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lunedì 10 settembre 2018

Giuseppe Parini

Giuseppe Parini

Giuseppe Parini (1729-1799) è la figura più importante della cultura milanese della seconda metà del Settecento. Di umili origini, fu avviato alla carriera ecclesiastica più per il bisogno  che per vocazione : secondo l'usanza del tempo fece il precettore presso una famiglia di nobili, i fuchi Serbelloni, che abbandonò dopo aver preso le difese di una cameriera schiaffeggiata dalla duchessa. Visse i dignitosa povertà dando prova di non comune dirittura morale e libertà spirituale, che gli procurarono incarichi pubblici tanto dal governo austriaco di Maria Teresa, la sovrana "illuminata" della Lombardia, quanto dalla nuova municipalità insediatasi dopo l'arrivo  dei Francesi di Napoleone a Milan. Nella sua personalità  moralmente integerrima  convivono principi  cristiani e gli ideali illuministici  e rivoluzionari che informarono la sua vita facendone un esempio di serietà morale  e di impegno civile e sociale. L'origine contadina e il contatto con la classe nobiliare prima e con le esasperazioni e le intransigenze dei rivoluzionari poi gli fecero sognare una forma di società in cui non ci fossero più ingiustizie ne soprusi, dove il rispetto e la tolleranza si fondessero con l'amore del prossimo  e la ricerca della verità, del bene e dell'utile per tutti  e dove su tutto dominassero comprensione e senso del dovere, moderazione ed equilibrio.
La sua opera principale è Il Giorno, un poemetto in quattro parti ( le prime due uscirono rispettivamente nel '63  e nel '65 e le ultime nel 1801, postume), nel quale il poeta  si prefigge lo scopo di correggere i difetti e i vizi dell'aristocrazia a lui ben noti per conoscenza personale; ma invece di combatterli  apertamente e direttamente egli usa l'arma più sottile dell'ironia : spesso il sorriso  tempera la durezza della condanna e non suscita mai l'odio  o la violenza che caratterizzano invece la rivoluzione francese.
In lui  i principi illuministici e rivoluzionari furono infatti  temperati dallo spirito di carità proprio del cristianesimo.
Fingendosi precettore di un "giovin signore" lo accompagna attraverso le sue futili e frivole attività : la descrizione della giornata oziosa e vuota dell'aggraziato bellimbusto richiama alla mente per contrapposto la dura fatica del contadino e dell'artigiano : implicitamente  il poeta traccia una netta demarcazione tra due forme antitetiche di vita  separando  nettamente i due mondi opposti  dell'aggraziata ma parassitaria nobiltà del popolo condannato a una disumana fatica. Ne emerge  l'ideale di una società più giusta dove l'uguaglianza proclamata dagli illuministi si fonde con l'amore predicato dal cristianesimo.
Il ridicolo  accompagna costantemente il giovin signore  e suscita di riflesso  la reazione morale del lettore; nei momenti di più grave tensione l'ironia si inasprisce nei toni più duri  del sarcasmo e dell'aperta condanna.
Al mondo aristocratico  satireggiato nel Giorno fa da contrappeso la celebrazione dei valori che dovrebbero informare la nuova società  e che il poeta illustra nelle Odi (1757-70), dove sono ripresi liricamente i programmi di rinnovamento materiale e spirituale per i quali Parini si batté.
La poesia del Parini formalmente rientra nel clima della cultura classicistica del tempo. L'armonia che caratterizza lo stile classicheggiante e ne informa le strutture del discorso esprime compiutamente l'equilibrio interiore he anima la personalità e il programma civile e sociale del Parini; e nello stesso tempo l'aulicità preziosa e solenne del linguaggio usata per descrivere un mondo così vuoto e misero pur nella sua grandiosità esteriore si rivela la forma più adatta a sottolinearne, accentuandola la pochezza interiore.
Il Giorno rientra negli schemi classicistici dei generi letterari per il suo contenuto didascalico e per il suo carattere satirico può essere  considerato un poema didascalico-satirico  in quanto il poeta, sotto le vesti di un precettore, finge di dare ai giovani nobili gli insegnamenti  necessari per muoversi nel bel mondo aristocratico mentre in effetti investe quel mondo con la sua ironia satireggiandolo e condannandolo senza riserve, soprattutto, come si è già detto, attraverso l'uso sapiente del linguaggio aulico e altisonante della tradizione classica.
Usando questa particolare forma di espressione il poeta evidenzia il suo atteggiamento spirituale : con la sua diversità di tono serio nella prima parte ironico nella seconda il Parini contrappone il mondo della gente comune al mondo aristocratico sottolineandone le differenze materiale e spirituali e riversando tutta la sua simpatia sugli umili.

