Translate

Visualizzazione post con etichetta i promessi sposi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta i promessi sposi. Mostra tutti i post

martedì 12 luglio 2022

italiano - appunti sui promessi sposi

 italiano - appunti sui promessi sposi 


I promessi sposi sono un romanzo storico e romantico. l'idea del  Manzoni nasce dalle grida sui Bravi, infatti vuole raccontare le condizioni di un popolo, all'inizio non fu molto apprezzato e considerato un genere letterario minore  e popolare.

Qui troviamo un'analisi storica, psicologica con insegnamenti etico-religiosi.

L'autore vuole rivolgersi ad un ampio pubblico usando una lingua e uno stile semplice. Non vuole sottostare a regole e si vede la libertà dello scrittore.

La storia è mischiata alla realtà ma il Manzone ci tiene a non produrre confusione tra le due cose, le distingue raccontandole in capitoli diversi.

La prima stesura fu intitolata Fermo e Lucia poi modificata sia per le sequenze narrative che i personaggi, i nomi. Nel '27 il titolo è "I promessi sposi" ma in seguito viene modificata anche la linguistica e stilistica.

La critica maggiore viene fatta al moralismo del romanzo che viene cambiato in ironia; troviamo  le concezioni della vita, del male  e del dolore, della provvidenza. La chiesa protegge i protagonisti contro il potere.

La forza che aiuterà i personaggi è il cristianesimo, si noti il dualismo tra dolore e felicità ma anche diritto e crimine oppure peccato e redenzione, carità e indifferenza.

Nonostante il pessimismo storico del Manzoni che emerge nel romanzo, non è fatalista me crede nella fede nella provvidenza e nella responsabilità dell'uomo nella scelta tra il bene e il male 

Racconta della dominazione spagnola in Italia, ma crede che serva un solido potere centrale statale che freni i soprusi dei potenti. una giustizia giusta ed efficiente, una politica oculata da stimolare i ceti medi all'iniziativa privata, gli aristocratici devono distribuire le loro ricchezze per carità cristiana.  

Tra i personaggi ci sono tre livelli sociali 

Don Rodrigo e Geltrude che appartengono all'aristocrazia e sono negativi, l'Innominato si converte 

nei ceti medi Don Abbondio e Azzeccagarbugli sono negativi mentre fra Cristoforo prima negativo si converte e diventa  positivo 

nei ceti poveri i personaggi negativi sono gli abitanti di Milano in rivolta, Lucia è un personaggio positivo crede in Dio e nella Provvidenza, Renzo è sia positivo che negativo.

Il romanzo parte da una vita onesta che viene interrotta da un sopruso per un puntiglio di Don Rodrigo che vuole separare i due innamorati, nonostante vengano aiutati da fra' Cristoforo ci sarà il rapimento di Lucia con l'aiuto di Geltrude e il coinvolgimento di Renzo nei tumulti per il pane costretto a scappare e vede le conseguenze della peste. Tutto ciò interrotto dal pentimento dell'Innominato che non aiuta più Don Rodrigo, sono superati anche la peste, il voto di Lucia. Dopo la morte di Don Rodrigo tutto torna in equilibrio. Lasciando però in Lucia e Renzo consapevoli che il male può capitare in ogni momento anche senza colpa.

Accanto alla storia romantica di Renzo e Lucia si legge della guerra dei Trent'anni, la peste, il dramma dell'Italia sotto il dominio degli spagnoli.

Descrive tutti i ceti sociali e tocca temi religiosi e morali, studia i rapporti tra l'individuo e la società.

Le vicende portano a maturazione dei protagonisti Renzo imparerà a controllare la violenza e il desiderio di farsi giustizia da solo pensando alla volontà divina, si rende conto che nonostante gli sforzi la giustizia non esiste. Lucia riesce a maturare perdendo la sua ingenuità e la fiducia, vede il male del mondo.

