva. Opera sostanzialmente autobiografica redatta in forma epistolare secondo l'uso del tempo, nasconde le passioni e le delusioni di Foscolo sotto la figura del giovane Jacopo Ortis, uno studente che dopo il trattato di Campoformio deve abbandonare Venezia perché sospetto aglio Austriaci per le sue idee liberali e si rifugia su colli Euganei dove conosce Teresa, infelicemente fidanzata per opportunità familiari se ne innamora e ne è ricambiato; però come ha dovuto rinunciare al sogno di libertà per la patria, così deve rinunciare al sogno d'amore, e non potendo vivere in schiavitù e senza Teresa dopo aver peregrinato per città e regioni italiane ove il ricordo del passato e la situazione presente alimentando soprattutto la delusione politica alla notizia delle nozze di Teresa si uccide. le lettere sono indirizzate ad un amico Lorenzo Alderani che dopo la morte di Jacopo le pubblicherà per eternare i ricordo dell'infelice giovane.
Alla mente di Foscolo fu certo presente la tragica vicenda di Werther, ma l'ispirazione delle due opere è profondamente diversa : infatti Werther si uccide solo per disperazione d'amore mentre Jacopo, erede spirituale di Alfieri e fremente dell'ardore di libertà, rinuncia alla vita perché incapace di sopravvivere alla duplice delusione politica e sentimentale. Il motivo politico caratterizza, come vedremo, sin dall'inizio l'opera e ad esso è congiunto il tema della morte : per vivere da liberi e da forti bisogna imparare a poter liberamente e fortemente morire; l'amore di Teresa dapprima dà al giovane la forza di resistere all'obbrobrio della servitù e della viltà degli italiani, ma in seguito , quand'anch'esso con le nozze di Teresa appare definitivamente irrealizzabile, riconferma in Jacopo la convinzione che la vita non ha più senso per che la considera ormai senza valore. Come dice lo stesso Foscolo commentando i proprio romanzo, nell'Ortis il vero contrasto sta tra la disperazione delle passioni e il naturale amore per la vita : i sentimenti, eccitati in lui dalla giovane che desidera e che non potrà mai sposare e dalla patria che ha perduto e che inutilmente anela di vendicare, forniscono nuove armi ala disperazione superando il normale orrore per la morte. Il suicidio è già scontato sin dalla prima lettera e non giunge perciò inatteso : come forma di protesta alfieriana e romantica ha un profondo valore spirituale perché nella evidenza della voluta esasperazione dei sentimenti e dei gesti simboleggia una condizione altamente virile e eroica : la vita è bella e amata dagli uomini a patto però che sia vissuta intensamente e in nome di nobili e generosi ideali, perché in caso contrario non è degna di essere chiamata vita.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1778-1827) possono essere considerate il primo romanzo italiano moderno. Furono scritte negli ultimi anni del '700 e pubblicate nel 1802 durante l'esilio londinese ebbero la revisione definitiva. Opera sostanzialmente autobiografica redatta in forma epistolare secondo l'uso del tempo, nasconde le passioni e le delusioni di Foscolo sotto la figura del giovane Jacopo Ortis, uno studente che dopo il trattato di Campoformio deve abbandonare Venezia perché sospetto aglio Austriaci per le sue idee liberali e si rifugia su colli Euganei dove conosce Teresa, infelicemente fidanzata per opportunità familiari se ne innamora e ne è ricambiato; però come ha dovuto rinunciare al sogno di libertà per la patria, così deve rinunciare al sogno d'amore, e non potendo vivere in schiavitù e senza Teresa dopo aver peregrinato per città e regioni italiane ove il ricordo del passato e la situazione presente alimentando soprattutto la delusione politica alla notizia delle nozze di Teresa si uccide. le lettere sono indirizzate ad un amico Lorenzo Alderani che dopo la morte di Jacopo le pubblicherà per eternare i ricordo dell'infelice giovane.
