Giuseppe Giusti (1809-50) è noto per I versi satirici con cui espresse I sui ideali patriottici : tutti conoscono Sant'Ambrogio dove l'odio contro gli oppressori austriaci si accompagna alla comprensione per I poveri soldati coati di stanza in Lombardia. La sua ironia, cordiale e bonaria, é venata da un tocco di commozione nativa e sincera: la sua sensibilità è infatti fondamentalmente triste e il suo romanticismo si concentra sugli affetti e sugli ideali quotidiani, semplici e umili.
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giovedì 5 settembre 2019
Giuseppe Giusti
Giuseppe Giusti
Giuseppe Giusti (1809-50) è noto per I versi satirici con cui espresse I sui ideali patriottici : tutti conoscono Sant'Ambrogio dove l'odio contro gli oppressori austriaci si accompagna alla comprensione per I poveri soldati coati di stanza in Lombardia. La sua ironia, cordiale e bonaria, é venata da un tocco di commozione nativa e sincera: la sua sensibilità è infatti fondamentalmente triste e il suo romanticismo si concentra sugli affetti e sugli ideali quotidiani, semplici e umili.
Delle sue poesie ne abbiamo scelta una di ispirazione non politica, in cui si celebra l'esistenza tranquilla nel breve orizzonte della vita del paese, dove la rinuncia a grandi cose si nasconde con una certa amarezza dietro l'aspetto del buon senso e della saggezza.
Giuseppe Giusti (1809-50) è noto per I versi satirici con cui espresse I sui ideali patriottici : tutti conoscono Sant'Ambrogio dove l'odio contro gli oppressori austriaci si accompagna alla comprensione per I poveri soldati coati di stanza in Lombardia. La sua ironia, cordiale e bonaria, é venata da un tocco di commozione nativa e sincera: la sua sensibilità è infatti fondamentalmente triste e il suo romanticismo si concentra sugli affetti e sugli ideali quotidiani, semplici e umili.
Giuseppe Mazzini - morirò credente e infelice
Giuseppe Mazzini - morirò credente e infelice
In questa lettera del 7 marzo 1839 inviata dall'esilio londinese a un vecchio compagno di scuola e di congiure, Giuseppe Elia Benza, Mazzini descrive quella che, in uno scritto famoso, chiamò la tempesta del dubbio, da cui fu assalito in Svizzera dopo il fallimento dei primi moti e il suicidio dell'amico fraterno Jacopo Ruffini : ora il tremendo momento di sconforto è stato superato e il suo animo è come rinato, sostenuto da una incrollabile certezza e da una risorta fede nel dovere da compiersi, Mazzini scava nel proprio intimo denudando il suo spirito e rivelandone I sentimenti I contrasti I drammatici tormenti e la conclusione, tipicamente romantica, "morirò credente e infelice" : la fede negli ideali e l'avversa realtà sono ancora destinati a contrapporsi, condannando l'uomo all'infelicità.
Vale la pena di notare come gli atteggiamenti spirituali che nelle pagine degli scrittori si traducono in personaggi e vicende prodotti solo dalla fantasia, qui invece nascono dalla concreta realtà della vita e della situazione politica italiana.
In questa lettera del 7 marzo 1839 inviata dall'esilio londinese a un vecchio compagno di scuola e di congiure, Giuseppe Elia Benza, Mazzini descrive quella che, in uno scritto famoso, chiamò la tempesta del dubbio, da cui fu assalito in Svizzera dopo il fallimento dei primi moti e il suicidio dell'amico fraterno Jacopo Ruffini : ora il tremendo momento di sconforto è stato superato e il suo animo è come rinato, sostenuto da una incrollabile certezza e da una risorta fede nel dovere da compiersi, Mazzini scava nel proprio intimo denudando il suo spirito e rivelandone I sentimenti I contrasti I drammatici tormenti e la conclusione, tipicamente romantica, "morirò credente e infelice" : la fede negli ideali e l'avversa realtà sono ancora destinati a contrapporsi, condannando l'uomo all'infelicità.
Vale la pena di notare come gli atteggiamenti spirituali che nelle pagine degli scrittori si traducono in personaggi e vicende prodotti solo dalla fantasia, qui invece nascono dalla concreta realtà della vita e della situazione politica italiana.
mercoledì 4 settembre 2019
Giudeppe Mazzini
Giuseppe Mazzini
Giuseppe Mazzini (1805-72) al di là dell'impegno politico e del posto che occupa nella storia del nostro risorgimento nazionale, è una della più rappresentative della cultura romantica.