Il narratore è presente e interviene spesso a commentare definendo la verità eliminando l'ambiguità E' importante anche la sua ironia che diventa protagonista, giustifica gli errori dei personaggi spesso condannandoli in modo bonario.







 





mercoledì 13 dicembre 2017

riassunto de I promessi sposi

riassunto de  I promessi sposi

E' un romanzo storico anche se il racconto che ne costituisce la trama è un'invenzione dell'autore.
La storia e l'invenzione la realtà storica e la fantasia il dato inteso come avvenimento, quindi caratterizzato da esattezza cronologica e da certezza di svolgimento e il frutto della fantasia di Manzoni si fondono perfettamente in quest'opera fino a diventare un tutt'uno  inscindibile. E non riesce perciò più separabile la storia dall'invenzione dal momento che l'una si è versata nell'altra.

La vicenda del romanzo si svolge in due anni dal 1628 al 1630  è proprio la storia degli avvenimenti in questo biennio che costituisce la panoramica su cui si snoda la vicenda dei personaggio maggiori minori e minimi dei  Promessi Sposi  e soprattutto di Renzo e Lucia.
In Lombardia dominata dagli spagnoli c'erano in quegli anni funestati dalla carestia dalla guerra dalla peste dall'odio e dallo scontro delle classi sociali  prepotenti signorotti altro clero plebe basso clero ecclesiastici pieni di zelo o vittime della viltà e la povera gente.
Il romanzo  si apre con la scena che può dare immediatamente la misura e il tono di tutta l'opera la sera del 7 novembre 1628  un  prete il curato di ..... Don Abbondio  torna dalla sua passeggiata verso il paese per una stradicciola di campagna  ad un tratto alza gli occhi dal breviario  e vede presso un muricciolo due bravi  (sicari di cui si servivano  i signorotti prepotenti del tempo  per vessare i deboli e comunque per portare a termine i loro  disegni criminosi)
Delinquenza e paura  brigantaggio e viltà appaiono subito  come elementi caratterizzanti  dell'assetto sociale di quell'epoca. Il Seicento  con le sue ombre e le sue luci ma  più con le ombre diventa così pure esso protagonista inconsapevole ma continuamente presente del romanzo.
Dall'apparizione dei bravi  per diverse pagine scorrono elencazioni e citazioni ora intere ed ora per estratto di bandi di legge (gride) che i governanti emanano con un sempre crescente  inasprimento delle pene  con il preciso scopo di eliminare il fenomeno dei bravi.
Il ripetersi di queste gride con una monotonia quasi inverosimile  mette in chiara evidenza che la forza del diritto è stata ormai soppiantata dal diritto della forza.
La pubblica autorità (Podestà il governatore)  infatti o per timore o per connivenza o peggio per omissione degli atti  dovuti a qualsiasi titolo aveva rinunciato  al suo ruolo.
E la povera gente ( Renzo Lucia ed Agnese)  quella timorata e rispettosa dei valori morali che non voleva mescolarsi  ai facinorosi e ai delinquenti  e non intendeva piegarsi alla volontà sfrenata e spregevole  dei signorotti prepotenti dei malvagi ( Don Rodrigo e il Conte Attilio)doveva esporsi alle angherie e ai soprusi e talvolta anche la fuga.
Fu proprio il ritrovamento di una grida del 1628 la cosiddetta grida del miracolo in cui era contemplata la fattispecie penale di un curato che si fosse rifiutato per intimidazione di celebrare un matrimonio che suggerì l'idea la Manzoni di scrivere un romanzo ambientato nel secolo XVII   che riflettesse il fatto criminoso.
Nacque così la trama del romanzo.

