Jonathan Swift
Jonathan Swift (1667-1745) nacque a Dublino a una famiglia inglese. Visse a Londra dove partecipò attivamente alla vita politica, e a Dublino dov'era decano della cattedrale. Ebbe un'esistenza dolorosa e travagliata : dopo un'infanzia sostanzialmente priva degli affetti famigliari fu tormentato quasi ininterrottamente da un male misterioso implacabile, e trascorse la vecchiaia nella sordità e, ultimamente nella follia. Personalità prepotente e aliena dal compromesso, chiusa nella rigidità e nell'intolleranza, incapace di accogliere il punto di vista degli altri, sostanzialmente cupo e pessimista, lottò ogni forma di ingiustizia, di stupidità, di debolezza; fu un polemista feroce di un sarcasmo amaro e violento , e un grande giudice aspro e rigido dei suoi contemporanei e dell'uomo in generale.
La sua opera più nota sono I viaggi di Gulliver (1720-26), un libro che per tradizione appartiene alla letteratura infantile, ma che non è affatto un'opera per ragazzi. Attraverso le avventure del protagonista tra i nani dell'isola di Lilliput, i giganti di Bodingnag, nell'isola volante di Laputa e nel paese dei cavalli sapienti lo scrittore denuncia colpe e vizi della società contemporanea, colpendo con la sua satira implacabile i partiti politici, la corte, le sette religiose, i filosofi, gli scienziati , gli inventori, i corruttori d'ogni tempo e d'ogni luogo che hanno procurato all'umanità ogni sorta idi malanni, di lutti e di guerre. Nella prime due parti il racconto è illuminato dalla fantasia che portando il protagonista dal mondo minuscolo dei lillipuziani (ove tutto, dalla pompa della corte imperiale alle imprese militari, diventa grottesco) a quello smisurato dei giganti ( dove l'uomo rimpicciolito all'estremo rivela la sua sostanziale debolezza e fragilità) riesce a ridurre a più giusta misura e prospettiva l'umanità spogliandone ogni vana illusione; nelle due restanti parti il tono diventa più acre e risentito, il sorriso si spegne e la vita umana si rivela non solo priva di saggezza e di felicità, ma addirittura ripugnante e bestiale, come appare dal confronto tra i cavalli sapienti e i disgustosi Yohoo, a cui gli uomini tanto assomigliano.
La polemica dello Swift è ovviamente diretta contro gli inglesi, ma coinvolge l'intera umanità del suo e di ogni tempo.
La caratteristica dell'opera consiste nella capacità di trasferire in un mondo immaginario il mondo reale. L'avvio del racconto è realistico : Gulliver parte per un viaggio, la nave fa naufragio ed egli s'avventura in un paese sconosciuto; qui tutto è descritto con franco piglio realistico anche se si tratta di personaggi e di situazioni irreali che fanno pensare alla moderna fantascienza ; l'avventura poi si conclude con il ritorno in patria nel seno della famiglia, per riprendere poco dopo con un altro viaggio, un altro naufragio e nuove fantastiche vicende. Il tono realistico della narrazione dà concretezza alla vera sostanza del romanzo , che non è , come sembrerebbe, la vicenda, ma la satira contro le istituzioni umane e le correlativa aspirazione a un nuovo tipo di società da realizzarsi attraverso proposte dettate dalla ragione ma sostanzialmente utopistiche.
I romanzo quindi deve esser letto seguendo i due piani paralleli del racconto fantastico e della polemica puntuale e concreta. Così nel brano che segue la linearità della esposizione con i suoi periodi di particolare brevità e chiarezza consente di cogliere nello stesso tempo la descrizione degli straordinari spettacoli della corte imperiale di Lilliput e la satira contro la corruzione della corte e della vita politica inglese, dominante dall'ambizione e dalla brama di onori: quei nanetti così pieni di sussiego e pur fragilissimi sono l'amara caricatura degli inglesi che invece si ritengono tanto potenti e importanti. In particolare la satira vuole colpire il primo ministro Whigs Roberto Walpole ( celato sotto il nome di Flimnap) e la sua abilità , moralmente riprovevole, nel mantenere il potere con una politica spericolata e corrotta di compromessi, concessioni e voltafaccia di ogni genere. Allo stesso partito whigs, allora al governo, appartiene anche il ministro celato sotto il nome di Reldresal, di cui qui non importa scoprire l'identità, come non importa chiarire tutte le successive allusioni ad episodi della vita politica inglese del tempo : basta coglierne la violenta carica satirica e polemica.