Alla mente di Foscolo fu certo presente la tragica vicenda di Werther, ma l'ispirazione delle due opere è profondamente diversa : infatti Werther si uccide solo per disperazione d'amore mentre Jacopo, erede spirituale di Alfieri e fremente dell'ardore di libertà, rinuncia alla vita perché incapace di sopravvivere alla duplice delusione politica e sentimentale. Il motivo politico caratterizza, come vedremo, sin dall'inizio l'opera e ad esso è congiunto il tema della morte : per vivere da liberi e da forti bisogna imparare a poter liberamente e fortemente morire; l'amore di Teresa dapprima dà al giovane la forza di resistere all'obbrobrio della servitù e della viltà degli italiani, ma in seguito , quand'anch'esso con le nozze di Teresa appare definitivamente irrealizzabile, riconferma in Jacopo la convinzione che la vita non ha più senso per che la considera ormai senza valore. Come dice lo stesso Foscolo commentando i proprio romanzo, nell'Ortis il vero contrasto sta tra la disperazione delle passioni e il naturale amore per la vita : i sentimenti, eccitati in lui dalla giovane che desidera e che non potrà mai sposare e dalla patria che ha perduto e che inutilmente anela di vendicare, forniscono nuove armi ala disperazione superando il normale orrore per la morte. Il suicidio è già scontato sin dalla prima lettera e non giunge perciò inatteso : come forma di protesta alfieriana e romantica ha un profondo valore spirituale perché nella evidenza della voluta esasperazione dei sentimenti e dei gesti simboleggia una condizione altamente virile e eroica : la vita è bella e amata dagli uomini a patto però che sia vissuta intensamente e in nome di nobili e generosi ideali, perché in caso contrario non è degna di essere chiamata vita.
giovedì 13 settembre 2018
I dolori del giovane Werther
I dolori del giovane Werther
I dolori del giovane Werther riflettono un'esperienza autobiografica di Goethe a ventitré anni: nato a Francoforte sul Meno ne 1749 nel 1772 passò a Wetzlar con l'intenzione, per la verità scarsamente realizzata, di fare pratica presso il tribunale supremo dell'Impero, qui si innamorò della fidanzata di un amico Charlotte Buff alla quale rinunciò con dolore e fatica, trasferendo due anni dopo la storia della propria appassionata e tormentata esperienza nel romanzo che divenne subito famoso. Il romanzo è un romanzo epistolare. La vicenda piuttosto semplice e lineare: Werther ritirandosi a vivere in campagna, conosce Carlotta, se ne innamora e in seguito viene a sapere che ella è promessa all'onesto, ma arido amico, Alberto di cui diventerà amico; mentre nel suo cuore cresce la passione anche perché si accorge che il sentimento è ricambiato, Carlotta e Alberto si sposano; vinto dall'impossibilità di realizzare il sogno d'amore e tormentato per il contrasto tra la propria passione e il dovere di non turbare la felicità di Alberto e Carlotta, Werther si uccide.
Werther, secondo le parole dello stesso Goethe, è un giovane dotato di sentimento profondo e puro e di vera penetrazione, facile a smarrirsi in sogni fantastici e incapace di resistere all'infelice passione che lo travolge: è sostanzialmente un debole che non riesce a trovare la forza di affrontare virilmente la realtà, e solo nella natura prova conforto e commiserazione ai tormenti del cuore. Erede dello spirito russoviano, sente disgusto per la società e per le sue convenzioni, ma non sa ribellarsi con la decisione e l'empito dei veri rivoluzionari. Il suo stato d'animo di fondo tra gli estremi del luminoso entusiasmo e del cupo abbattimento, un male dello spirito di quelle generazioni che sarà tipico del romanticismo. La descrizione di questo tipo di personalità e al drammatica conclusione del suicidio ( che è da considerarsi una forma di ripiegamento e di rinuncia di fronte alle contraddizioni e dal dramma dell'esistenza) faranno di Werther un simbolo e in lui si riconosceranno generazioni di giovani.