Don Rodrigo un signorotto prepotente servendosi dei suoi bravi impone a Don Abbondio parroco del paese di non celebrare le nozze di due giovani lavoratori : Renzo Tramaglino e Lucia Mondella entrambi operai della filanda locale.
In difesa dei due giovani interviene un cappuccino Fra Cristoforo  con tutto l'ardore delle sua fede e con il coraggioso atteggiamento  che lo porta fino al castello  di Don Rodrigo. Ma il suo intervento  si rivela inutile gli procura ingiurie e minacce del signorotto.
Il giovane Renzo si consiglio di Agnese madre di Lucia  sposa promessa si rivolge ad un uomo di legge l'avvocato Azzeccagarbugli amico di Don Rodrigo  che non soltanto  rifiuta il proprio patrocinio ma caccia via in malo modo il povero giovane  che aveva ancora una certa fiducia nella legge e nella sua applicazione contro i malvagi.
Tenta poi sempre su consiglio di Agnese il matrimonio clandestino  ma anche questo fallisce per la timidezza e al titubanza della  giovane fidanzata  che temendo di fare cosa non giusta esita a pronunciare al frase di rito richiesta per la validità di questo tipo di matrimonio.
Fra Cristoforo consiglia ai due giovani di lasciare il paese e di rifugiarsi Lucia in monastero e Renzo a Milano.
Lucia  così viene accolta al monastero di Monza in cui viene affidata alla "Signora" passata poi alla storia con la denominazione di Monaca di Monza una sorta di suora appartenente ad una famiglia nobile ma donna perversa e malvagia che si presta poi a far rapire dai bravi dell'Innominato  ( Bernardino Visconti) la povera giovane che viene reclusa in un castello di questo potente quanto malvagio personaggio che su richiesta supplichevole di Don Rodrigo consuma per mezzo dei sicari il delitto di Sequestro di persona.
senza ricevere  compenso diverso dall'atto di umiliazione del borioso Don Rodrigo.
Ed ecco l'intervento della Provvidenza la presenza di Lucia nel castello dell'Innominato  la sua supplica allo spietato tiranno per ottenere la liberazione fanno scoppiare improvvisa la crisi  psicologica del carceriere che dopo una lunghissima notte insonne si affretta a presentarsi al Cardinale Federico borromeo in visita pastorale.
I capitoli dal XIX la XXXII riguardano  la fase più drammatica del romanzo  una fase in cui si affrontano il bene simboleggiato dal Cardinale  e il male impersonato dall'Innominato.
I capitoli XXXIII  al XLII descrivono  al quiete individuale e collettiva dopo susseguirsi di tempeste più o meno burrascose.
 La provvidenza fa trionfare il bene sul male e il romanzo si conclude con la redenzione generale di tutti  i personaggi che sono stati livellati su una piattaforma di comune tribolazione la peste.
E' da questa collettiva purificazione ricevono tutti gran luce e soprattutto le creature tribolate Renzo e Lucia che finalmente vedono realizzato il loro sogno d'amore con le nozze celebrate da Don Abbondio.
I promessi sposi possono perciò definirsi anche il poema della famiglia l'opera in cui il Manzoni innalza uno stupendo monumento alla famiglia cristiana che vive nella rettitudine e con il suo comportamento intonato al rispetto reciproco degli sposi all'amore di questi per i figli e alla comune comprensione costituisce l'esempio  più valido per al formazione di una società caratterizzata dalla concordia e dalla solidarietà elementi indispensabili ad una convivenza giusta e feconda.
Nei promessi sposi confluiscono tutti i motivi delle opere del Manzoni  L'autore vi è presente con la cultura con la sua erudizione e con la sua fede religiosa