Leggendo più attentamente tra le righe appare la condanna del mondo politico contemporaneo non solo inglese, e l'ideale di una società in cui dovrebbero trionfare onestà, capacità e competenza, lealtà interesse e senso del dovere.
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venerdì 7 settembre 2018
giovedì 6 settembre 2018
settecento in Europa
settecento in Europa
Scoperte scientifiche e conseguenti applicazioni tecniche rivoluzionano la vita economica facendola passare da una struttura agricola e artigianale a una struttura capitalistica e industriale; grazie al suo progressivo sviluppo in tutti i campi la borghesia gradualmente scalza dalle posizioni di privilegio sino allora godute il clero e l'aristocrazia su cui si fondava il potere assoluto dei sovrani. L'ascesa dell'intraprendente borghesia intellettuale e mercantile prepara così alla fine dei regimi assoluti : la rivoluzione americana del 1776-83 e la rivoluzione francese del 1789 sono la conclusione di questo lungo processo di trasformazione e l'inizio di una nuova società civile.
L'Inghilterra è il primo paese a conoscere l'esigenza del rinnovamento. La cultura inglese del tempo ha carattere sostanzialmente pratico e razionalistico: per promuovere lo sviluppo della società si rifiuta di accettare come dogma indiscutibile quanto la tradizione e l'autorità continuano a imporre e si affrontano i problemi della vita e della realtà basandosi esclusivamente sulla forza della ragione.
Questa mentalità razionalistica dell'Inghilterra si diffonde nei più importanti paesi europei, dove la situazione politica economica e sociale non presenta grosse diversità e dove la borghesia anela ad emanciparsi dalle classi e dalle strutture tradizionali che inceppano il progresso e mortificano l'individuo nella sua autonoma capacità di pensare e di vivere liberamente.
I paesi dove l'esempio inglese è maggiormente seguito sono la Francia, l'Austria, la Prussia e la Russia, ma con notevoli diversità tra loro.
La Francia darà il maggior contributo al fervore di ricerche e di iniziative che rivoluzionano il modo di pensare e di affrontare problemi economici politici filosofici culturali e pratici di ogni genere e culminano nell'Enciclopedia ( il primo volume è del 1751, l'ultimo del '72), la grandiosa opera destinata a diventare il più importante veicolo di diffusione e di divulgazione delle nuove idee; ma questo grandioso movimento che prende il nome di illuminismo (dalla fiducia nel "lumi" della ragione che permettono all'uovo di vincere le tenebre dell'ignoranza e del pregiudizio e di rinnovare le strutture sociali per un'effettiva liberazione degli individui e un reale progresso della società) corrisponde a una ostinata difesa dei secolari privilegi, e questo atteggiamento negativo provocherà lo scoppio della rivoluzione. Invece in Austria, Prussia e Russia il processo di rinnovamento promosso dall'Illuminismo trova u insperato consenso in sovrani particolarmente "illuminati" ( Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria, Federico II di Prussia e Caterina II di Russia) che favoriscono nei propri stati la diffusione dei principi rinnovatori e si fanno essi stessi promotori dei coraggiose riforme economiche e amministrative. Fino allo scoppio della rivoluzione francese i principali paesi europei conoscono un fervore di opere e di iniziative culturali e pratiche di ogni genere un più alacre pulsare di attività intellettuali, una vivace circolazione di idee, di dibattiti, di proposte.