Ebbe una sensibilità profondamente religiosa, concepì la vita come dovere e come apostolato, sentì il processo di unità nazionale come noto rinnovamento delle coscienze maturato nel pensiero e realizzato con l'azione. L'alta interiorità, la nobile tensione ideale il senso della assoluta necessità del sacrificio e dell'azione, l'afflato educativo e missionario sono la prova di una sensibilità e di un temperamento inequivocabilmente romantici.
Giuseppe Mazzini (1805-72) al di là dell'impegno politico e del posto che occupa nella storia del nostro risorgimento nazionale, è una della più rappresentative della cultura romantica.
Ebbe una sensibilità profondamente religiosa, concepì la vita come dovere e come apostolato, sentì il processo di unità nazionale come noto rinnovamento delle coscienze maturato nel pensiero e realizzato con l'azione. L'alta interiorità, la nobile tensione ideale il senso della assoluta necessità del sacrificio e dell'azione, l'afflato educativo e missionario sono la prova di una sensibilità e di un temperamento inequivocabilmente romantici.
Giovanni Berchet - il giuramento di Pontida
Giovanni Berchet - il giuramento di Pontida
Questo componimento fa parte del poemetto Fantasie, in cui il poeta immagina che un patriota italiano in esilio per motivi politici riveda in sogno alcuni episodi del passato alternati a visioni della presente corruzione e miseria, conseguenze dell' oppressione straniera. Qui il protagonista rivive il giuramento di Pontida dell'aprile 1167 che unì I comuni della lega Lombarda contro i Barbarossa. I nostri poeti romantici cantarono spello le gesta gloriose del comune medievale per esortare gli italiani a combattere contro gli austriaci con lo stesso spirito e la stessa fede nella vittoria che avevano avuto I loro antenati.
Questo componimento fa parte del poemetto Fantasie, in cui il poeta immagina che un patriota italiano in esilio per motivi politici riveda in sogno alcuni episodi del passato alternati a visioni della presente corruzione e miseria, conseguenze dell' oppressione straniera. Qui il protagonista rivive il giuramento di Pontida dell'aprile 1167 che unì I comuni della lega Lombarda contro i Barbarossa. I nostri poeti romantici cantarono spello le gesta gloriose del comune medievale per esortare gli italiani a combattere contro gli austriaci con lo stesso spirito e la stessa fede nella vittoria che avevano avuto I loro antenati.
L’han giurato. Li ho visti in Pontida
convenuti dal monte e dal piano.
L’han giurato; e si strinser la mano
cittadini di venti città.
Oh spettacol di gioia! I Lombardi
son concordi, serrati a una lega.
Lo straniero, al pennon (2) che ella spiega,
col suo sangue la tinta darà (3).
convenuti dal monte e dal piano.
L’han giurato; e si strinser la mano
cittadini di venti città.
Oh spettacol di gioia! I Lombardi
son concordi, serrati a una lega.
Lo straniero, al pennon (2) che ella spiega,
col suo sangue la tinta darà (3).
Più sul cener dell’arso abituro
la lombarda scorata non siede.
Ella è sorta. Una patria ella chiede
ai fratelli, al marito guerrier.
L’han giurato. Voi donne frugali,
rispettate, contente agli sposi,
voi che i figli non guardan dubbiosi,
voi ne’ forti spiraste il voler.
la lombarda scorata non siede.
Ella è sorta. Una patria ella chiede
ai fratelli, al marito guerrier.
L’han giurato. Voi donne frugali,
rispettate, contente agli sposi,
voi che i figli non guardan dubbiosi,
voi ne’ forti spiraste il voler.
Perchè ignoti che qui non han padri
qui staran come in proprio retaggio?
Una terra, un costume, un linguaggio
Dio lor anco non diede a fruir?
La sua patria a ciascun fu divisa.
È tal dono che basta per lui.
Maledetto chi usurpa l’altrui,
chi il suo dono si lascia rapir.
qui staran come in proprio retaggio?
Una terra, un costume, un linguaggio
Dio lor anco non diede a fruir?
La sua patria a ciascun fu divisa.
È tal dono che basta per lui.
Maledetto chi usurpa l’altrui,
chi il suo dono si lascia rapir.
Su, Lombardi! Ogni vostro Comune
ha una torre, ogni torre una squilla:
suoni a stormo! Chi ha un feudo, una villa, (4)
coi suoi venga, al Comun ch’ei giurò.
Ora il dado è gettato (5). Se alcuno
di dubbiezze ancora parla prudente,
se in suo cuor la vittoria non sente,
in suo cuore a tradirvi pensò.
ha una torre, ogni torre una squilla:
suoni a stormo! Chi ha un feudo, una villa, (4)
coi suoi venga, al Comun ch’ei giurò.