venerdì 6 novembre 2015

riassunto promessi sposi - terzo capitolo

Lucia confessa a Renzo ed alla madre di essere stata avvicinata un giorno da Don Rodrigo e da un altro nobile (il conte Attilio, cugino di Don Rodrigo) che aveva tentato di trattenerla con chiacchiere non molto belle. Afrettato il passo, aveva poi sentito i due uomini scommettere tra di loro. La scena si era ripetuta anche il giorno dopo e Lucia, capito di essere l’oggetto della scommessa, aveva deciso quindi di raccontare l’accaduto a fra Cristoforo, che le aveva suggerito di affrettare le nozze. Agnese convince Renzo ad andare a Lecco a chiedere aiuto al dottor Azzecca-garbugli (non si ricorda il suo vero nome) e consegna quindi al giovane quattro capponi da portare in dono all’avvocato. Durante il viaggio i capponi, scossi dal giovane, si beccheranno tra loro, a simboleggiare la mancanza di solidarietà degli uomini nei momenti difficili.Giunto nello studio del dottore (decadente e polveroso, in linea con le caratteristiche di un personaggio che vive del proprio passato), Renzo riesce appena ad accennare al suo problema, tanta è la fretta dell’avvocato. Da quel poco che lascia dire al giovane, Azzecca-garbugli pensa che sia stato Renzo a commettere il torto, lo scambia quindi per un bravo. Gli legge una grida che tratta il caso suo, così da fargli capire a quali pene può andare incontro. Terminata la lettura della grida, il dottore commenta anche il fatto che Renzo non porti il ciuffo. Si complimenta con il giovane per esserselo prudemente tagliato, gli dice però che non c’era bisogno di farlo, vantandosi così di aver tirato fuori dai guai malviventi responsabili di ben maggiori misfatti. Comunica infine apertamente come intende agire verso il prete e verso gli sposi che hanno subito il torto, mostrandogli il modo per togliere anche lui dai guai. Renzo rimane sbalordito dalle parole di Azzecca-garbugli e confessa di essere lui ad avere subito il torto, dal momento che Don Rodrigo gli ha di fatto impedito le nozze con la sua amata. A questo punto anche il dottore rimane sbalordito, accusa Renzo di dire fandonie e lo caccia dal suo studio in malo modo, non prima di avergli restituito i capponi portati in dono.Mentre Renzo è impegnato a Lecco, Agnese e Lucia decidono di operare per ottenere anche un secondo aiuto, quello di padre Cristoforo. Mentre stanno ancora decidendo come riuscire ad informare il frate cappuccino, bussa alla loro porta fra Galdino, incaricato dal convento di Pescarenico, lo stesso di fra Cristoforo, di raccogliere le noci offerte dai fedeli. Mentre Lucia ve a prendere le noci, Agnese, per evitare l’argomento nozze, chiede al frate come procede la raccolta, ed i due iniziano così a parlare di carestia. Il frate racconta alla donna un fatto miracoloso avvenuto nel passato, volendo mostrare che l’elemosina può far tornare l’abbondanza. Un frate cappuccino, padre Macario, convinse un giorno un uomo a non tagliare un noce incapace di produrre frutti, predicendo per quell’anno una formidabile produzione di noci, la metà delle quali avrebbe dovuto essere data in offerta al convento. Come predetto da Macario, l’albero diede frutti in abbondanza, ma il proprietario morì nel frattempo e suo figlio si rifiutò di rispettare il patto fatto dal padre. A causa di questo rifiuto, le noci raccolte si trasformarono in foglie secche. Lucia dona al frate un gran numero di noci, così che non debba andare alla ricerca di altre offerte ma possa invece tornare subito al convento, incaricando quindi l’uomo di chiedere a fra Cristoforo di recarsi il prima possibile da loro. Il cappuccino è più che felice di poterla accontentare.Renzo torna dalle donne, si congratula subito ironicamente con Agnese per il buon consiglio che gli ha dato, e racconta quindi la sua vicenda. La donna vorrebbe poter difendere la sua posizione, ma Lucia interrompe subito la discussione tra i due, dicendo di sperare nell’aiuto di padre Cristoforo. Le donne salutano infine Renzo che torna così, con il cuore in tempesta, alla propria casa. -

