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venerdì 14 agosto 2020

Il decadentismo in Italia

 Il decadentismo in Italia 

Dato il provincialismo imperante nella nostra cultura di fine ottocento e la mancanza nella nostra letteratura di un'esperienza romantica complessa come quella di altri paesi europei, il Decadentismo ebbe in Italia un'affermazione lenta e contrastata e una risonanza meno profonda che in altri paesi. Se ne trovano tracce nella Scapigliatura, in poeti come Arturo Graf e Domenico Gnoli, nella reazione antipositivistica e nella sensibilità inquieta di Antonio Fogazzaro. Solo nel D'Annunzio e nel Pascoli esso si afferma in forme meglio definite. Nel primo però ne vediamo spesso gli aspetti più superficiali, orecchiati  con una capacità di assimilazione vasta ma poco profonda, nel secondo appare più in maniera intuitiva che come adesione piana e consapevole. In entrambi, tuttavia vie ancora l'influsso umanistico  di colui che, almeno inizialmente, considerarono come un maestro, il Carducci, e l'intenzione di essere educatori e vati della nuova Italia, che li apparenta ancora all'Ottocento romantico. La loro giusta collocazione sul piano culturale corrisponde a quella cronologica sono scrittore tra due secoli 

giovedì 6 agosto 2020

letteratura del decadentismo

 letteratura del decadentismo 

Della prima fase del decadentismo, ricordiamo in primo luogo  l'Estetismo (rappresentato, ad esempio dal D'Annunzio da Oscar Wilde  da J.K. Huysmans, ma anche da scrittori più vicini a noi nel tempo) che deriva direttamente dalla già esposta concezione della poesia. Se l'arte è il solo valore autentico dell'esistenza, questa dovrà, a sua volta, configurarsi come un'opera d'arte, essere pura ricerca della bellezza, rigettando ogni considerazione morale ogni dovere imposto dalla convivenza umana. Donde tutta una schiera di esteti, aristocratici e raffinati, intesi al culto della bella parola e del bel gesto, alla ricerca dei piaceri più sottili. delle sensazioni più complicate. D'altra parte l'esaltazione della vitalità  istintiva, la svalutazione della moralità e della razionalità, portarono ai vari miti del superuomo, cioè l'egocentrismo anarchico e sfrenato, che culminò nelle tragiche figure dittatoriali del secolo  e negli altrettanti tragici miti collettivi del sangue e della stirpe, e della volontà di potenza, che divenne impulso aggressivo e imperialistico.

La colpa di queste aberrazioni non va gettata sul decadentismo, che è se mai anch'esso espressione della crisi generale delle civiltà europea c, e sulla quale, quindi è possibile dare un giudizio definitivo. Si può dire, tuttavia, che il decadentismo  dalle prima affermazione più abnormi e plateali , s'è venuto  approfondendo, è divenuto la scoperta di una nuova dimensione del nostro essere. Ha infranto i miti più facili e superficiali del Positivismo, ha rivendicato la concretezza del dramma esistenziale della persona da certe astrattezze dello storicismo idealistico.

La migliore letteratura ripropone il tema della solitudine dell'io davanti al destino , la problematicità dell'esistenza la ricerca ansiosa di una luce che illumini l'ombra del dolore e della morte, d'altra parte, soprattutto nelle tendenze realistiche del romanzo, ha fatto sentire  l'urgenza di un incontro più vero, di un dialogo pieno ed effettivo con gli altri uomini.

