Giosuè Carducci
Giosuè Carducci nacque nel 1835 a Valdicastello in Versilia. Qui e successivamente a Bolgheri e a Castagneto in Maremma, trascorse gli anni della fanciullezza, in un paesaggio aspre e selvaggio che spesso ritorna con nostalgia nei suoi versi.
Il padre lo educò al culto della libertà delle cui limitazione si soffrì in Toscana particolarmente nel decennio della restaurazione granducale ('49 - 59), mentre Carducci compiva gli studi prima a Firenze e poi all'università di Pisa.
Dopo un brevissimo periodo di insegnamento medo e privato trascorso in ristrettezze economiche che gli impedirono di partecipare volontariamente, come avrebbe voluto, alla guerra del '59, a soli venticinque anni fu nominato professore di letteratura italiana all'Università di Bologna, dove rimase fino alla morte nel 1907.
La sua vita fu tutta dedita agli studi alla poesia e alle battaglie politiche: la copiosa attività di critico letterario e l'opera di poeta gli valsero nel 1906 il premio Nobel; l'impegno politico lo portò a polemizzare contro le debolezze e le incertezze del governo incapace di compiere l'unità del paese con lo spirito generoso ed eroico del primo Risorgimento , di cui gli sembravano ancora animati solo Mazzini e Garibaldi. Con la stessa irruenza si scagliò contro il romanticismo fiacco e piagnucoloso dei suoi tempi e propugnò un ritorno al classicismo perché gli sembrava che nell'antica Roma ci fosse un senso della vita più alto e dignitoso.
Malgrado le sue intenzioni e la forma di talune liriche in cui il mondo classico rivive anche nelle forme metriche (Odi Barbare) il suo spirito fu sostanzialmente erede del romanticismo, da cui riprese l'amore della libertà la fede pugnace negli ideali, l'esaltazione della gloriosa storia medievale, la contemplazione commossa e nostalgica della natura, il rimpianto dei sogni giovanili, la penosa meditazione sul destino umano e sulla morte.
La grandezza di Carducci consiste nella robusta coscienza civile e morale che ebbe ed espresse in versi talora un po' troppo polemici e retorici; ma talune liriche più delicate e intime in cui si piega con sincerità dentro il proprio animo cogliendo il senso della sua e dell'altrui esistenza con una malinconia dolce e virile nello stesso tempo lo collocano al confine tra la sensibilità dell'800 e quella del '900: punto di partenza e sbocco della riflessione e dei sentimenti è sempre la realtà nei suoi aspetti quotidiani nelle occasione che si presentano al cuore e alla mente e muovono ricordi sogni immaginazioni meditazione sulla vita e sul destino dell'uomo
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