I dolori del giovane Werther riflettono un'esperienza autobiografica di Goethe a ventitré anni: nato a Francoforte sul Meno ne 1749 nel 1772 passò a Wetzlar con l'intenzione, per la verità scarsamente realizzata, di fare pratica presso il tribunale supremo dell'Impero, qui si innamorò della fidanzata di un amico Charlotte Buff alla quale rinunciò con dolore e fatica, trasferendo due anni dopo la storia della propria appassionata e tormentata esperienza nel romanzo che divenne subito famoso. Il romanzo è un romanzo epistolare. La vicenda piuttosto semplice e lineare: Werther ritirandosi a vivere in campagna, conosce Carlotta, se ne innamora e in seguito viene a sapere che ella è promessa all'onesto, ma arido amico, Alberto di cui diventerà amico; mentre nel suo cuore cresce la passione anche perché si accorge che il sentimento è ricambiato, Carlotta e Alberto si sposano; vinto dall'impossibilità di realizzare il sogno d'amore e tormentato per il contrasto tra la propria passione e il dovere di non turbare la felicità di Alberto e Carlotta, Werther si uccide.
Werther, secondo le parole dello stesso Goethe, è un giovane dotato di sentimento profondo e puro e di vera penetrazione, facile a smarrirsi in sogni fantastici e incapace di resistere all'infelice passione che lo travolge: è sostanzialmente un debole che non riesce a trovare la forza di affrontare virilmente la realtà, e solo nella natura prova conforto e commiserazione ai tormenti del cuore. Erede dello spirito russoviano, sente disgusto per la società e per le sue convenzioni, ma non sa ribellarsi con la decisione e l'empito dei veri rivoluzionari. Il suo stato d'animo di fondo tra gli estremi del luminoso entusiasmo e del cupo abbattimento, un male dello spirito di quelle generazioni che sarà tipico del romanticismo. La descrizione di questo tipo di personalità e al drammatica conclusione del suicidio ( che è da considerarsi una forma di ripiegamento e di rinuncia di fronte alle contraddizioni e dal dramma dell'esistenza) faranno di Werther un simbolo e in lui si riconosceranno generazioni di giovani.
mercoledì 12 settembre 2018
l'eroe romantico
l'eroe romantico
Il romanticismo, prima ancora di diventare un movimento culturale e letterario, fu uno stato d'animo un sentimento, un modo di atteggiarsi di fronte alla vita e alla società.
Le caratteristiche dell'eroe romantico non presentano grandi variazioni da opera a opera, anche se ciascuno di essi ha una sua nota e un suo motivo particolare : quello che soprattutto li distingue l'uno dall'altro è la peculiarità del linguaggio con cui ciascuno scrittore costruisce il suo personaggio, lo stile con cui gli dà vita e ne determina il profilo e l'atmosfera che lo circonda.
L'eroe romantico è interiormente tormentato da un dramma che spesso non ha nome e che non può trovare soluzione se non nella morte : il tormento interiore lo spinge fuori dalla società nel seno accogliente della natura, ma la solitudine genera malinconia, noia, vuoto. Dall'avversità del destino, dall'incomprensione degli altri e dall'innata irrequieta scontentezza derivano spesso uno spirito torvo di ribellione uno stato di acuta sofferenza, un angoscia sorda e mortale, ma il tormento non di rado è accompagnato da una sorta di dolce voluttà del dolore, da un compiacimento morboso per la propria condizione di vittima. Il paesaggio in cui l'eroe romantico lamenta tra le lacrime la sua sorte infelice è selvaggio cupo e tempestoso : una perfetta rispondenza di toni ne fa l'uno lo specchio dell'altro.
Il primo eroe romantico è Werther (1774) nel quale Goethe trascrive trepidamente la tragica vicenda d'amore dal momento idillico della nascente passione al momento drammatico del distacco. Werther, a cui ispirarono consciamente o inconsciamente tutte le opere successive fu un vero e proprio modello non solo di letteratura ma anche di vita.
In Jacopo Ortis (1802) di Foscolo al dramma dell'amore impossibile si aggiunge il dramma più virile eroico della passione politica delusa e mortificata dall'altrui tradimento e dall'ignavia degli italiani.
Renato (1802) di Chateaubriand, sentendosi estraneo al proprio paese e alla civiltà in cui è nato, porta la sua sofferenza e la sua irrequietudine nell'inconsueta atmosfera di lussureggianti paesaggi esotici che meglio rispondono al bisogno di uno spirito sradicato dal mondo.