domenica 9 settembre 2018

letteratura - il romanzo fillosofico

letteratura - il romanzo filosofico

Il conte philosophique o racconto filosofico  è un genere letterario che si adatta perfettamente alla mentalità e al gusto razionalistico dell'illuminismo. L'invenzione fantastica, sempre lucida e controllata, riesce a smontare una tesi filosofica o a illuminare gli aspetti oscuri o contraddittori di una situazione politica, sociale o, più semplicemente, umana, trascinando il lettore attraverso l'evidenza, la vivacità e la chiarezza del racconto ad accogliere la verità che lo scrittore-filosofo gli vuole mostrare. Lo spirito del conte philosophique  è lo spirito polemico del pamphlet, del libello satirico che alterna il sorriso all'accusa violenta e spregiudicata.
Maestro nel pamphlet fu l'inglese Swift, del quale bisognerebbe leggere la "proposta ragionevole per evitare che  i bambini degli irlandesi siano peso ai loro genitori ed al paese, e per renderli uniti al pubblico" : per denunciare in modo più vigoroso e incisivo la politica inglese responsabile della morte per stenti di tanti poveri bambini irlandesi lo scrittore sostiene sarcasticamente la proposta di allevare i bimbi irlandesi per venderli ai nobili e ai ricchi inglesi che con le loro tenere carni si preparino piatti prelibati per i loro pranzi succulenti.
Maestri nel conte philosophique furono  i francesi : di Voltaire ricordiamo  oltre a Candido  o l'ottimismo, Zadig o il destino ( Zadig, virtuoso e saggio siccome il destino gli si accanisce contro  togliendogli quando si è conquistato con i suoi meriti, dubita che il destino aiuti solo i malvagi a danno dei buoni, finchè un eremita gli dimostra che sulla terra i caso non esiste ma tutto è prova ovvero punizione o ricompensa o previdenza)e Micromegas( il protagonista un abitante della stella Sirio, deride la vecchia credenza che l'uomo sia il centro e il fine dell'universo), e di Diderot La religiosa (l'opera condanna la forzata vita calustrale e può essere utilmente confrontata con le pagine dei Promessi Sposi  relative alla monaca di Monza), Il nipote di Rameau ( denunzia della morale esclusivamente utilitaristica) e Giacomo il fatalista( polemica contro la filosofia deterministica, secondo la quale quanto accade all'uomo sulla terra deriva non dalla sua volontà, ma da Dio o dal caso).
Ripreso da Italo Calvino nei tre romanzi allegorici riuniti sotto il titolo I nostri antenati, scritti tra il '52 e il '59  più per passatempo, come rivela l'autore, che per approfondimento filosofico, bisogno semmai maturato durante la stesura delle tre singolari storie : si tratta del Conte Dimezzato ( l'uomo è spiritualmente dimezzato, mutilato, incompleto, nemico a se stesso), del Barone rampante (per sentirsi veramente  con gli altri bisogna essere separati dagli altri, perché solo  chi sa contenere e disciplinare le sue esigenze e i propri desideri si realizza pienamente) ed Cavaliere inesistente (il problema più angoscioso del mostro tempo no è ormai più la perdita di una parte di se stessi ma il non esserci per nulla). Le tre operette mostrano dunque al di là dell'interesse per la bizzarria e la vivacità della narrazione, un fondo amaro di riflessione.
Ai contes philosophique si ispira anche Leonardo Sciascia particolarmente sensibile ai problemi della società  e animato da un severo impegno civile : i suoi romanzi  e le sule ricostruzioni storiche che riflettono sul fenomeno della mafia e sulla decomposizione della società civile ( Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Morte dell'inquisitore, Il contesto, Toto modo)  fanno pensare ai pamphlet illuministici, ai quali  direttamente rimanda il Candido ( del '77), un apologo contro gli intellettuali  progressisti che vorrebbero confondere tra loro le esigenza del cattolicesimo e del comunismo