domenica 31 maggio 2015

SINTESI DEL SECONDO CAPITOLO DEI PROMESSI SPOSI

 Il colloquio tra Renzo  e Don Abbondio 
Don Abbondio  passa una notte agitata con lunghe ore di veglia  per fare un esame angosciato della situazione
Delibera alla fine  di guadagnar tempo  menando Renzo per le lunghe
Renzo arriva ben presto
L'accoglimento incerto e misterioso di don Abbondio gli fa capire che c'è qualcosa non desiderato
Con un dialogo  concitato buttando là qualche espressione in latino  il curato riesce  ad ottenere  il rinvio  del matrimonio  per una settimana; ma dopo poco la Perpetua conferma Renzo nei suoi sospetti
Questi torna indietro dal curato e con modi risoluti si fa dire il nome del prepotente
Renzo domando poi scusa a don Abbondio  delle maniere energiche  usate per carpirgli  la verità ed esce arrabbiato  avviandosi verso casa  di Lucia mentre don Abbondio se ne va a letto  e ordina a Perpetua di sprangare l'uscio  di strada rimandando chiunque chiedesse di lui

Renzo va a casa di Lucia 
Renzo cammina in preda all'ira e non pensa che all'omicidio e ha la mente intenta a figurarsi la scena di vendetta 
Ripensa però a Lucia  si rammenta dei suoi parenti di Dio  e prova gioia nell'aver solo immaginato
Arrivato a casa della sposa la fa chiamare dalla piccola Bettina
Lucia scende  e apprende tutta smarrita che per quel giorno  tutto è a monte 
Renzo informa  Agnese che licenzia le donne  poiché dice il curato è ammalato 
Le donne sfilano all'uscio del curato per verificare Perpetua conferma dalla finestra un febbrone

SINTESI DEL PRIMO CAPITOLO DEI PROMESSI SPOSI

IL TERRITORIO DI LECCO

il lago di Como (detto anche Lario) ha tre bracci o rami, con centro divisionale alla punta di Bellagio : il ramo meridionale fa capo a Lecco ne cui territorio  è posta l'azione iniziale del romanzo  un'ampi a descrizione introduttiva offre una panoramica del lago  e della costiera che vi si rispecchia
tutta ridente di paesi e villaggi

l'INCONTRO DI DON ABBONDIO CON I BRAVI

tornando dalla solita passeggiata, Don Abbondio, il curato  di un paese della costiera  verso la sera del 7 novembre 1628, incontra i bravi, al servizio del nobile Don Rodrigo, i quali  gli impongono  di non fare il matrimonio  di Renzo e Lucia  due suoi giovani  parrocchiani  che egli doveva sposare l'indomani. Don Abbondio si dichiara disposto all'obbedienza

LE CONDIZIONI SOCIALI NEL SEICENTO

erano tempi duri  quelli in cui viveva il povero Don Abbondio  che non era nato con un cuor di leone 
ecco un breve quadro di quest'epoca : inefficacia delle leggi (queste leggi o  "gride" si ripetevano e si susseguivano  negli anni  con il solo effetto  di accrescere la confusione  e la impotenza della legge)  assenza di protezione giuridica dei deboli  soprusi dei più violenti sempre impuniti  connivenza e omertà dei tutori  ed esecutori di giustizia  con i facinorosi  esistenza di classi privilegiate (specialmente clero  nobili e militari)

DON ABBONDIO VASO DI TERRACOTTA

In questo ambiente  s'era sviluppata la vocazione di Don Abbondio  "vaso di terracotta tra vasi di ferro" con un temperamento fiacco  e rinunciatario 
incapace di prendere decisioni  vigorose aveva obbedito ai genitori che lo avviarono allo stato ecclesiastico  ritenuto il più difeso  e munito contro ogni  sopraffazione
Barcamenandosi  alla meglio  era riuscito a passarsela liscia per sessant'anni, cedendo  a tutti pur di salvare la propria quiete  e scendendo con troppa facilità ai compromessi: dominato com'era da un sentimento che prevaleva sugli altri; la paura , che era in parte conseguenza del suo egoismo