Più torbido e mosso, Aroldo (1812) di Byron sfoga il disprezzo per gli uomini e la ribellione alla società con la fuga e l'evasione in paesi stranieri; ma il lungo errare non placa la solitudine che gli pesa nell'animo e il tormento che lo travaglia.
A questi eroi, che in parte precedono l'elaborazione delle teorie romantiche e la costituzione di vere e proprie scuole e correnti poetiche nei vari paesi europei, se ne aggiungeranno altri come Adolfo (1816) di Benjamin Constant, Adelchi (1822) di Manzoni, Eugenio Oneghin (1823-31) di Aleksàndr Puskin. Da questi personaggi deriveranno altre figure che però ci sembrano ormai estranee all'area romantica, anche se ne conservano tratti caratteristici.
Ancora un'osservazione : accanto all'eroe romantico e alla sua languida malattia dell'anima negli stessi anni un'altra figura accese al fantasia e il sentimento : Napoleone, un eroe in più di una generazione di giovani.
Il romanticismo, prima ancora di diventare un movimento culturale e letterario, fu uno stato d'animo un sentimento, un modo di atteggiarsi di fronte alla vita e alla società.
Le caratteristiche dell'eroe romantico non presentano grandi variazioni da opera a opera, anche se ciascuno di essi ha una sua nota e un suo motivo particolare : quello che soprattutto li distingue l'uno dall'altro è la peculiarità del linguaggio con cui ciascuno scrittore costruisce il suo personaggio, lo stile con cui gli dà vita e ne determina il profilo e l'atmosfera che lo circonda.
L'eroe romantico è interiormente tormentato da un dramma che spesso non ha nome e che non può trovare soluzione se non nella morte : il tormento interiore lo spinge fuori dalla società nel seno accogliente della natura, ma la solitudine genera malinconia, noia, vuoto. Dall'avversità del destino, dall'incomprensione degli altri e dall'innata irrequieta scontentezza derivano spesso uno spirito torvo di ribellione uno stato di acuta sofferenza, un angoscia sorda e mortale, ma il tormento non di rado è accompagnato da una sorta di dolce voluttà del dolore, da un compiacimento morboso per la propria condizione di vittima. Il paesaggio in cui l'eroe romantico lamenta tra le lacrime la sua sorte infelice è selvaggio cupo e tempestoso : una perfetta rispondenza di toni ne fa l'uno lo specchio dell'altro.
Il primo eroe romantico è Werther (1774) nel quale Goethe trascrive trepidamente la tragica vicenda d'amore dal momento idillico della nascente passione al momento drammatico del distacco. Werther, a cui ispirarono consciamente o inconsciamente tutte le opere successive fu un vero e proprio modello non solo di letteratura ma anche di vita.
In Jacopo Ortis (1802) di Foscolo al dramma dell'amore impossibile si aggiunge il dramma più virile eroico della passione politica delusa e mortificata dall'altrui tradimento e dall'ignavia degli italiani.
Renato (1802) di Chateaubriand, sentendosi estraneo al proprio paese e alla civiltà in cui è nato, porta la sua sofferenza e la sua irrequietudine nell'inconsueta atmosfera di lussureggianti paesaggi esotici che meglio rispondono al bisogno di uno spirito sradicato dal mondo.
Più torbido e mosso, Aroldo (1812) di Byron sfoga il disprezzo per gli uomini e la ribellione alla società con la fuga e l'evasione in paesi stranieri; ma il lungo errare non placa la solitudine che gli pesa nell'animo e il tormento che lo travaglia.
A questi eroi, che in parte precedono l'elaborazione delle teorie romantiche e la costituzione di vere e proprie scuole e correnti poetiche nei vari paesi europei, se ne aggiungeranno altri come Adolfo (1816) di Benjamin Constant, Adelchi (1822) di Manzoni, Eugenio Oneghin (1823-31) di Aleksàndr Puskin. Da questi personaggi deriveranno altre figure che però ci sembrano ormai estranee all'area romantica, anche se ne conservano tratti caratteristici.