La crisi di cui il Decadentismo non è che uno degli aspetti, si è venuta approfondendo in un secolo  , travagliato da tragiche esperienze di guerra e di violenza, da scoperte scientifiche e tecnologie  sconvolgenti, che hanno messo in discussione una civiltà millenaria e la visione dell'uomo che era stata propria della cultura occidentale dell'età classiche al Romanticismo

martedì 4 agosto 2020

il decadentismo

il decadentismo 

Verso la fine del XIX secolo vengono a modificarsi  radicalmente in Europa  le condizioni della vita politica e sociale e gli atteggiamenti artistici e culturali. Nei rapporti tra i grandi stati europei si accentuano le tendenze imperialistiche che portano a contrapposizioni  sempre più marcate e sono alla base di crisi politiche che avvelenano le relazioni internazionali e che avranno come tragico sbocco la prima guerra mondiale.
Giunge al punto culminante l'espansione colonialistica, legata a grandiosi interessi economici ma giustificata attraverso il mito razzista della superiorità e della missione civilizzatrice della razza bianca e della sua cultura; nello stesso tempo però un ruolo nuovo  nella politica internazionale comincia a esser esercitato da parte di alcuni stati extra-europei (Stati Uniti, Giappone) e si prospetta la crisi dell'egemonia europea che si manifesterà a poco a poco nel XX secolo e diverrà definitiva dopo la seconda guerra mondiale.
La crescente espansione industriale e la complessità assunta dalla vita economica accentuano nei rapporti sociale il peso delle grandi masse popolari e dei movimenti e dei partiti che ne esprimono gli interessi. Attraverso forti tensioni sociali lo scontro tra le classi contrapposte si indirizza verso due opposti blocchi : la rivoluzione riformistica, che ha per obiettivo il suffragio universale e l'inserimento delle forze popolari nelle strutture del vecchio stato liberale.o la svolta rivoluzionaria capace di creare  con una violenza rigeneratrice nuove forme di vita politica e di rapporti sociali.
Per tutti  questi fattori  una grande crisi coinvolge i valori essenziali che erano stati espressi dalla civiltà europea dell'Ottocento : gli ideali di uguaglianza di libertà individuale e nazionale, di affermazione dei diritti naturali dell'uomo e della democrazia politica.
Nascono nuovi miti : il successo personale, economico e sociale, da conseguire con qualsiasi mezzo; la violenza come unica via per risolvere i problemi posti dalla storia, sia nella relazione tra gli Stati sia nei rapporti tra le classi sociali. Si diffondono ideologie che affermano la fatalità di una legge storica immodificabile per cui il mondo è dei forti che sanno far trionfare le loro esigenze sui deboli destinati a subire e servire.
La consapevolezza di vivere in una fase storica di crisi di transizione influenza profondamente la vita culturale. I  nuovi orientamenti spesso profondamente diversi e  contrapposti, hanno però come comune matrice la reazione al positivismo in filosofia al realismo ed al naturalismo in letteratura all'accademismo nelle arti figurative.
Essi sono genericamente raccolti sotto la comune denominazione di decadentismo, termine che inizialmente assunto da un gruppo di artisti e letterati parigini, fu via via  esteso ad indicare dei nuovi atteggiamenti  spirituali che dagli ultimi decenni dell'Ottocento  si proiettano fino alla prima metà del XX secolo 
Il decadentismo non è una dichiarata corrente letteraria e culturale come era stato per il romanticismo o il naturalismo; non si può definire come l'insieme degli atteggiamenti  culturali che nascono  dalla contrapposizione rispetto ai vecchi modelli morali , sociali e letterari, con  un'estrema varietà di atteggiamenti  e di tendenze che si possono richiamare ad alcuni punti fissi.