Ora il dado è gettato (5). Se alcuno
di dubbiezze ancora parla prudente,
se in suo cuor la vittoria non sente,
in suo cuore a tradirvi pensò.
Federigo? Egli è un uom come voi.
Come il vostro è di ferro il suo brando (6).
Questi, scesi con esso predando,
come voi veston carne mortal.
“Ma son mille, più mila”. Che monta? (7)
Forse madri qui tante non sono?
Forse il braccio onde ai figli fer (8) dono,
quanto il braccio di questi non val?
Come il vostro è di ferro il suo brando (6).
Questi, scesi con esso predando,
come voi veston carne mortal.
“Ma son mille, più mila”. Che monta? (7)
Forse madri qui tante non sono?
Forse il braccio onde ai figli fer (8) dono,
quanto il braccio di questi non val?
Su! Nell’irto increscioso allemanno,
su, lombardi, puntate la spada:
fare vostra la vostra contrada
questa bella che il cel vi sortì.
Vaghe figlie del fervido amore,
chi nell’ora dei rischi è codardo,
più da voi non isperi uno sguardo,
senza nozze consumi i suoi dì.
su, lombardi, puntate la spada:
fare vostra la vostra contrada
questa bella che il cel vi sortì.
Vaghe figlie del fervido amore,
chi nell’ora dei rischi è codardo,
più da voi non isperi uno sguardo,
senza nozze consumi i suoi dì.
Presto, all’armi! Chi ha un ferro l’affili;
chi un sopruso patì sel ricordi.
Via da noi questo branco d’ingordi!
Giù l’orgoglio del fulvo lor sir.
Libertà non fallisce ai volenti,
ma il sentier de’ perigli ell’addita;
ma promessa a chi ponvi la vita
non è premio d’inerte desir.
chi un sopruso patì sel ricordi.
Via da noi questo branco d’ingordi!
Giù l’orgoglio del fulvo lor sir.
Libertà non fallisce ai volenti,
ma il sentier de’ perigli ell’addita;
ma promessa a chi ponvi la vita
non è premio d’inerte desir.
Giusti anch’ei la sventura, e sospiri
l’allemanno i paterni suoi fuochi;
ma sia invan che il ritorno egli invochi,
ma qui sconti dolor per dolor.
Questa terra ch’ei calca insolente,
questa terra ei morda caduto;
a lei volga l’estremo saluto,
e sia il lagno dell’uomo che muor.
l’allemanno i paterni suoi fuochi;
ma sia invan che il ritorno egli invochi,
ma qui sconti dolor per dolor.
Questa terra ch’ei calca insolente,
questa terra ei morda caduto;
a lei volga l’estremo saluto,
e sia il lagno dell’uomo che muor.
Giovanni Berchet
Giovanni Berchet
Il milanese Giovanni Berchet (1783- 1851) buon conoscitore della letteratura contemporanea francese inglese e tedesca e felice traduttore di liriche popolari spagnole, collaborò con il Conciliatore e fu tra I protagonisti della battaglia romantica. Amico dei più impegnati letterari lombardi ne condivise non solo le idee letterarie ma anche I convincimenti politici e per questo fu costretto all'esilio, a Parigi e a Londra. Nella sua lirica si trovano tutti i filoni della poesia romantica, dall'ardore patriottico al languore sentimentale, ma ciò che la caratterizza è l'intonazione popolareggiante il linguaggio semplice malgrado l'impronta classicistica e il ritmo facilmente orecchiabile., Queste caratteristiche resero subito popolari le sue romanze, che rispecchiavano I sentimenti più vivi dei lombardi sotto il dominio straniero.
Il milanese Giovanni Berchet (1783- 1851) buon conoscitore della letteratura contemporanea francese inglese e tedesca e felice traduttore di liriche popolari spagnole, collaborò con il Conciliatore e fu tra I protagonisti della battaglia romantica. Amico dei più impegnati letterari lombardi ne condivise non solo le idee letterarie ma anche I convincimenti politici e per questo fu costretto all'esilio, a Parigi e a Londra. Nella sua lirica si trovano tutti i filoni della poesia romantica, dall'ardore patriottico al languore sentimentale, ma ciò che la caratterizza è l'intonazione popolareggiante il linguaggio semplice malgrado l'impronta classicistica e il ritmo facilmente orecchiabile., Queste caratteristiche resero subito popolari le sue romanze, che rispecchiavano I sentimenti più vivi dei lombardi sotto il dominio straniero.