Ancora un'osservazione : accanto all'eroe romantico e alla sua languida malattia dell'anima negli stessi anni un'altra figura accese al fantasia e il sentimento : Napoleone, un eroe in più di una generazione di giovani.
giovedì 30 luglio 2015
IL MANIFESTO DEL ROMANTICISMO LA LETTERA SEMISERIA DI CRISOSTOMO G BERCHET
la " lettera semiseria di Crisostomo" è il documento fondamentale o manifesto del Romanticismo per quanto si riferisce al Romanticismo lombardo- piemontese
La poetica romantica invero come si è detto nelle pagine che precedono ha avuto delle origini assai remote se tuttavia si vuole rintracciare la fonte più immediata o meno remota bisogna ritrovarla nella concezione filosofica- letteraria di Gian Battista Vico che nei "Principi della Scienza Nuova fermò le più importanti teorie romantiche primitivismo o barbarismo epoca dell' uomo "bestione" che sente senza avvertire prima e poi avverte con animo perturbato e commosso
In questo turbamento psicologico e in questa profonda commozione è da vedersi l'articolazione sentimentale dell'uomo che sta alla base di tutto il Romanticismo europeo
Ci fu quindi in Italia un romanticismo autonomo nato nei confini nazionali e particolarmente nel napoletano proprio mentre si sviluppavano e si propagavano i principi basilare dell'Illuminismo nella metà del Settecento
Romantico è il principio secondo cui il popolo trae la sua storia dalla storia del passato per effetto della continuità perenne dell'azione dell'uomo unico e vero autore della storia secondo la concezione storico - politica del Macchiavelli e del Vico
E' questo principio che anima il carme dei Sepolcri del Foscolo
Ed è da aggiungere che romantico è pure il principio del vero in arte (Manzoni) del contenuto sociale dell'arte (I Promessi Sposi) e della derivazione della lingua dai dialetti
Accanto a questo Romanticismo dei maggiori autori del nostro Ottocento visse e operò la schiera di romantici (Berchet, Ludovico di Breme, Pietro Borsieri Giuseppe Nicosini e Niccolò Tommaseo)
nel 1816 Giovanni Berchet pubblicava a Milano la "Lettera semiseria di Crisostomo" sul "Cacciatore feroce " e sulla "Eleonora di G. A. Burger , lettera che viene anche oggi considerata il manifesto del Romanticismo italiano
E' una lettera dal tono critico che il Berchet che assume lo pseudonimo di Crisostomo immagina di inviare al figlio come introduzione premessa delle due ballate dello scrittore tedesco presentate come modello perfetto della poesia romantica
"La sola vera poesia - sostiene nella lettera - sia la popolare
La poesia vuole essere specchio di ciò che commuove maggiormente l'anima e l'anima è commossa al vivo dalle cose nostre che ci circondano tutto dì"
nega quindi il Berchet che commozione possono suscitare gli avvenimenti antichi le cose del passato le vicende degli uomini delle precedenti generazioni che a noi vengono riportate nei libri di storia
"Traetevi -o generosi italiani - ad esaminare da vicino voi stessi la natura e lei imitate
Rendetevi coevi al secolo vostro e non ai secoli seppelliti fate di piacere al popolo vostro investigate negli animi di lui e pascetelo di pensiero e non di vento siate uomini e non cicale"
L'aggettivo semiserio legato alla lettera trae origine e motivo dal fatto che verso la fine di essa Berchet dopo avere validamente sostenuto i principi della letteratura romantica assume ad un tratto un tono serio fingendo di aver parlato fino a quel punto per scherzare sui novatori romantici
In realtà però l'autore deride gli scrittori classici ed esalta i principi del nuovo movimento
La poetica romantica invero come si è detto nelle pagine che precedono ha avuto delle origini assai remote se tuttavia si vuole rintracciare la fonte più immediata o meno remota bisogna ritrovarla nella concezione filosofica- letteraria di Gian Battista Vico che nei "Principi della Scienza Nuova fermò le più importanti teorie romantiche primitivismo o barbarismo epoca dell' uomo "bestione" che sente senza avvertire prima e poi avverte con animo perturbato e commosso
In questo turbamento psicologico e in questa profonda commozione è da vedersi l'articolazione sentimentale dell'uomo che sta alla base di tutto il Romanticismo europeo
Ci fu quindi in Italia un romanticismo autonomo nato nei confini nazionali e particolarmente nel napoletano proprio mentre si sviluppavano e si propagavano i principi basilare dell'Illuminismo nella metà del Settecento
Romantico è il principio secondo cui il popolo trae la sua storia dalla storia del passato per effetto della continuità perenne dell'azione dell'uomo unico e vero autore della storia secondo la concezione storico - politica del Macchiavelli e del Vico