venerdì 7 settembre 2018

Voltaire

Voltaire

Voltaire (1694-1778) il cui vero nome fu François-Marie Arouet è la figura più rappresentativa dell'Illuminismo. Per il suo atteggiamento irriverente contro la nobiltà parigina fu rinchiuso due volte nel carcere della Bastiglia e costretto all'esilio in Inghilterra, dove respirò il clima di una società culturalmente aperta e viva e politicamente libera e democratica, che, al suo ritorno, descrisse e fece conoscere in patria.
Dopo un breve soggiorno in Prussia, alla corte di Federico II trascorse in Svizzera gli ultimi vent'anni, riverito e ricercato dai più begli ingegni del tempo. Conobbe le personalità più consapevolmente e seriamente impegnate per il rinnovamento culturale e politico della società. Alla giovanile preparazione umanistica affiancò interessi e studi scientifici;  le sue opere spaziano in tutti i campi, dalla letteratura alla storia, dalla filosofia alla politica, e contribuirono a diffondere le nuove idee di rinnovamento  del pensiero e delle strutture della società.
L'opera più brillante di Voltaire è Candido (1759 ), un romanzo filosofico, nel quale lo scrittore si propone di deridere il facile ottimismo della filosofia del suo tempo che considerava il nostro il migliore dei mondi possibili.
Il giovane Candido vive in Westfalia nel castello del barone Tunder-ten-Tronckh dove ascolta le lezioni del precettore Pangloss, sostenitore del principio che noi viviamo nei migliore dei mondi possibili. La vita però sarà per lui un seguito di disavventure. Innamoratosi della figlia del barone Cunegonda è cacciato dal castello ed è costretto ad arruolarsi nell'esercito del re dei Bulgari, famoso per la sua ferrea disciplina. Fuggito in Olanda, ritrova Pangloss, sempre e malgrado tutto ottimista, che gli narra la strage compiuta dai Bulgari nel castello; insieme, grazie a un anabattista, raggiungono Lisbona, dove sopravvivono al terremoto e alla condanna a morta pronunciata dal tribunale dell'Inquisizione. Con l'aiuto di Cunegonda, fortunosamente salvatasi dal massacro dei Bulgari, si rifugia in Paraguay nello stato comunistico fondato e diretto dai Gesuiti, ma anche qui deve scappare e passa nell'Eldorado col fedele servo Cacambo, un ex galeotto. Qui raccoglie immensi tesori, torna in Europa e finisce a Costantinopoli dove con la ritrovata Cunegonda, con Pangloss scampato miracolosamente alla forca, e con gli altri amici decide di far vita in comune E pangloss conclude che se tutte le disavventure pallate li hanno portati a vivere insieme serenamente e felici, questo prova la sua tesi ottimistica.
La condanna delle tesi ottimistiche che "tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili" traspare dalla stessa trama; ma dietro le mirabolanti vicende di Candido rivive l'età travagliata della Guerra dei Sette anni, il luttuoso evento del terremoto di Lisbona, le colonie comunistiche e teocratiche dei Gesuiti in Paraguay, le terribili sentenze dell'Inquisizione, la ferrea e disumana disciplina dell'esercito prussiano (facilmente riconoscibile nelle spietate truppe bulgare), il miraggio delle ricchezze nelle terre del mitico Eldorado. Il racconto, pur nella sua boriosa e scanzonata vivacità ha un fondo amaro e pensoso, che fa riflettere sulla vera natura dell'uomo e della sua esistenza : solo la lucidità  della ragione e la saggezza che ne deriva possono guidare e sorreggere attraverso gli ostacoli opposti dalla forza delle cose, da leggi assurde, pregiudizi insensati, feroci contrasti di religione, istituzioni politiche e sociali che invece di promuovere la libertà umana la soffocano abbruttendo l'individuo.
La descrizione dell'Eldorado rimanda alla contrapposizione all'Europa, di cui si condanna, dietro il velo trasparente dell'ironia, la sfrenata avidità di ricchezze, il disinteresse dei governi per il bene dei popoli, l'alterigia e l'irraggiungibilità dei sovrani ; parallelamente si auspica un mondo di uomini liberi, onesti, rispettosi dei diritti altrui, amanti delle scienze e delle arti , del bello e dell'utile.

