Translate

venerdì 28 febbraio 2020

davanti san Guido - Carducci

davanti san Guido - Carducci

il poeta in treno fra Livorno e Roma si vede a un tratto venire incontro presso la stazione di Bolgheri  il viale dei cipressi caro alla sua lontana infanzia. I cipressi lo invitano a restare lì tutto  è rimasto come allora: ma egli non può fermarsi non è più ragazzo è ormai un uomo famoso. I cipressi sembrano dubitare delle sue parole : sarà celebre, ma il suo cuore è travagliato da mille affanni e soltanto lì egli potrà liberarsene  ritrovando la pace serena di allora.
ancora il poeta rifiuta: ma non può fermarsi, ha una figlia da mantenere, deve lavorare  e guadagnare I cipressi  fanno l'ultimo tentativo per trattenerlo : cosa dovranno dire alla nonna Lucia, sepolta lì presso?
E al poeta allora sembra di rivedere la nonna e di riascoltarne una fiaba quella della fanciulla che corre e corre per ritrovare il suo amore, ma invano  per tanto tempo. Anche per lui  è stata la stessa cosa : quello che ha inseguito invano per tanto tempo, felicità  e serenità e forse in quel luogo  sotto I cipressi o nel cimitero. Solo  nell'infanzia e nella morte dunque si può trovare la pace.
La poesia è giustamente una delle più famose rime nuove : il mondo spensierato della fanciullezza, il luminoso paesaggio maremmano , I dolci ricordi  famigliari contrastano  con la delusione  di una vita piena di amarezze e affanni. L'ombra  della morte porta un'atmosfera riposante e pacata :essa non è mai per Carducci un tormento né un'angoscia ma un punto di arrivo una meta sogguardata senza paura come un porto sereno e dolce che tutto pacifica : la tensione drammatica del romanticismo si è sciolta in una accettazione pacata e umana, di un realismo senza esagerazioni né inutili  compiacimenti

I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
quasi in corsa giganti giovinetti
mi balzarono incontro e mi guardâr.
Mi riconobbero, e “Ben torni omai”
bisbigliaron vèr me co ‘l capo chino
“Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh sièditi a le nostre ombre odorate
ove soffia dal mare il maestrale:

ira non ti serbiam de le sassate
tue d’una volta: oh, non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli:
deh perché fuggi rapido così?
Le passere la sera intreccian voli
a noi d’intorno ancora. Oh resta qui!”.
“Bei cipressetti, cipressetti miei,
fedeli amici d’un tempo migliore,
oh di che cuor con voi mi resterei”

guardando io rispondeva “oh di che cuore!
Ma, cipressetti miei, lasciatem’ ire:
or non è più quel tempo e quell’età.
Se voi sapeste!… via, non fo per dire,
ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino,
e scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù;
non son più, cipressetti, un birichino,
e sassi in specie non ne tiro più
E massime a le piante. “Un mormorio
pe’ dubitanti vertici ondeggiò,
e il dì cadente con un ghigno pio
tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole
una gentil pietade avean di me,
e presto il mormorio si fe’ parole:
“Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se’.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
che rapisce de gli uomini i sospir,
come dentro al tuo petto eterne risse
ardon che tu né sai né puoi lenir.
A le querce ed a noi qui puoi contare
l’umana tua tristezza e il vostro duol.
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
come ridente a lui discende il sol!
E come questo occaso è pien di voli,
com’è allegro de’ passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
rimanti, e i rei fantasmi, oh non seguire;
I rei fantasmi che da’ fondi neri
de i cuor vostri battuti dal pensier

guizzan come da i vostri cimiteri
putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
che de le grandi querce a l’ombra stan
ammusando i cavalli e intorno intorno
tutto è silenzio ne l’ardente pian,
ti canteremo noi cipressi i cori
che vanno eterni fra la terra e il cielo:
da quegli olmi le ninfe usciran fuori
te ventilando co ‘l lor bianco velo;
e Pan l’eterno che su l’erme alture
a quell’ora e ne i pian solingo va
il dissidio, o mortal, de le tue cure
ne la diva armonia sommergerà”.
non ne tiro più.