E' questo principio che anima il carme dei Sepolcri del Foscolo
Ed è da aggiungere che romantico è pure il principio del vero in arte (Manzoni) del contenuto sociale dell'arte (I Promessi Sposi) e della derivazione della lingua dai dialetti
Accanto a questo Romanticismo dei maggiori autori del nostro Ottocento visse e operò la schiera di romantici (Berchet, Ludovico di Breme, Pietro Borsieri Giuseppe Nicosini e Niccolò Tommaseo)
nel 1816 Giovanni Berchet pubblicava a Milano la "Lettera semiseria di Crisostomo" sul "Cacciatore feroce " e sulla "Eleonora di G. A. Burger , lettera che viene anche oggi considerata il manifesto del Romanticismo italiano
E' una lettera dal tono critico che il Berchet che assume lo pseudonimo di Crisostomo immagina di inviare al figlio come introduzione premessa delle due ballate dello scrittore tedesco presentate come modello perfetto della poesia romantica
"La sola vera poesia - sostiene nella lettera - sia la popolare
La poesia vuole essere specchio di ciò che commuove maggiormente l'anima e l'anima è commossa al vivo dalle cose nostre che ci circondano tutto dì"
nega quindi il Berchet che commozione possono suscitare gli avvenimenti antichi le cose del passato le vicende degli uomini delle precedenti generazioni che a noi vengono riportate nei libri di storia
"Traetevi -o generosi italiani - ad esaminare da vicino voi stessi la natura e lei imitate
Rendetevi coevi al secolo vostro e non ai secoli seppelliti fate di piacere al popolo vostro investigate negli animi di lui e pascetelo di pensiero e non di vento siate uomini e non cicale"
L'aggettivo semiserio legato alla lettera trae origine e motivo dal fatto che verso la fine di essa Berchet dopo avere validamente sostenuto i principi della letteratura romantica assume ad un tratto un tono serio fingendo di aver parlato fino a quel punto per scherzare sui novatori romantici
In realtà però l'autore deride gli scrittori classici ed esalta i principi del nuovo movimento
mercoledì 29 luglio 2015
il romanticismo in Italia
I canoni dell'arte romanica nata in Germania come svolgimento dell'idealismo di Kant interpretata dal non meno idealista Hegel soprattutto come reazione alle idee del sensismo illuministico e dell'assolutismo non solo del periodo napoleonico ma del periodo della restaurazione non sono del tutto nuovi ne campo letterario
La sua estetica infatti è celebrazione dei sentimenti di esaltazione tra questi del dolore visione lugubre della vita quotidiana
Caratteri questi già distintivi delle letterature antiche e relativamente della nostra letteratura italiana è la continuazione della cultura classica
In Germania questo movimento letterario che è espressione di una coscienza filosofica e storica nacque col duplice scopo di opposizione alla politica assolutista negatrice delle libertà personali e nazionali e di educazione del popolo su un piano storico per la conquista delle libertà perdute
Il romanticismo quindi ebbe un tempo carattere storico ed indirizzo popolare mentre esaltò il valore del sentimento e la preminenza di questo sulla ragione delle azioni umane quando dicesi sentimento però non si deve confondere l'espressione di sentimentalismo poiché sarà carattere fondamentale del secondo romanticismo del Prati e dell'Aleardi anticipazione del decadentismo del Fogazzaro e del Pascoli
Indirizzo a sé seguirà invece il Verga che darà inizio al Verismo in letteratura ereditando uno dei caratteri del romanticismo il vero infatti nella estetica romantica costituisce il soggetto dell'arte
Il movimento assunse nome dall'aggettivo romantique; si rifece al periodo delle lingue romanze cioè a quel periodo che trasformò si a in letteratura che in arte i caratteri della romanità
per il mondo germanico era stata necessità storica rifarsi al medio Evo
Infatti in questo periodo la vita nazionale germanica fu distinta da particolare eroismo per l'azione soprattutto di Sigfrido considerato nell'800 eroe nazionale della Germania
il medio evo germanico non ebbe però carattere classico latino infatti fu elemento di opposizione a quello romano
Esaltare il medio evo per i letterati germanici significò allontanarsi dalla tradizione classica ed esaltare il sentimento nazionale
la letteratura ebbe come scopo l'utile cioè educare diffondendo la cultura presso il popolo e incitarlo alla conquista della libertà perduta
Cos' l'idealismo filosofico la massoneria politica e il romanticismo letterario ebbero unica causa e medesimo effetto
relativamente alla letteratura nostra sorge spontanea una domanda i romantici italiani nel fine furono così come nei mezzi diversi dai classici ? In altri termini la scuola manzoniana fu più patriottica di quella carducciana ?