Jonathan Swift

Jonathan Swift

Jonathan Swift (1667-1745) nacque a Dublino a una famiglia inglese. Visse a Londra dove partecipò attivamente alla vita politica, e a Dublino dov'era decano della cattedrale. Ebbe un'esistenza dolorosa e travagliata : dopo un'infanzia sostanzialmente priva degli affetti  famigliari fu tormentato quasi ininterrottamente da un male misterioso implacabile, e trascorse la vecchiaia nella sordità e, ultimamente nella follia. Personalità prepotente e aliena dal compromesso, chiusa nella rigidità e nell'intolleranza, incapace di accogliere il punto di vista degli altri, sostanzialmente cupo e pessimista, lottò ogni forma di ingiustizia, di stupidità, di debolezza; fu un polemista feroce di un sarcasmo amaro e violento , e un grande giudice aspro e rigido dei suoi contemporanei e dell'uomo in generale.
La sua opera più nota sono I viaggi di Gulliver (1720-26), un libro che per tradizione appartiene alla letteratura infantile, ma che non è affatto un'opera per ragazzi. Attraverso le avventure del protagonista tra i nani dell'isola di Lilliput, i giganti di Bodingnag, nell'isola volante di Laputa e nel paese dei cavalli sapienti  lo scrittore denuncia colpe e vizi della società contemporanea, colpendo con la sua satira implacabile i partiti politici, la corte, le sette religiose, i filosofi, gli scienziati , gli inventori, i corruttori d'ogni tempo  e d'ogni luogo  che hanno procurato all'umanità ogni sorta idi malanni, di lutti  e di guerre. Nella prime due parti il racconto è illuminato dalla fantasia che portando il protagonista dal mondo minuscolo  dei lillipuziani (ove tutto, dalla pompa della corte imperiale alle imprese militari, diventa grottesco)  a quello smisurato dei giganti ( dove l'uomo  rimpicciolito all'estremo rivela la sua sostanziale debolezza e fragilità) riesce  a ridurre a più giusta misura e prospettiva  l'umanità spogliandone ogni vana illusione; nelle  due restanti parti  il tono diventa  più acre e risentito, il sorriso si spegne e la vita umana si rivela  non solo priva di saggezza e di felicità, ma addirittura ripugnante e bestiale, come  appare dal confronto tra i cavalli sapienti e i disgustosi Yohoo, a cui gli uomini tanto assomigliano.
La polemica dello Swift è ovviamente diretta contro gli inglesi, ma coinvolge l'intera umanità  del suo e di ogni tempo.
 La caratteristica dell'opera consiste nella capacità di trasferire in un mondo immaginario il mondo reale. L'avvio del racconto è realistico : Gulliver parte per un viaggio, la nave fa naufragio ed egli s'avventura in un paese sconosciuto; qui tutto è descritto con franco piglio realistico anche se si tratta di personaggi  e di situazioni irreali che fanno pensare alla moderna fantascienza ; l'avventura poi si conclude con il ritorno in patria nel seno della famiglia, per riprendere  poco dopo con un altro viaggio, un altro naufragio e nuove fantastiche vicende. Il tono realistico della narrazione dà concretezza alla vera sostanza del romanzo , che non è , come sembrerebbe, la vicenda, ma la satira contro le istituzioni umane e le correlativa aspirazione a un nuovo tipo di società da realizzarsi  attraverso proposte dettate dalla ragione ma sostanzialmente utopistiche.
I romanzo quindi deve esser letto seguendo i due piani paralleli del racconto fantastico e della polemica puntuale e concreta. Così nel brano che segue la linearità della esposizione con i suoi periodi di particolare brevità e chiarezza consente di cogliere nello stesso tempo  la descrizione degli straordinari spettacoli della corte imperiale di Lilliput e la satira contro la corruzione della corte e della vita politica inglese, dominante dall'ambizione e dalla brama di onori: quei nanetti così pieni di sussiego e pur fragilissimi sono l'amara caricatura degli inglesi che invece si ritengono tanto potenti e importanti. In particolare la satira vuole colpire il primo ministro Whigs Roberto Walpole  ( celato sotto il nome di Flimnap) e la sua abilità , moralmente riprovevole, nel mantenere il potere con una politica spericolata e corrotta di compromessi, concessioni e voltafaccia di ogni genere. Allo stesso partito whigs, allora al governo, appartiene anche il ministro celato sotto il nome di Reldresal, di cui qui non importa scoprire l'identità, come non importa chiarire tutte le successive allusioni ad episodi della vita politica inglese del tempo : basta coglierne la violenta carica satirica e polemica.
Leggendo più attentamente tra le righe appare la condanna del mondo politico contemporaneo non solo inglese, e l'ideale di una società in cui dovrebbero trionfare onestà, capacità e competenza, lealtà interesse e senso del dovere.