martedì 3 settembre 2019
Leopardi - pessimismo e ironia
Leopardi - pessimismo e ironia
Le Operette morali nascono in un momento della carriera poetica del Leopardi. Il fondo delle Operette è negativo e amaro, ma vi aleggia un eco delle illusioni e dei sogni da cui è difficile e doloroso staccarsi : la ragione ha ormai scoperto la tragica realtà dell'esistenza, ma il cuore rilutta nell'accettare una totale e dolorosa rinuncia. Attraverso il dialogo si fa strada l'amarissima negazione di ogni illusine di ogni speranza, la desolazione di ogni sentimento dolce e caro, l'inutile e vana ricerca di una ragione a tanta infelicità. Miti, credenze, immaginazioni, vagheggiamenti sono collocati in tempi e spazi remoti, talora fantastici e irreali, in cui è bandito ogni sentimentalismo e il discorso procede, distaccato e come senza risonanze affettive verso la conclusione negativa
Questo distacco dalla tormentata materia del cuore e della sensibilità degli affetti è realizzato soprattutto attraverso l'ironia che irridendo alle vanità e alle debolezze degli uomini ne rende vacui e ridicoli aspirazioni, sogni e abbandoni : ma è un'ironia che mentre raggela il cuore pur cela una sottile vena di pietà per una sorte tanto amara.
Le Operette morali nascono in un momento della carriera poetica del Leopardi. Il fondo delle Operette è negativo e amaro, ma vi aleggia un eco delle illusioni e dei sogni da cui è difficile e doloroso staccarsi : la ragione ha ormai scoperto la tragica realtà dell'esistenza, ma il cuore rilutta nell'accettare una totale e dolorosa rinuncia. Attraverso il dialogo si fa strada l'amarissima negazione di ogni illusine di ogni speranza, la desolazione di ogni sentimento dolce e caro, l'inutile e vana ricerca di una ragione a tanta infelicità. Miti, credenze, immaginazioni, vagheggiamenti sono collocati in tempi e spazi remoti, talora fantastici e irreali, in cui è bandito ogni sentimentalismo e il discorso procede, distaccato e come senza risonanze affettive verso la conclusione negativa
Questo distacco dalla tormentata materia del cuore e della sensibilità degli affetti è realizzato soprattutto attraverso l'ironia che irridendo alle vanità e alle debolezze degli uomini ne rende vacui e ridicoli aspirazioni, sogni e abbandoni : ma è un'ironia che mentre raggela il cuore pur cela una sottile vena di pietà per una sorte tanto amara.
lunedì 2 settembre 2019
Giacomo Leopardi - dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggero
Giacomo Leopardi - dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggero
Un venditore di almanacchi offre un almanacco ad un passeggero, che si ferma a fare con lui due chiacchiere, chiedendogli come sarà il nuovo anno. Per il venditore esso sarà fortunatissimo, addirittura il migliore di quanti ne son già trascorsi. Richiesto poi se sarebbe disposto a rivivere gli anni già vissuti, egli risponde di no, rifiutando soprattutto di rivivere il tempo già passato conoscendone tutti gli eventi. La vita, conclude è bella quando si ignora il futuro e si può giorno per giorno sognare e sperare.
La felicità dunque consiste nella speranza e nella possibilità delle illusioni; questa è opinione dell'uomo comune. Ma le parole del passeggero, distaccate e venate di sottile ironia, celano una più amara verità: anche questa felicità non esiste perché è vana e infatti che ad essa ingenuamente si affida soffrirà maggiormente. Dietro il passeggero si nasconde lo scrittore, ormai chiuso nella sua totale negazione, al quale la fiduciosa debolezza e la semplicità dell'ignaro venditore strappano un sorriso di comprensione e di pietà.
Un venditore di almanacchi offre un almanacco ad un passeggero, che si ferma a fare con lui due chiacchiere, chiedendogli come sarà il nuovo anno. Per il venditore esso sarà fortunatissimo, addirittura il migliore di quanti ne son già trascorsi. Richiesto poi se sarebbe disposto a rivivere gli anni già vissuti, egli risponde di no, rifiutando soprattutto di rivivere il tempo già passato conoscendone tutti gli eventi. La vita, conclude è bella quando si ignora il futuro e si può giorno per giorno sognare e sperare.
La felicità dunque consiste nella speranza e nella possibilità delle illusioni; questa è opinione dell'uomo comune. Ma le parole del passeggero, distaccate e venate di sottile ironia, celano una più amara verità: anche questa felicità non esiste perché è vana e infatti che ad essa ingenuamente si affida soffrirà maggiormente. Dietro il passeggero si nasconde lo scrittore, ormai chiuso nella sua totale negazione, al quale la fiduciosa debolezza e la semplicità dell'ignaro venditore strappano un sorriso di comprensione e di pietà.
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