a queste domande bisogna rispondere negativamente in quanto i neoclassici dal Monti al Carducci non fecero opera di amor patrio minore di quella dei romantici dal Pindemonte all'ultima vera espressione del romanticismo Giovanni Pascoli
La nostra letteratura dell'800 è tutta una fioritura di sentimenti nazionali
Nessuna particolare aggettivazione può differenziare i nostri maggiori poeti di questo secolo perché tutti in Italia direttamente o indirettamente attinsero al mondo classico romano i neoclassici attraverso la conoscenza diretta degli autori latini i romantici attraverso l'interpretazione che di questi autori avevano dato il Medio Evo
Gli influssi delle coeve letterature straniere alle quali i letterati romantici si dedicarono per suggerimento di Madame de Stael ci furono ma il loro apporto fu assi relativo
Di conseguenza non è difficile riscontrare caratteri dell'estetica romantica in scrittori classici e caratteri dell'estetica neoclassica ini poeti e scrittori romantici
Se per Romanticismo si intende come deve intendersi quel ton di malinconia e talora di dolore per situazioni individuali o condizioni nazionali, il romanticismo è vivo ed operante già in Dante Petrarca e nel Tasso i quali appaiono contemporaneamente anticipatori di entrambi gli avvenimenti letterari a seconda che siano esaminati alla luce dell'estetica romantica o di quella classica così proprio come accadde per i grandi dell'800 Foscolo Leopardi Manzoni Carducci Pascoli
La distinzione dei caratteri e quindi delle idee in scuole può farsi solo nei minori come Berchet e Pindemonte
I caratteri dell'arte romantica sono l'affermazione di quei valori che l'Illuminismo aveva negato religiosità storicismo amore della libertà e opposizione alla tirannide (in questo senso l'Alfieri è preromantico) verità come mezzo:
Sono questi i caratteri che distinguono l'arte del Manzoni che si fece cantore del dolore contro l'ottimismo illuministico mentre il suo pessimismo nell'ambito del mondo sensibile
egli infatti cantò il dolore e seppe dare a questo un nuovo aspetto lo vide come elemento fondamentale di redenzione concezione questa che da pessimismo terreno innalza a un misticismo ottimistico ultraterreno (dolore catartico)
I mezzo per arrivare a Dio nella concezione del Manzoni è il dolore e anzi il riconoscimento della presenza della divinità nella sofferenza
La sua estetica infatti è celebrazione dei sentimenti di esaltazione tra questi del dolore visione lugubre della vita quotidiana
Caratteri questi già distintivi delle letterature antiche e relativamente della nostra letteratura italiana è la continuazione della cultura classica
In Germania questo movimento letterario che è espressione di una coscienza filosofica e storica nacque col duplice scopo di opposizione alla politica assolutista negatrice delle libertà personali e nazionali e di educazione del popolo su un piano storico per la conquista delle libertà perdute
Il romanticismo quindi ebbe un tempo carattere storico ed indirizzo popolare mentre esaltò il valore del sentimento e la preminenza di questo sulla ragione delle azioni umane quando dicesi sentimento però non si deve confondere l'espressione di sentimentalismo poiché sarà carattere fondamentale del secondo romanticismo del Prati e dell'Aleardi anticipazione del decadentismo del Fogazzaro e del Pascoli
Indirizzo a sé seguirà invece il Verga che darà inizio al Verismo in letteratura ereditando uno dei caratteri del romanticismo il vero infatti nella estetica romantica costituisce il soggetto dell'arte
