Voltaire
Voltaire (1694-1778) il cui vero nome fu François-Marie Arouet è la figura più rappresentativa dell'Illuminismo. Per il suo atteggiamento irriverente contro la nobiltà parigina fu rinchiuso due volte nel carcere della Bastiglia e costretto all'esilio in Inghilterra, dove respirò il clima di una società culturalmente aperta e viva e politicamente libera e democratica, che, al suo ritorno, descrisse e fece conoscere in patria.
Dopo un breve soggiorno in Prussia, alla corte di Federico II trascorse in Svizzera gli ultimi vent'anni, riverito e ricercato dai più begli ingegni del tempo. Conobbe le personalità più consapevolmente e seriamente impegnate per il rinnovamento culturale e politico della società. Alla giovanile preparazione umanistica affiancò interessi e studi scientifici; le sue opere spaziano in tutti i campi, dalla letteratura alla storia, dalla filosofia alla politica, e contribuirono a diffondere le nuove idee di rinnovamento del pensiero e delle strutture della società.
L'opera più brillante di Voltaire è Candido (1759 ), un romanzo filosofico, nel quale lo scrittore si propone di deridere il facile ottimismo della filosofia del suo tempo che considerava il nostro il migliore dei mondi possibili.
Il giovane Candido vive in Westfalia nel castello del barone Tunder-ten-Tronckh dove ascolta le lezioni del precettore Pangloss, sostenitore del principio che noi viviamo nei migliore dei mondi possibili. La vita però sarà per lui un seguito di disavventure. Innamoratosi della figlia del barone Cunegonda è cacciato dal castello ed è costretto ad arruolarsi nell'esercito del re dei Bulgari, famoso per la sua ferrea disciplina. Fuggito in Olanda, ritrova Pangloss, sempre e malgrado tutto ottimista, che gli narra la strage compiuta dai Bulgari nel castello; insieme, grazie a un anabattista, raggiungono Lisbona, dove sopravvivono al terremoto e alla condanna a morta pronunciata dal tribunale dell'Inquisizione. Con l'aiuto di Cunegonda, fortunosamente salvatasi dal massacro dei Bulgari, si rifugia in Paraguay nello stato comunistico fondato e diretto dai Gesuiti, ma anche qui deve scappare e passa nell'Eldorado col fedele servo Cacambo, un ex galeotto. Qui raccoglie immensi tesori, torna in Europa e finisce a Costantinopoli dove con la ritrovata Cunegonda, con Pangloss scampato miracolosamente alla forca, e con gli altri amici decide di far vita in comune E pangloss conclude che se tutte le disavventure pallate li hanno portati a vivere insieme serenamente e felici, questo prova la sua tesi ottimistica.
La condanna delle tesi ottimistiche che "tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili" traspare dalla stessa trama; ma dietro le mirabolanti vicende di Candido rivive l'età travagliata della Guerra dei Sette anni, il luttuoso evento del terremoto di Lisbona, le colonie comunistiche e teocratiche dei Gesuiti in Paraguay, le terribili sentenze dell'Inquisizione, la ferrea e disumana disciplina dell'esercito prussiano (facilmente riconoscibile nelle spietate truppe bulgare), il miraggio delle ricchezze nelle terre del mitico Eldorado. Il racconto, pur nella sua boriosa e scanzonata vivacità ha un fondo amaro e pensoso, che fa riflettere sulla vera natura dell'uomo e della sua esistenza : solo la lucidità della ragione e la saggezza che ne deriva possono guidare e sorreggere attraverso gli ostacoli opposti dalla forza delle cose, da leggi assurde, pregiudizi insensati, feroci contrasti di religione, istituzioni politiche e sociali che invece di promuovere la libertà umana la soffocano abbruttendo l'individuo.
La descrizione dell'Eldorado rimanda alla contrapposizione all'Europa, di cui si condanna, dietro il velo trasparente dell'ironia, la sfrenata avidità di ricchezze, il disinteresse dei governi per il bene dei popoli, l'alterigia e l'irraggiungibilità dei sovrani ; parallelamente si auspica un mondo di uomini liberi, onesti, rispettosi dei diritti altrui, amanti delle scienze e delle arti , del bello e dell'utile.