martedì 25 febbraio 2020

Carducci - il comune rustico

Carducci - il comune rustico

il poeta sul punto di lasciare il paese della Carnia ripensa al passato, al lontano medioevo, rivivendo con la fantasia non paurose congreghe di diavoli  e streghe, ma  un momento solenne e luminoso della vita comunale. Una domenica d'estate gli abitanti sono raccolti in assemblea intorno al console che assegna ad alcuni giovani dei pascoli  per le loro greggi; ma perché li possano proteggere dalle invasioni barbariche consegna loro le  armi di difesa della libertà. Mentre I giovani fremono di orgoglio  le donne pregano. Poi in grande semplicità l'assemblea si scaglie sotto il mite sguardo delle giovenche che tranquillamente pascolano nei campi illuminati dal sole.
E' una scena ampia e forte intessuta su pochi motivi : l'amore della libertà, l'anelito alla pace operosa, il senso armonioso della vita e della natura. IN questa, che è tra le sue più felici ricostruzioni storiche tratta dalle Rime Nuove  il poeta rivive la civiltà comunale in uno spirito di composta solennità e di vigorosa fierezza: mentre I romantici rievocavano il medioevo per spingere gli italiani alla lotta contro lo straniero Carducci invece guarda a quel periodo storico con una sottile nostalgia come di un'età gloriosa di alta dignità e fermezza spirituale ormai irrimediabilmente  perdute
metro : sestine di endecasillabi  rimati aabccb


martedì 4 febbraio 2020

idillio maremmano - Carducci

idillio maremmano - Carducci

Il sole splendente dell'aprile fa tornare alla mente del poeta una bionda fanciulla di cui da ragazzo si era innamorato. La fanciulla si è certo sposata e ha avuto figli forti e baldanzosi: la sua bella e ridente immagine d'allora accarezza la fantasia dell'uomo ormai maturo e ne colma di malinconia  e di rimpianto il cuore. Il confronto tra la vita che ah fatto e ancor vive tra preoccupazioni, polemiche e passioni che amareggiano lo spirito e la vita che avrebbe trascorso libera, spensierata e serena  con lei in Maremma vela di tristezza il ricordo felice.
La lirica contiene I motivi più sentiti delle Rime Nuove: il caro paesaggio dell'infanzia I sogni della giovinezza, la delusione di un'esistenza guastata dalle ansie e dalle tensioni tra ipocrisie compromessi e vigliaccherie di ogni genere.
Il rimpianto del passato e di ciò che avrebbe potuto esser ci restituisce con schiettezza e senza retorica  la figura umana di un Carducci sinceramente pensoso e vivo

lunedì 3 febbraio 2020

Carducci - traversando la maremma toscana

Carducci - traversando la maremma toscana

Il poeta passando per la Maremma selvaggia e fiera come lui, si commuove al ricordo dei sogni che lì da giovane lungamente accarezzò. Però purtroppo quelle dolci  illusioni non si sono realizzate; solo  la morte tra poco metterà fine alla inutile corsa dietro ideali irraggiungibili. Al pensiero della morte si placa  l'ansia di una vita tesa verso cose ormai svanite per sempre, mentre le campagne bagnate di rugiada e le colline velate di nebbia portano pace e serenità al cuore del poeta.
La bellezza della poesia risiede nella perfetta fusione tra paesaggio e sentimento, che passa dal rimpianto alla delusione  e infine al desiderio rassegnato dell'oblio.
Il sonetto fa parte delle Rime Nuove, la più bella delle raccolte carducciane.



Dolce paese, onde portai conforme
 L’abito fiero e lo sdegnoso canto
 E il petto ov’odio e amor mai non s’addorme,
 Pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.
 Ben riconosco in te le usate forme
 Con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,
 E in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
 Erranti dietro il giovenile incanto.
Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
 E sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
 E dimani cadrò. Ma di lontano
 Pace dicono al cuor le tue colline
 Con le nebbie sfumanti e il verde piano
 Ridente ne le pioggie mattutine.