Il movimento assunse nome dall'aggettivo romantique; si rifece al periodo delle lingue romanze cioè a quel periodo che trasformò si a in letteratura che in arte i caratteri della romanità
per il mondo germanico era stata necessità storica rifarsi al medio Evo
Infatti in questo periodo la vita nazionale germanica fu distinta da particolare eroismo per l'azione soprattutto di Sigfrido considerato nell'800 eroe nazionale della Germania
il medio evo germanico non ebbe però carattere classico latino infatti fu elemento di opposizione a quello romano
Esaltare il medio evo per i letterati germanici significò allontanarsi dalla tradizione classica ed esaltare il sentimento nazionale
la letteratura ebbe come scopo l'utile cioè educare diffondendo la cultura presso il popolo e incitarlo alla conquista della libertà perduta
Cos' l'idealismo filosofico la massoneria politica e il romanticismo letterario ebbero unica causa e medesimo effetto
relativamente alla letteratura nostra sorge spontanea una domanda i romantici italiani nel fine furono così come nei mezzi diversi dai classici ? In altri termini la scuola manzoniana fu più patriottica di quella carducciana ?
a queste domande bisogna rispondere negativamente in quanto i neoclassici dal Monti al Carducci non fecero opera di amor patrio minore di quella dei romantici dal Pindemonte all'ultima vera espressione del romanticismo Giovanni Pascoli
La nostra letteratura dell'800 è tutta una fioritura di sentimenti nazionali
Nessuna particolare aggettivazione può differenziare i nostri maggiori poeti di questo secolo perché tutti in Italia direttamente o indirettamente attinsero al mondo classico romano i neoclassici attraverso la conoscenza diretta degli autori latini i romantici attraverso l'interpretazione che di questi autori avevano dato il Medio Evo
Gli influssi delle coeve letterature straniere alle quali i letterati romantici si dedicarono per suggerimento di Madame de Stael ci furono ma il loro apporto fu assi relativo
Di conseguenza non è difficile riscontrare caratteri dell'estetica romantica in scrittori classici e caratteri dell'estetica neoclassica ini poeti e scrittori romantici
Se per Romanticismo si intende come deve intendersi quel ton di malinconia e talora di dolore per situazioni individuali o condizioni nazionali, il romanticismo è vivo ed operante già in Dante Petrarca e nel Tasso i quali appaiono contemporaneamente anticipatori di entrambi gli avvenimenti letterari a seconda che siano esaminati alla luce dell'estetica romantica o di quella classica così proprio come accadde per i grandi dell'800 Foscolo Leopardi Manzoni Carducci Pascoli
La distinzione dei caratteri e quindi delle idee in scuole può farsi solo nei minori come Berchet e Pindemonte
I caratteri dell'arte romantica sono l'affermazione di quei valori che l'Illuminismo aveva negato religiosità storicismo amore della libertà e opposizione alla tirannide (in questo senso l'Alfieri è preromantico) verità come mezzo:
Sono questi i caratteri che distinguono l'arte del Manzoni che si fece cantore del dolore contro l'ottimismo illuministico mentre il suo pessimismo nell'ambito del mondo sensibile
egli infatti cantò il dolore e seppe dare a questo un nuovo aspetto lo vide come elemento fondamentale di redenzione concezione questa che da pessimismo terreno innalza a un misticismo ottimistico ultraterreno (dolore catartico)
I mezzo per arrivare a Dio nella concezione del Manzoni è il dolore e anzi il riconoscimento della presenza della divinità nella sofferenza
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