Anche la letteratura assume gli stessi caratteri esprime le stesse esigenze e rivela lo stesso atteggiamento critico nei confronti della società. Inghilterra e Grancia attraversano nel settecento due straordinarie stagioni letterarie di importanza veramente eccezionale. In Inghilterra il fervore del dibattito politico si manifesta non solo nella polemica, nella satira e nell'invettiva, ma anche nella saggistica e nel giornalismo che contribuisce a formare e a diffondere la così' detta pubblica opinione , mentre il romanzo in modo più disteso ma non meno incisivo riflette gli aspetti più significativi della vita e della società criticandone indirettamente gli aspetti negativi. Tutti i più grandi scrittori del tempo da Defoe (autore del Robinson Crusoe ) a Swift ( autore dei Viaggi di Gulliver) si trovano coinvolti nelle polemiche tra i partiti Whigs e tories che dominano la vita politica e furono dei grandi giornalisti: le loro opere narrative anche le più fantastiche ed immaginarie, come le avventure di Robinson Crusoe e di Gulliver, nascono dalla concretezza della vita reale e dei suoi più scottanti problemi , e vanno perciò lette tenendo d'occhio tutti i riferimenti aperti o sottintesi a persone e situazioni del mondo contemporaneo.
In Francia l'illuminismo sposta il centro degli interessi culturali dalla corte ai "salotti" dove i più aperti rappresentanti della nobiltà discutono accanto ai rappresentanti della borghesi a innovatrice. Il " secolo dei lumi " come fu chiamato questo periodo, vide figure di letterati-pensatori di grande spicco : Voltaire, scintillante, arguto e mondano , più di ogni altro contribuì a demolire vecchi miti e a diffondere per tutta l'Europa l'Illuminismo, Diderot diresse L'Enciclopedia, raccogliendo attorno ad essa i più vivaci ingegni contemporanei, Rousseau, campione della democrazia diretta (opposta alla democrazia parlamentare teorizzata da Montesquieu sul modello inglese) celebrò acanto alla fiducia nella ragione, la necessità del ritorno alla natura e al sentimento per riportare l'uomo e al società alle origini e correggere in tal modo i guasti della civiltà. Anche in Francia il romanzo riflette la società e i suoi problemi e, con Voltaire e Diderot, propone un genere nuovo, il così detto conte philosophique o romanzo filosofico che, sotto forma di narrazione fantastica, vuole affrontare e discutere problemi di carattere filosofico.
La diffusione della cultura illuministica francese nelle corti d'Austria, di Prussia e di Russia valorizzata spesso da contatti personali e dall'amministrazione dei sovrani per un Voltaire e un Diderot, contribuì a creare anche in questi paesi un clima favorevole allo sviluppo di personalità di statura veramente europea come Lessing, la cui opera incise non sollo nell'ambito del proprio paese : si può dire che tutta l'Europa respiri la stessa atmosfera culturale, dovuta alla vivacissima circolazione delle idee e alle reciproche influenze degli scrittori. Di questo clima europeo beneficia anche l'Italia soprattutto per ragioni politiche : la Lombardia ad esempio essendo soggetta al governo riformatore austriaco, risentì più di ogni altra regione dell'influsso culturale dell'Austria di Maria Teresa e ne risultò di conseguenza favorita l'opera di personalità vigorose e coraggiose come Parini, il cui linguaggio è il linguaggio dell'uomo nuovo che lavora per la fondazione di una società più giusta e umana. Il fervore del rinnovamento colpisce anche chi è nato in una regione retriva e se ne sente soffocato come il piemontese Alfieri : il suo spirito di rivolta anticipa i tempi della liberazione libertaria e dei cambiamenti radicali .
Lo spirito della ribellione che si agita nel mondo già scosso dalle prospettate riforme illuministiche nasce più dall'impulso del sentimento che dall'analisi rigorosa della ragione: e motivi del romanticismo e della civiltà dell'Ottocento : Rousseau e Alfieri, ad esempio, si muovono in questo clima e dietro di loro già si intravvedono movimenti come lo Sturm und Drang tedesco o figure tormentate e irruenti come il nostro Foscolo.
Dopo la rivoluzione francese l' Europa consocerà la grandiosa avventura napoleonica, la conseguente restaurazione e l'ardore irrefrenabile delle nazionalità anelanti alla libertà e all'indipendenza : il romanticismo rispecchierà vicende e situazioni e darà voce a tutte le esigenze della mente e del cuore.