I PARERI  DI PERPETUA

Giunto a casa  Don Abbondio chiama Perpetua
La serva che "sa ubbidire e comandare, secondo l'occasione " si accorge subito del "viso stravolto" del padrone
Don Abbondio  ha forse tanta voglia di scaricarsi  del suo doloroso segreto  quanta....Perpetua di conoscerlo
finalmente dopo  "averle fatto  più di una volta  giurare che non fiaterebbe  le racconta il miserabile  caso "
Per  risolvere la difficile situazione Perpetua consiglia il padrone di scrivere al cardinale  arcivescovo di Milano che sa far star a dovere i prepotenti
Respinto il consiglio  della sua governante don Abbondio  prende il lume e si avvia brontolando  alla propria camera  solo con i suoi pensieri  e le sue preoccupazioni

sabato 30 maggio 2015

ALESSANDRO MANZONI IL MATRIMONIO CON ENRICHETTA BLONDEL

Giulia  pensa ad un matrimonio per Alessandro che non si oppone  ed ecco madre e figlio in viaggio per Genova  dove si trovava  una  Luigina Visconti che il Manzoni aveva conosciuto  a Milano corteggiata per breve tempo chiamata la Divina  Luigina  ma a Genova trovano che si è già sposata
un'altra notizia li raggiunge
Pietro Manzoni  è gravemente malato a Milano 
quando però giungono  d Genova a Brusuglio vengono a sapere che Pietro è morto è stato sepolto nella chiesetta annessa alla villa Calleotto a Lecco
non hanno nessun motivo per tornare a Milano   madre e figlio proseguono  immediatamente per Parigi
Il Fauriel pensa ad un matrimonio del Manzoni con la bella mademoiselle  da Tracy la figlia del conte Destutt conosciuto in Francia come il capo degli ideologi  ma il progetto fallisce
nel 1807 nuovo viaggio a Milano   per ragioni di affari  Giulia Beccaria  aveva venduto il palazzo Imbonati sito di fronte alla chiesa di San Fedele, proprio in quei tempi, a Francesco Luigi Blondel il quale aveva stipulato un contratto a esborsi rateali
Francesco  Luigi Blondel non era ginevrino nel 1783 sposa Jeanne Lucrèce Privat  rimasto vedovo sposa  Marie Anne Pernette  Mariton  la madre di Enrichetta  che nacque nel 1791 a Casirate
Il Blondel  si era facilmente arricchito attraverso l'acquisto  e le vendite  dei beni ecclesiastici accumulati  prima dal governo austriaco poi da quello francese  attraverso la sospensione  degli ordini ecclesiastici
In occasione del viaggio fatto con la madre  il Manzoni conosce Enrichetta che sapeva bene il francese, ricamava, dipingeva  e suonava il piano  aveva 16 anni
La madre l'ha trovata molto affettuosa  e tutta casa anche s protestante questo non fu un ostacolo  per il Manzoni miscredente  e per Giulia sorda al problema religioso
Siccome i preti pongono ostacoli per la celebrazione del matrimonio misto  in quanto occorrerebbero  dispense lunghe a venire  il Manzoni sposa Enrichetta  con il rito calvinista  l'8 febbraio 1808  nella casa della sposa 
Vita tranquilla e riservata solo alcune visite  della Maisonette
Il 23 dicembre 1808 nasce la primogenita  del Manzoni  Giulia Claudina 
la piccola però ha un inizio tormentato di vita  per una serie di malattie

