La morte di Napoleone riportò alla mente di tutti le imprese dell'imperatore e riaccese le polemiche tra chi ne proclamava la grandezza e chi ne infangava la memoria. Napoleone non è più: attonito commosso il mondo pensa alla sua ultima ora e si domanderà se nascerà uno spirito altrettanto grande. Il poeta che ne ha seguito le alterne vicende della vita senza unire la sua alle mille voci ora servilmente plaudenti ora codardamente oltraggiose, di fronte alla morte prova un'intensa commozione ed innalza sulla sua tomba un inno forse immortale. La sua ispirazione non è politica ma intensamente religiosa : i posteri giudicheranno le imprese e la gloria di Napoleone egli invece si limita a chinarsi a Dio che volle stampare nello spirito di Napoleone un'orma così grande della sua potenza.
Il suo destino infatti non fu comune; egli provò tutto : raggiunse l'inebriante potenza e soffrì il più squallido esilio. Di tutta la vicenda napoleonica l'umanissima sensibilità del poeta, che con cristiana pietà si accosta a chi soffre, si sofferma a considerare non il momento della gloria ma il periodo della desolazione nella solitudine di Sant'Elena: la sofferenza che riscatta ogni colpa risveglia il nostro spirito di carità e ci induce a meditare sul destino umano e sulla invisibile presenza di Dio che governa ogni cosa.
Nel silenzio e nell'abbandono di sant'Elena Napoleone trovò la fede: il confronto tra l'esaltante passato e il desolato presente lo avrebbe gettato nella disperazione se il pensiero di Dio non lo avesse consolato aprendogli il cuore: le cose della terra e le sue effimere glorie perdono valore di fronte al cielo perché solo in esso riposa una vera e sicura speranza. Così Dio scese a confortare Napoleone morente ormai purificato dalla sofferenza e redento dal dolore. Alla sua tomba dunque gli uomini devono rivolgersi con cristiano pensiero di rispetto e di meditazione.
Dalla umana e terrena vicenda napoleonica esce vittoriosa la Fede trionfatrice sulle glorie e sui dolori tanto degli uomini comuni quando di quelli spiritualmente più ricchi e perciò più soggetti secondo il pensiero romantico all'esaltazione e all'abbattimento.
IL CINQUE MAGGIO
ode.
Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita 5
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale10
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,15
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:
Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,20
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,25
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.30
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito35
Più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;40
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,45
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,50
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio55
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.60
Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere65
Prode remote invan;
Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,70
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,75
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,80
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio85
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;90
E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre95
La gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza100
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,105
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.108
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita 5
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale10
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,15
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:
Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,20
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,25
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.30
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito35
Più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;40
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,45
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,50
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio55
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.60
Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere65
Prode remote invan;
Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,70
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,75
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,80
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio85
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;90
E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre95
La gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza100
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,105
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.108
Nella lirica manzoniana si contrappongono due interpretazioni della figura di Napoleone : come mito romantico di personalità d'eccezione e come testimonianza della concezione cristiana della storia.
Ci troviamo di fronte ad un momento epico e ad un momento riflessivo che di diversificano anche sul piano stilistico.
Il momento epico appare scandito anzitutto da alcuni usi verbali che si ripetono in successione : l'Ei fu iniziale è ripreso da tutto Ei provò Ei si nomò ecc.
Intorno a questa linea si dispongono altre strutture ricorrenti : le sequenze di asindeti da cui sono collegate le serie incalzanti delle imprese ( Dall'Alpi alle piramidi ) la frequenza di costruzioni per iperbato ( Lui folgorante in solio ) le contrapposizioni ( la fuga e la vittoria )
IL punto di svolta dell'ode il passaggio dal momento epico a quello riflessivo è segnato da una variazione dell'uso verbale fondamentale : E sparve e i dì dell'ozio ... d'ora in poi ei scomparve dall'ode, Napoleone cessa di essere il gigante che incombeva su tutta la storia umana diventa figura elegiaca colta nella sua interiorità ( stette ......; e ripensò ..... ; cadde lo spirto anelo e disperò). E dopo l'annuncio sparve, a segnare una pausa di stacco tra il tmepo incalzante delle vicende epiche e quello fermo della meditazione si colloca l'unica ampia similitudine come sul capo al naufrago ...
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