Scoperte scientifiche e conseguenti applicazioni tecniche rivoluzionano la vita economica facendola passare da una struttura agricola e artigianale a una struttura capitalistica e industriale; grazie al suo progressivo sviluppo in tutti i campi la borghesia gradualmente scalza dalle posizioni di privilegio sino allora godute il clero e l'aristocrazia su cui si fondava il potere assoluto dei sovrani. L'ascesa dell'intraprendente borghesia intellettuale e mercantile prepara così alla fine dei regimi assoluti : la rivoluzione americana del 1776-83 e la rivoluzione francese del 1789 sono la conclusione di questo lungo processo di trasformazione e l'inizio di una nuova società civile.
L'Inghilterra è il primo paese a conoscere l'esigenza del rinnovamento. La cultura inglese del tempo ha carattere sostanzialmente pratico e razionalistico: per promuovere lo sviluppo della società si rifiuta di accettare come dogma indiscutibile quanto la tradizione e l'autorità continuano a imporre e si affrontano i problemi della vita e della realtà basandosi esclusivamente sulla forza della ragione.
Questa mentalità razionalistica dell'Inghilterra si diffonde nei più importanti paesi europei, dove la situazione politica economica e sociale non presenta grosse diversità e dove la borghesia anela ad emanciparsi dalle classi e dalle strutture tradizionali che inceppano il progresso e mortificano l'individuo nella sua autonoma capacità di pensare e di vivere liberamente.
I paesi dove l'esempio inglese è maggiormente seguito sono la Francia, l'Austria, la Prussia e la Russia, ma con notevoli diversità tra loro.
La Francia darà il maggior contributo al fervore di ricerche e di iniziative che rivoluzionano il modo di pensare e di affrontare problemi economici politici filosofici culturali e pratici di ogni genere e culminano nell'Enciclopedia ( il primo volume è del 1751, l'ultimo del '72), la grandiosa opera destinata a diventare il più importante veicolo di diffusione e di divulgazione delle nuove idee; ma questo grandioso movimento che prende il nome di illuminismo (dalla fiducia nel "lumi" della ragione che permettono all'uovo di vincere le tenebre dell'ignoranza e del pregiudizio e di rinnovare le strutture sociali per un'effettiva liberazione degli individui e un reale progresso della società) corrisponde a una ostinata difesa dei secolari privilegi, e questo atteggiamento negativo provocherà lo scoppio della rivoluzione. Invece in Austria, Prussia e Russia il processo di rinnovamento promosso dall'Illuminismo trova u insperato consenso in sovrani particolarmente "illuminati" ( Maria Teresa e Giuseppe II d'Austria, Federico II di Prussia e Caterina II di Russia) che favoriscono nei propri stati la diffusione dei principi rinnovatori e si fanno essi stessi promotori dei coraggiose riforme economiche e amministrative. Fino allo scoppio della rivoluzione francese i principali paesi europei conoscono un fervore di opere e di iniziative culturali e pratiche di ogni genere un più alacre pulsare di attività intellettuali, una vivace circolazione di idee, di dibattiti, di proposte.
Anche la letteratura assume gli stessi caratteri esprime le stesse esigenze e rivela lo stesso atteggiamento critico nei confronti della società. Inghilterra e Grancia attraversano nel settecento due straordinarie stagioni letterarie di importanza veramente eccezionale. In Inghilterra il fervore del dibattito politico si manifesta non solo nella polemica, nella satira e nell'invettiva, ma anche nella saggistica e nel giornalismo che contribuisce a formare e a diffondere la così' detta pubblica opinione , mentre il romanzo in modo più disteso ma non meno incisivo riflette gli aspetti più significativi della vita e della società criticandone indirettamente gli aspetti negativi. Tutti i più grandi scrittori del tempo da Defoe (autore del Robinson Crusoe ) a Swift ( autore dei Viaggi di Gulliver) si trovano coinvolti nelle polemiche tra i partiti Whigs e tories che dominano la vita politica e furono dei grandi giornalisti: le loro opere narrative anche le più fantastiche ed immaginarie, come le avventure di Robinson Crusoe e di Gulliver, nascono dalla concretezza della vita reale e dei suoi più scottanti problemi , e vanno perciò lette tenendo d'occhio tutti i riferimenti aperti o sottintesi a persone e situazioni del mondo contemporaneo.