giovedì 6 settembre 2018

settecento in Europa

settecento in Europa

Scoperte scientifiche e conseguenti applicazioni tecniche rivoluzionano la vita economica facendola passare da una struttura agricola e artigianale a una struttura capitalistica e industriale; grazie al suo progressivo sviluppo in tutti i campi la borghesia gradualmente scalza dalle posizioni di privilegio sino allora godute il clero e l'aristocrazia su cui si fondava il potere assoluto dei sovrani. L'ascesa dell'intraprendente borghesia intellettuale e mercantile prepara così alla fine dei regimi assoluti : la rivoluzione americana del 1776-83 e la rivoluzione francese del 1789  sono la conclusione di questo lungo processo di trasformazione e l'inizio  di una nuova società civile.
L'Inghilterra è il primo paese a conoscere l'esigenza del rinnovamento. La cultura inglese del tempo ha carattere sostanzialmente pratico e razionalistico: per promuovere lo sviluppo della società  si rifiuta di accettare come dogma indiscutibile quanto la tradizione e l'autorità continuano a imporre e si affrontano i problemi della vita e della realtà basandosi esclusivamente sulla forza della ragione.
Questa mentalità razionalistica dell'Inghilterra si diffonde nei più importanti paesi europei, dove la situazione politica economica e sociale non presenta grosse diversità e dove la borghesia anela ad emanciparsi  dalle classi e dalle strutture tradizionali che inceppano il progresso e mortificano l'individuo nella sua autonoma capacità di pensare e di vivere liberamente.
I paesi  dove l'esempio  inglese è maggiormente  seguito sono la Francia, l'Austria, la Prussia e la Russia, ma con notevoli diversità tra loro.
La Francia darà il maggior contributo al fervore di ricerche e di iniziative che rivoluzionano il modo di pensare e di affrontare problemi economici  politici filosofici culturali e pratici di ogni genere e culminano nell'Enciclopedia ( il primo volume è del 1751, l'ultimo del '72), la grandiosa opera destinata a diventare il più importante veicolo di diffusione e di divulgazione delle nuove idee; ma questo grandioso movimento che prende il nome di illuminismo (dalla fiducia nel "lumi" della ragione che permettono all'uovo di vincere le tenebre dell'ignoranza e del pregiudizio e di rinnovare le strutture sociali per un'effettiva liberazione degli individui e un reale progresso della società) corrisponde a una ostinata difesa dei secolari privilegi, e questo atteggiamento negativo provocherà lo scoppio della rivoluzione. Invece in Austria, Prussia  e Russia il processo di rinnovamento promosso dall'Illuminismo trova u insperato consenso in sovrani particolarmente "illuminati" ( Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria, Federico II di Prussia e Caterina II di Russia)  che favoriscono nei propri stati la diffusione dei principi rinnovatori e si fanno essi stessi promotori dei coraggiose riforme economiche e amministrative. Fino allo scoppio della rivoluzione francese i principali paesi europei conoscono un fervore di opere e di iniziative culturali  e pratiche di ogni genere un più alacre pulsare di attività intellettuali, una vivace circolazione di idee, di dibattiti, di proposte.
Anche la letteratura assume gli stessi caratteri esprime le stesse esigenze e rivela lo stesso atteggiamento critico nei confronti della società. Inghilterra e Grancia  attraversano nel settecento due straordinarie stagioni letterarie di importanza veramente eccezionale. In Inghilterra il fervore del dibattito politico si manifesta non solo nella polemica, nella satira e nell'invettiva, ma anche nella saggistica e nel giornalismo che contribuisce a formare  e a diffondere la così' detta pubblica opinione , mentre il romanzo in modo più disteso ma non meno incisivo riflette gli aspetti  più significativi