Il primo  e fondamentale è la svalutazione del ruolo attribuito alla ragione e alla scienza : la vita psichica  dell'individuo come l'immensa varietà delle manifestazione della vita naturale non può essere inquadrata e definita secondo precisi schemi  razionali , appare  come un mistero profondo in cui solo l'arte  e la poesia possono penetrare attraverso l'intuizione e la pura sensibilità. L'attenzione si rivolge soprattutto agli aspetti più profondi e segreti della vita interiore.Il precedente  tipo di uomo di cultura si proponeva come interprete di sentimenti e di aspirazioni  collettive si sentiva pienamente inserito nella società di cui faceva parte  e ne celebrava gli ideali; i nuovi intellettuali decadenti affermano il carattere individuale ed eccezionale del loro modo di sentire ed il loro distacco dalla massa degli uomini comuni. Baudelaire  fu l'anticipatore, Nietzsche il filosofo di questo atteggiamento  che espresse il nuovo eroe decadente: l'esteta raffinato e amorale.
Il poeta e l'artista tendono ad isolarsi rispetto alla società  circostante accusata di insensibilità  e di piatto conformismo, e vi  contrappongono la ribellione alle leggi morali, la fede  nell'arte  chiamata a penetrare nel mistero delle vita interiore il compiacimento  delle proprie esperienze eccezionali  D'Annunzio ne è l'esempio  più clamoroso  e discutibile non solo per l'Italia ma per l'intera Europa. Non sempre  però la contrapposizione dell'artist al mondo degli uomini comuni assume i toni della compiaciuta esaltazione delle propria splendida individualità : la sensibilità decadente della propria inettitudine e dell'incapacità di adeguarsi alle esigenze della vita pratiche che si sente diverso e tende a richiudersi nella solitudine della propria coscienza.
Con la distinzione un pò generica si può dire che nella fase finale dell'Ottocento  prevale nell'esperienza decadente il primo atteggiamento, con l'analisi compiaciuta e talora estenuata della propria sensibilità; man mano che si avanza nel nuovo secolo la consapevolezza della condizione di solitudine individuale e dell'impossibilità di dare un senso all'esistenza diventerà specie nella nuova poesia  e nella narrativa il sintomo della presa di coscienza della crisi che travaglia la civiltà occidentale.
In corrispondenza della novità del ruolo e dell'atteggiamento  del poeta e dell'artista si pone in modi nuovi il problema del linguaggio dell'espressione artistica. Le tradizionali forme espressive appaiono incapaci di adeguarsi al nuovo mondo di sensazioni e di rivelazioni. In tutte le nuove tendenze si manifesta in maniera più o meno diretta l'esigenza di ricercare una piena originalità do espressione.
Essa propone anzitutto nel campo della lirica attraverso la ricerca della poesia pura, cioè  libera da ogni svolgimento  narrativo e da ogni tesi morale, politica o sociale ed immediatamente aderente alle forme della vita interiore; ma si manifesta ugualmente nella ricerca di un nuovo modo di scrivere romanzi e di proporre testi teatrali ; così come nelle arti figurative si esprime nel rifiuto della millenaria tradizione di raffigurazione naturalistica per giungere a forme espressive che riproducano non la realtà come è vista comunemente, ma come  è sentita e interpretata dall'artista.
In moti casi abbattere le vecchie tradizioni espressive e costruire nuove strutture  ed il nuovo linguaggio divengono esigenze primarie lo sperimentalismo diventa carattere ricorrente carico di un significato esplicitamente polemico verso la tradizione precedente.
Così la società europea al culmine della sua espansione politica ed economica sul resto del mondo ma già presaga della crisi della sua supremazia politica e morale appare pervasa dalla consapevolezza di essere giunta al crepuscolo della sua grande stagione. Negli uomini di cultura questa consapevolezza diventa analisi della decadenza di una civiltà insieme ricerca di forme id rinnovamento 