In Francia l'illuminismo sposta il centro degli interessi culturali dalla corte ai "salotti" dove i più aperti rappresentanti della nobiltà discutono accanto ai rappresentanti della borghesi a innovatrice. Il " secolo dei lumi " come fu chiamato questo periodo, vide figure di letterati-pensatori di grande spicco : Voltaire, scintillante, arguto e mondano , più di ogni altro contribuì a demolire vecchi miti e a diffondere per tutta l'Europa l'Illuminismo, Diderot diresse L'Enciclopedia, raccogliendo attorno ad essa i più vivaci ingegni contemporanei, Rousseau, campione della democrazia diretta (opposta alla democrazia parlamentare teorizzata da Montesquieu sul modello inglese) celebrò acanto alla fiducia nella ragione, la necessità del ritorno alla natura e al sentimento per riportare l'uomo e al società alle origini e correggere in tal modo i guasti della civiltà. Anche in Francia il romanzo riflette la società e i suoi problemi e, con Voltaire e Diderot, propone un genere nuovo, il così detto conte philosophique o romanzo filosofico che, sotto forma di narrazione fantastica, vuole affrontare e discutere problemi di carattere filosofico.
La diffusione della cultura illuministica francese nelle corti d'Austria, di Prussia e di Russia valorizzata spesso da contatti personali e dall'amministrazione dei sovrani per un Voltaire e un Diderot, contribuì a creare anche in questi paesi un clima favorevole allo sviluppo di personalità di statura veramente europea come Lessing, la cui opera incise non sollo nell'ambito del proprio paese : si può dire che tutta l'Europa respiri la stessa atmosfera culturale, dovuta alla vivacissima circolazione delle idee e alle reciproche influenze degli scrittori. Di questo clima europeo beneficia anche l'Italia soprattutto per ragioni politiche : la Lombardia ad esempio essendo soggetta al governo riformatore austriaco, risentì più di ogni altra regione dell'influsso culturale dell'Austria di Maria Teresa e ne risultò di conseguenza favorita l'opera di personalità vigorose e coraggiose come Parini, il cui linguaggio è il linguaggio dell'uomo nuovo che lavora per la fondazione di una società più giusta e umana. Il fervore del rinnovamento colpisce anche chi è nato in una regione retriva e se ne sente soffocato come il piemontese Alfieri : il suo spirito di rivolta anticipa i tempi della liberazione libertaria e dei cambiamenti radicali .
Lo spirito della ribellione che si agita nel mondo già scosso dalle prospettate riforme illuministiche nasce più dall'impulso del sentimento che dall'analisi rigorosa della ragione: e motivi del romanticismo e della civiltà dell'Ottocento : Rousseau e Alfieri, ad esempio, si muovono in questo clima e dietro di loro già si intravvedono movimenti come lo Sturm und Drang tedesco o figure tormentate e irruenti come il nostro Foscolo.
Dopo la rivoluzione francese l' Europa consocerà la grandiosa avventura napoleonica, la conseguente restaurazione e l'ardore irrefrenabile delle nazionalità anelanti alla libertà e all'indipendenza : il romanticismo rispecchierà vicende e situazioni e darà voce a tutte le esigenze della mente e del cuore.
letteratura - il verso sciolto
letteratura - il verso sciolto
Per verso sciolto si intende il verso libero da ogni legame sia di strofa che di rima con gli altri della composizione poetica.
La scelta del verso sciolto nasce per lo più dall'esigenza di creare periodi ritmici originali e liberi da condizionamento delle strofe e delle rime fisse : anche la versificazione sciolta crea quindi legami ritmici, però tra serie variabili e non fisse di versi; e di solito usa l'endecasillabo, che meglio permette variazioni di armonia per la varietà dei suoi accenti; così come può usare l'enjambement per creare effetti nuovi attraverso la spezzatura del ritmo normale.