della vita e della società criticandone indirettamente gli aspetti negativi. Tutti i più grandi scrittori del tempo da Defoe (autore del Robinson Crusoe ) a Swift ( autore dei Viaggi di Gulliver) si trovano coinvolti  nelle polemiche tra i partiti Whigs e tories che dominano la vita politica e furono dei grandi giornalisti: le loro opere narrative  anche le più fantastiche ed immaginarie, come le avventure di Robinson Crusoe  e di Gulliver, nascono dalla concretezza della vita reale e dei suoi più scottanti problemi , e vanno perciò lette tenendo d'occhio  tutti i riferimenti aperti o sottintesi a persone e situazioni del mondo contemporaneo.
In Francia l'illuminismo sposta il centro degli interessi culturali dalla corte ai "salotti"  dove i più aperti rappresentanti della nobiltà discutono accanto ai rappresentanti della borghesi a innovatrice. Il " secolo dei lumi " come fu chiamato questo periodo, vide figure di letterati-pensatori di grande spicco : Voltaire, scintillante, arguto  e mondano , più di ogni altro contribuì a demolire vecchi miti e a diffondere  per tutta l'Europa  l'Illuminismo, Diderot diresse L'Enciclopedia, raccogliendo attorno ad essa i più vivaci ingegni contemporanei, Rousseau, campione della democrazia diretta (opposta alla democrazia parlamentare  teorizzata da Montesquieu sul modello inglese) celebrò acanto alla fiducia nella ragione, la necessità del ritorno alla natura e al sentimento per riportare l'uomo e al società alle origini  e correggere in tal modo i guasti della civiltà. Anche in Francia il romanzo riflette la società e i suoi problemi e, con Voltaire e Diderot, propone un genere nuovo, il così detto  conte philosophique  o romanzo filosofico  che, sotto forma di narrazione fantastica, vuole  affrontare e discutere problemi di carattere filosofico.
La diffusione della cultura illuministica francese nelle corti d'Austria, di Prussia  e di Russia valorizzata spesso da contatti personali e dall'amministrazione  dei sovrani per un Voltaire e un Diderot, contribuì a creare anche in questi paesi  un clima favorevole allo sviluppo di personalità di statura veramente europea come Lessing, la cui opera incise non sollo nell'ambito del proprio paese : si può dire che tutta l'Europa respiri la stessa atmosfera culturale, dovuta alla vivacissima circolazione delle idee e alle reciproche influenze degli scrittori. Di questo clima europeo beneficia anche l'Italia soprattutto per ragioni politiche : la Lombardia ad esempio  essendo soggetta al governo riformatore austriaco, risentì  più di ogni altra regione dell'influsso culturale dell'Austria di Maria Teresa e ne risultò di conseguenza favorita l'opera di personalità vigorose e coraggiose come Parini, il cui linguaggio è il linguaggio dell'uomo nuovo che lavora per la fondazione di una società più giusta e umana. Il fervore del rinnovamento colpisce anche chi è nato in una regione retriva e se ne sente soffocato come il piemontese Alfieri : il suo spirito di rivolta anticipa i tempi  della liberazione libertaria e dei cambiamenti radicali .
Lo spirito della ribellione che si agita nel mondo già scosso dalle prospettate riforme illuministiche nasce più dall'impulso del sentimento che dall'analisi rigorosa della ragione: e motivi del romanticismo e della civiltà dell'Ottocento : Rousseau e Alfieri, ad esempio,  si muovono in questo clima e dietro di loro già si intravvedono movimenti come lo Sturm und Drang tedesco o figure tormentate e irruenti come il nostro Foscolo.
Dopo la rivoluzione francese l' Europa  consocerà la grandiosa avventura napoleonica, la conseguente  restaurazione e l'ardore irrefrenabile delle nazionalità anelanti alla libertà e all'indipendenza : il romanticismo rispecchierà vicende e situazioni e darà voce a tutte le esigenze della mente e del cuore.