venerdì 29 maggio 2015

ALESSANDRO MANZONI - LA VITA - I GENITORI E LA GIOVINEZZA

Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo del 1785  nella casa di via San Damiano  n:20  parrocchia allora di San Babila, da Giulia Beccaria, sposata dal 12 settembre 1782 con il conte Pietro Manzoni. Giulia  era la figlia del giurista Cesare, autore del libro "Del delitto e delle pene"  nel quale era propugnata l'abolizione  della pena di morte e della tortura inquisitoria : l'opera apparsa a tempo giusto, aveva reso famoso il suo autore in tutta Europa
Pietro Manzoni  era un piccolo nobile  di campagna: i suoi antenati provenivano dalla Val Taleggio  e sul principio del settecento, giunti in Valsassina  e stanziatisi  dapprima a Barzio , si erano stabiliti definitivamente a Lecco , dove Pietro  aveva acquistato una bella villa (il Caleotto)  ed ampi possessi terrieri. Egli aveva acquistato un ceto tradizionalista, alquanto retrivo , di stretta osservanza  cattolica  chiuso alle novità anche se amico del Monti del Mellerio  e di altri nobili  ingegni
Il suo matrimonio con  Giulia Beccaria  era stato combinato dal conte Pietro Verri  forse anche per mettere fine alle chiacchiere che correvano in Milano  sulla troppo libera vita della figlia de marchese Beccaria
I due sposi andarono ad abitare in via San Damiano, 20 (l'odierna via Uberto Visconti di Modrone  16) non era la ricca via Brera, non era l'ampio  giardino del palazzo Beccaria dove Giulia era cresciuta  appena uscita dal collegio : la casa era in un angolo tranquillo  e semplice della quieta Milano. Davanti  le scorrevano le acque  del Naviglio ed era la parte più bella e decorosa di esso per i giardini che vi si affacciavano  per le nobili case che vi si specchiavano
Pietro  cercò di avvicinare a sé Giulia, di seguirla nella sua vita mondana, ma troppo diverso  era il temperamento dei due coniugi
Forse la sua relazione con Giovanni Verri conte  e Cavaliere di Malta, frate professo  anzi del sovrano  Militare Ordine di Malta continuava
Tanto che alla nascita  di Alessandro molte furono le chiacchiere 
L'unione tra Giulia di 20 anni e Pietro che ne aveva 46 fallì e nel febbraio del 1792 si ebbe una legale separazione, per la quale Giulia  si obbligava a vivere a Milano , nella casa di uno zio matenro
Fuggì invece prima a Londra e poi a Parigi  con il conte Carlo Imbonati
l'illustre nome di Beccaria la fece facilmente entrare nel circolo intellettuale degli  ideologi francesi  che si radunavano nella Maisonette presso Parigi 
I primi anni di Alessandro  li trascorse presso la balia alla Cascina  La Costa nel Lecchese, poi venne messo in collegio presso  i Padri Somaschi  a Merate vicino Lecco 
Quando nel 1796 si annunciava la calata dei francesi in Italia  i collegiali furono trasferiti nel collegio di S. Antonio a Lugano
nel 1798 il Manzoni dovette tornare in Italia  per ordine della Cisalpina  e fu dal padre affidato al collegio dei Nobili  tenuto dai Padri Barnabiti, che per ragioni di guerra erano sfollati  a Castelletto de' Bradi  (presso Cuggiono MI)  da qui il Manzoni avrebbe visto la fuga dei francesi  da Milano nel 1799 e gli incendi che ne derivarono  sotto le  truppe Austro Russe .
Il giovane Alessandro  pur non essendo un bambino prodigio  avvertì in sé la vocazione delle lettere  e alla poesia  e a 15 anni compose il poemetto "Il trionfo della libertà" di inspirazione giacobina
Gli scritti dell'Enciclopedia  e le dottrine  illuministiche di cui fu tutto pervaso  il suo pensiero se giovarono alla formazione  culturale lo portarono  al più arido scetticismo  in fatto di religione  che viva negli anni dell'infanzia andò del tutto spegnendosi nel periodo della giovinezza
Dall'ottobre 1803 al luglio 1804 soggiorna a Venezia con una zia vi si era recato per la malattia di uno zio di cui pareva imminente la morte ma lì gli mancarono gli amici
Nel 1805 una lettera di Carlo Imbonati  lo invita a Parigi ma nel frattempo  Carlo Imbonati  muore
Giulia introduce il figlio  nel circolo della Maisonette