i due fuchi - Giovanni Pascoli
Pubblicata nel 1887 accolta nella 2° edizione di Myricae e profondamente rielaborata nella 3°, la lirica svolge un tema tipico del Decadentismo : l'incomprensione del poeta da parte del pubblico ( i due fuchi incapace di produrre il miele e cioè di produrre e comprendere la poesia). Ma il titolo rischia di essere fuorviante, perché ignora l'importanza dei primi cinque versi, che enunciano con grande lucidità e sintesi una poetica. I commentatori richiamano opportunamente una frase di Baudelaire ( la natura non è che un ammasso incoerente di materiali che l'artista invitato ad associare e a mettere in ordine) ma nel testo pascoliano c'é qualcosa di nuovo. Si osservi:
a) l'affisarsi del poeta che indica una strenua volontà di penetrazione in un universo torbido : in un mondo che non può offrire di sé se non un'immagine caotica;
b) il cogliere e chiudere l'universo in una parola lucida (ossia luminosa) e in un verso dolce che indicano un porre un ordine coerente in una realtà fluida e dispersa portandovi la luce dell'intelletto e la dolcezza umanizzante del sentimento;
c) il creare, da parte del poeta un sentire umano, opposto a una realtà d'incubo (ombre vane spettri nudi ) di continuo visitata e devastata dalla morte.L'universo magmatico è quello offerto al Pascoli dalla sua educazione positivistica, ma privato della luce di razionalità che la scienza pensava di avervi ritrovato e ridotto a una perenne vicenda di forze incognite incessanti d'un flusso vitale continuo di metamorfosi d'un continuo morire e rinascere (ma anche il nascere era per il poeta un nascere per morte come ci dirà nel '99 nel darle un volto attraverso una molteplicità di simboli
Tu poeta, nel torbido universo
t’affisi, tu per noi lo cogli e chiudi
3in lucida parola e dolce verso;
sì ch’opera è di te ciò che l’uom sente
tra l’ombre vane, tra gli spettri nudi.
6Or qual n’hai grazia tu presso la gente?
Due fuchi udii ronzare sotto un moro.
Fanno queste api quel lor miele (il primo
diceva) e niente più: beate loro!
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