letteratura - il verso sciolto

letteratura - il verso sciolto

Per verso sciolto si intende il verso libero da ogni legame sia di strofa che di rima con gli altri della composizione poetica.
La scelta del verso sciolto nasce per lo più dall'esigenza di creare periodi ritmici originali  e liberi da condizionamento delle strofe e delle rime fisse : anche la versificazione sciolta crea quindi legami ritmici, però  tra serie variabili e non fisse di versi;  e di solito  usa l'endecasillabo, che meglio permette variazioni di armonia per la varietà dei suoi accenti; così come può usare l'enjambement per creare effetti nuovi attraverso la spezzatura del ritmo normale.
L'uso del verso sciolto risale al '500, ma è andato accentuandosi  ed ha come unica norma la successione di un unico tipo di versi (endecasillabo) nella composizione.

Nella poesia moderna è andato sempre più affermandosi l'uso della versificazione libera, in cui le successioni di versi non solo sono sciolte da ogni legame di rima e di strofa, ma altrettanto  serie successive di espressioni ritmiche libere, solo vincolate all'esigenza di corrispondere musicalmente al ritmo interiore dell'ispirazione.
Questo ha portato al rifiuto della metrica tradizionale e del suo complesso di norme, sentite come ostacoli e vincoli alla libera e originale espressione delle emozioni interiori, specialmente da parte dei preermetici e degli ermetici.
E' pur vero che, a valutare più attentamente alla tradizione metrica : ad esempio  nella nota immagine poetica di Ungaretti Soldati :

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.

Possiamo trovare due tradizionali settenari : si sta come d'autunno // sugli alberi le foglie.
Ma è cadenza della nuova versificazione che muta profondamente rispetto alla metrica tradizionale, perché non insiste più sul ritmo  dato dagli accenti ma sul valore fonico e sulle capacità evocative della parola sentita nella sua essenzialità.
E' un processo di ricerca di un'espressione poetica veramente intima e personale, che la vecchia metrica non riusciva a soddisfare perché sembrava ricondurre a echi convenzionali.
Proprio questo carattere di originalità ha tolto però all'espressione della poesia gran parte della funzione di comunicazione sociale che essa aveva assunto nei secoli scorsi. Riconoscendosi più facilmente nelle strofe e nelle rime tradizionali, il pubblico dei lettori trovava il momento più alto dell'esperienza raccolto nell'espressione poetica : dai versi di Parini, Foscolo, di Carducci  accettava di ricevere non solo l'eco sottile dei problemi individuali, ma moniti di vita morale, politica e sociale.
Oggi questa funzione pubblica è assunta prevalentemente dalla prosa : dai giornali, dalla saggistica, dalla narrativa e dai social.
Proprio l'estrema individualità del linguaggio poetico lo riserva ad un pubblico limitato e sensibile, mentre rende difficile una sua più ampia risonanza in un più vasto mondo di lettori.

mercoledì 5 settembre 2018

la rima

la rima

Più versi raggruppati in un periodo ritmico formano una strofa; l'elemento più evidente di legame strofico è la rima, cioè la concordanza di due o più versi delle sillabe finali a partire dalla vocale su cui cade l'accento tonico. Talora benché raramente, la rima  si trova all'interno del verso (rima interna); quando la rima interna coincide con la cesura, si ha una rima al mezzo; come avviene nei celebri versi leopardiani :

Passata è la tempesta
odo augelli far festa, e la gallina ....

Invece della rima, come elemento di corrispondenza ritmica possiamo trovare al coincidenza delle vocali finali ma non delle consonanti : è l'assonanza :

Laudato si' mi' Signore per frate veno
e per aere ed nubilo et sereno er onne tempo (S. Francesco).

Invece l'identità delle lettere dopo la vocale tonica si definisce consonanza :

1) rima baciata o accoppiata  : si sussegue in versi consecutivi secondo lo schema AA

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto ( Pascoli).

2) rima alternata : in una strofa i versi pari rimano con i pari ed i  versi dispari con i dispari ABAB :

E s'aprono i fiori notturni
nell'ora che penso ai miei  cari
Sono  apparsi in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari. (Pascoli).

3) rima incrociata  o chiusa : il primo verso rima con i quarto il secondo con il terzo; schema ABBA :

Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Erompo  dalla corteccia
fragile io ninfa boschereccia
Versilia, perché non mi tocchi (  D'Annunzio)

4)  rima incatenata ( o terza rima) : in una serie di terzione il verso intermedio di ognuna rima con i versi estremi della successiva; schema ABA BCB CDC.

Era poc'anzi nella valle il ronzo
dell'altre sere. Ogni  campana prese
poi sonno in una lunga ansia di bronzo.
Si dicevano Ave! Ave! le chiese,
e i vecchi preti, che ristanno un poco
con le mani alle funi anco sospese ( Pascoli )

5)  rima invertita : le rime di una strofa sono riprese in ordine inverso nella strofa seguente ; schema ABC CBA (o BCA)

perché con li cadrà quella speranza
che ne fe' vaneggiar si lungamente
e 'l riso' 'l pianto, e la paura e l'ira
si vedrem chiaro poi come sovente
per le cose dubbiose altri s'avanza
e come spesso indarno si sospira (Petrarca)