mercoledì 8 luglio 2020

Grazia Deledda

Grazia Deledda 

(1871-1936)  Premio Nobel nel 1927, descrisse per tutta la vita usi, costumi, mentalità della natia Sardegna; ma la sua attenzione va al di là dell'aspetto folclirositico per scavare nella psicologia dei personaggi , nei quali  si riflette il dramma eterno dell'uomo sempre in lotta con le passioni che lo travagliano incessantemente. Per questo  la sua arte è ai limiti del verismo e può essere avvicinata al decadentismo.
La Deledda scritte moltissimo : tra I romanzi ricordiamo Elis Portolu ( 1903) e Canne al vento ('13) tra le novelle le raccolte Chiaroscuro ('12) e il fanciullo nascosto ('15 )
L'arte della Deledda è ricca di modi che si richiamano all'esperienza veristica . Ma è innegabile che se dai moduli veristici non riuscì mai a liberarsi, si staccò presto dallo spirito profondo di quel movimento avvicinandosi  per quella problematicità sia pur vagamente cristiana o religiosa per il complesso di colpa che grava su tutti I suoi personaggi, per il lirismo per un certo simbolismo, al decadentismo 

martedì 23 giugno 2020

il testamento dell'orbo da Rettorgole - Fogazzaro

il testamento dell'orbo da Rettorgole - Fogazzaro 

dalla raccolta di novelle Racconti brevi ('94) abbiamo tratta una delle pagine più realistiche di Fogazzaro per mostrare l'influenza che il verismo seppe proiettare anche in scrittori di diversa sensibilità umana e poetica 
Un notaio viene chiamato per redigere un testamento  nella campagna vicentina e scopre un mondo fatto di egoismi e di grettezze che rimandano indietro di secoli. Le dure difficoltà dell'esistenza contadina possono solo in parte spiegare una mentalità così arida e chiusa di fonte alla quale Fogazzaro ormai al di là dei canoni naturalistici di impassibilità , non riesce a non essere toccato e a non farcelo capire.
L'uso del dialetto contribuisce al realismo della descrizione; ma è un realismo che, rispetto a quello di Verga, sembra restare al di fuori della vera sostanza umana della realtà. Verga vive il mondo dei suoi personaggi dall'interno, Fogazzaro lo guarda dal di fuori , ne resta come sconcertato  e allibito e lo condanna in nome dei principi cristiani  o più semplicemente, dei più elementari sentimenti umani.
Con Verga il centro della realtà è il mondo ch'egli  descrive con Fogazzaro il centro ritorna ad esser il mondo dei valori dello scrittore, il suo punto di vista, il suo giudizio o I suoi turbamenti con I quali la rialto esterna è messa a confronto

mercoledì 10 giugno 2020

Antonio Fogazzaro

Antonio Fogazzaro 

Antonio Fogazzaro  (1842-1911) cattolico patriota sincero, vicentino patì gravi turbamenti  spirituali per il divieto papale al reinserimento dei cattolici nella vita politica del regno e per il contrasto allora particolarmente avvertito tra I dogmi della fede e le verità della scienza. I suoi  romanzi riflettono la profonda crisi e di drammi tormentosi della sua coscienza , I  suoi personaggi dibattono I problemi che lo travagliano. le vicende  narrate nascono più dalla fantasia dai suoi interessi spirituali: questa inquietudine presente in ogni opera colloca Fogazzaro  nell'area decadentistica. Ma è un decadentismo  ancora legato al bisogno di guardare alla realtà, di rappresentarla oggettivamente di approfondirla di discuterla 
I suoi romanzi più belli sono Malombra ('81) e Piccolo Mondo antico ('96) più suggestivo e vago il primo più realistico  il secondo anche perché legato alle vicende storico-politiche degli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale

martedì 9 giugno 2020

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio 

Gabriele D'Annunzio fu poeta che in Italia più intensamente cercò di realizzare quella fusione tra arte e vita che era il programma di numerosi decadenti
Nato a Pescara nel !863, raggiunse la fama non ancora ventenne per le prime raccolte in versi Primo vere e Canto Novo trascorse gli anni giovanili a Roma come protagonista della vita mondana tra scandali amori ed attività letteraria, atteggiandosi a raffinato esteta sempre volto alla ricerca di nuove sensazioni  attraverso esperienze erotiche ed estetiche.

Sono atteggiamenti che trovano espressione in opere come I romanzi Il piacere e l'innocente e le raccolte di versi Elegie romane, l'Isotteo, La chimera  e il poema paradisiaco.