La diversa disposizione delle rime  caratterizza le varie strutture strofiche, che di solito  prendono il nome dei versi che le compongono : ecco i principali :

1) il distico è formato da una coppia di versi per lo più endecasillabi, a rima baciata;

2)  la terzina è la strofa a tre versi solitamente endecasillabi, legata alla serie di altre terzine, come si è visto dalla rima incatenata o invertita;

3)  la quartina è la strofa di quattro versi  legati dalla rima alternata o dalla rima incrociata;

4) la sestina raccoglie sei versi, di solito endecasillabi o settenari, con rima alternata per i primi quattro  e baciata per gli ultimi due secondo lo schema ABABCC;

5)  l'ottava è una serie di otto endecasillabi, a rima alternata per i primi sei e baciata per gli ultimi due, secondo lo schema ABABABCC. E' la strofa tipica della poesia epica.

La strofa ha la sua collocazione all'interno dei una particolare composizione poetica, in cui si trova il suo ampliamento  ritmico. Abbiamo già visto come una serie di terzine costituiscano un insieme collegato dai richiami ritmici della rima.
Tra gli altri componimenti propri della tradizione della poesia lirica ci limitiamo ad indicare i più tipici e ricorrenti nel corso dei secoli :

1) il sonetto  è costituito da 14 endecasillabi divisi in due quartine e due terzine; di solito la rima alternata o incrociata lega tra loro rispettivamente le due quartine e le due terzine.
E' il componimento più tradizionale della poesia lirica, usato per esprimere ogni genere di argomenti prevalentemente per lirica d'amore. Con l'aggiunta di un gruppo di versi, di solito tre, legati in rima all'ultima terzina si ha il sonetto caudato, usato nella poesia scherzosa e satirica.

2)  La canzone fu per alcuni secoli la forma più alta e dignitosa di componimento poetico; portata a perfezione  dal Petrarca, si divideva in strofe  cui si dava il nome di stanze, composte di endecasillabi e settenari alternati e rimati secondo uno schema fisso; di solito  si chiudeva con una strofa più breve che si definiva commiato.

Una fondamentale innovazione fu portata in questo schema dal Leopardi con la canzone libera : la canzone leopardiana consta di un numero variabile di strofe senza schema fisso, in cui cioè endecasillabi  e settenari  si alternano senza regolarità e senza precisa disposizione di rime, seguendo l'esigenza interiore di ritmo dell'animo del poeta.

Dalla canzone petrarchesca derivano nel corso dei secoli forme di componimento diverse: la canzonetta ( o anacreontica) di solito composta di versi brevi (settenari o ottonari) e di contenuto amoroso : l'ode  (prevalentemente di settenari )  di intonazione morale, civile, amorosa; l'inno  di contenuto religioso.

La scelta degli schemi delle rie e delle strofe non è mai  casuale : essa corrisponde ad un'esigenza del discorso poetico sottolineando l'intensione di isolare o collegare tra loro argomenti in successioni più rapide  o più ampie.
Ad esempio l'ottava spesso coincide con un periodo compiuto e con un discorso autonomo e ripreso per continuità o contrapposizione con l'ottava seguente; la terzina dantesca, con un intreccio di rime, presuppone un discorso che si sviluppa per sovrapposizioni  successive. Sono quindi due forme strofiche più adatte ad una comunicazione  poetica di tipo narrativo ed enunciativo.
Ma soprattutto occorre tenere presente che ogni verso  ha una sua caratteristica ritmica che l'eventuale presenza della strofa rappresenta quindi una sovrapposizione di un ritmo più ampio  e generale che raccoglie e completa strutture ritmiche individuali e parziali, appunto singoli  versi; la lettura poetica dovrà far risalire sia la circolarità ritmica della strofa, sia all'interno di essa, la cadenza dei singoli versi.
Questo andamento ritmico può inoltre essere spezzato e variato legando più direttamente versi consecutivi  attraverso quella particolare inarcatura che si suole indicare con il termine francese di
emjambement.
Esso consiste nel prolungamento di uno stretto rapporto di enunciazione tra la fine di un verso e l'inizio del successivo (es. tra attributo e sostantivo ).

ma sedendo e mirando, internati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo .... (Leopardi)

L'emjambement crea una nuova unità ritmica che non annulla ma si sovrappone a quella normale del verso suscitando a volte una forte spezzatura della strofa.