Di questo epidermico estetismo cercò successivamente di trovare le ragioni teoriche nell'opera del filosofo tedesco Nietzsche e nel suo mito del "superuomo " : l'individuo di eccezione che, in nome di una proclamata "volontà di potenza " sa vivere al di là del bene e del male rifiutando la morale comune. Cogliendo di questo modello l'aspetto più esteriore, D'Annunzio cercò di realizzarsi nella propria esperienza personale secondo l'ideale di "una vita inimitabile" vissuta in uno sfarzo stravagante ed in atteggiamenti esibizionistici nella splendida cornice della villa toscana La Capponcina a Settignano, fino a che nel 1910, perseguitato dai creditori, dovette rifugiarsi in volontario esilio in Francia.

A questa fase appartengono molte delle opere più note: fra le altre , I romanzi Il trionfo della morte e Il fuoco, le liriche dei primi tre libri delle Ludi del mare del cielo della terra e degli eroi (Maia Elettra Alcyone) e le più belle opere teatrali : Francesca da Rimini, La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio.

Al mito estetico del superuomo si accompagna frattanto il mito politico, nazionalistico ed antidemocratico, dell'eroe  e della nazione eletta : contro  ogni affermazione di uguaglianza democratica egli predicava che il popolo doveva essere guidato ed illuminato  dall'individuo di eccezione  che si assumeva il compito di trascinare la massa verso mete  che egli solo sapeva individuare ed additare. In nome di questa missione che si attribuì D'Annunzio  tornò in Italia alla fine del 1914 a guidare la campagna per l'intervento italiano in guerra; partecipò alla guerra compiendo imprese risonanti anche se prive di significato militare (la beffa di Buccari, il volo su Vienna)  fu ferito venne decorato di medaglia d'oro. Dall'esperienza di guerra nacquero accanto a pagine assai retoriche le prose intimistiche del Notturno e delle Faville del maglio.

Nel 1919, con un atto di sfida nei confronti del governo e degli accordi internazionali, occupò  con un gruppo di volontari Fiume, creando nel paese I presupposti  dell'illegalità  e della violenza che sarebbero sfociati nel movimento fascista.

D'Annunzio rappresentò anzitutto la vita italiana  con I suoi atteggiamenti  un fatto di costume, incarnò I desideri di evasione dalla monotonia quotidiana di ceti intellettuali e borghesi insoddisfatti della realtà della vita nazionale dei decenni post-risorgimentali. Per questo gran parte della sua vastissima opera, creata per esaltare e sostenere il mito che di sé aveva costruito, appare oggi superata e priva di attualità. Ebbe tuttavia almeno due meriti : sul piano culturale, si avvicinò di volta in volta ad autori ed atteggiamenti del decadentismo Europeo contribuendo  a diffonderne la conoscenza in Italia ed a sprovincializzare la nostra cultura. Sul piano più intimamente poetico accanto all'esteriorità di molti atteggiamenti esibizionistici  seppe almeno cogliere ed esprimere la comunione dei sensi e dell'anima con la molteplicità della vita naturale, creando quella dimensione panica di immedesimazione quasi fisica e sensuale basata sulle immediate sensazioni che in particolare nella raccolta Alcyone segna il nascere di un atteggiamento nuovo per la nostra poesia.

Per esprimere questo atteggiamento raffinato e sensuale D'Annunzio si servì di un linguaggio ostentatamente insolito ed artistico basato sul recupero di preziose voci arcaiche  e sull'invenzione di neologismi capaci di stupire e meravigliare; creò  così un culto della parola ricercata soprattutto per clamorose risonanze musicali  che spesso è solo espediente retorico ma che sa diventare talora esperienza linguistica originale e contribuisce anche se in misura minore del Pascoli ad avviare il nuovo linguaggio poetico del '900 verso le svolte successive