L'uso del verso sciolto risale al '500, ma è andato accentuandosi ed ha come unica norma la successione di un unico tipo di versi (endecasillabo) nella composizione.
Nella poesia moderna è andato sempre più affermandosi l'uso della versificazione libera, in cui le successioni di versi non solo sono sciolte da ogni legame di rima e di strofa, ma altrettanto serie successive di espressioni ritmiche libere, solo vincolate all'esigenza di corrispondere musicalmente al ritmo interiore dell'ispirazione.
Questo ha portato al rifiuto della metrica tradizionale e del suo complesso di norme, sentite come ostacoli e vincoli alla libera e originale espressione delle emozioni interiori, specialmente da parte dei preermetici e degli ermetici.
E' pur vero che, a valutare più attentamente alla tradizione metrica : ad esempio nella nota immagine poetica di Ungaretti Soldati :
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
Possiamo trovare due tradizionali settenari : si sta come d'autunno // sugli alberi le foglie.
Ma è cadenza della nuova versificazione che muta profondamente rispetto alla metrica tradizionale, perché non insiste più sul ritmo dato dagli accenti ma sul valore fonico e sulle capacità evocative della parola sentita nella sua essenzialità.
E' un processo di ricerca di un'espressione poetica veramente intima e personale, che la vecchia metrica non riusciva a soddisfare perché sembrava ricondurre a echi convenzionali.
Proprio questo carattere di originalità ha tolto però all'espressione della poesia gran parte della funzione di comunicazione sociale che essa aveva assunto nei secoli scorsi. Riconoscendosi più facilmente nelle strofe e nelle rime tradizionali, il pubblico dei lettori trovava il momento più alto dell'esperienza raccolto nell'espressione poetica : dai versi di Parini, Foscolo, di Carducci accettava di ricevere non solo l'eco sottile dei problemi individuali, ma moniti di vita morale, politica e sociale.
Oggi questa funzione pubblica è assunta prevalentemente dalla prosa : dai giornali, dalla saggistica, dalla narrativa e dai social.
Proprio l'estrema individualità del linguaggio poetico lo riserva ad un pubblico limitato e sensibile, mentre rende difficile una sua più ampia risonanza in un più vasto mondo di lettori.
Per verso sciolto si intende il verso libero da ogni legame sia di strofa che di rima con gli altri della composizione poetica.
La scelta del verso sciolto nasce per lo più dall'esigenza di creare periodi ritmici originali e liberi da condizionamento delle strofe e delle rime fisse : anche la versificazione sciolta crea quindi legami ritmici, però tra serie variabili e non fisse di versi; e di solito usa l'endecasillabo, che meglio permette variazioni di armonia per la varietà dei suoi accenti; così come può usare l'enjambement per creare effetti nuovi attraverso la spezzatura del ritmo normale.
L'uso del verso sciolto risale al '500, ma è andato accentuandosi ed ha come unica norma la successione di un unico tipo di versi (endecasillabo) nella composizione.
Nella poesia moderna è andato sempre più affermandosi l'uso della versificazione libera, in cui le successioni di versi non solo sono sciolte da ogni legame di rima e di strofa, ma altrettanto serie successive di espressioni ritmiche libere, solo vincolate all'esigenza di corrispondere musicalmente al ritmo interiore dell'ispirazione.
Questo ha portato al rifiuto della metrica tradizionale e del suo complesso di norme, sentite come ostacoli e vincoli alla libera e originale espressione delle emozioni interiori, specialmente da parte dei preermetici e degli ermetici.
E' pur vero che, a valutare più attentamente alla tradizione metrica : ad esempio nella nota immagine poetica di Ungaretti Soldati :
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
Possiamo trovare due tradizionali settenari : si sta come d'autunno // sugli alberi le foglie.
Ma è cadenza della nuova versificazione che muta profondamente rispetto alla metrica tradizionale, perché non insiste più sul ritmo dato dagli accenti ma sul valore fonico e sulle capacità evocative della parola sentita nella sua essenzialità.
E' un processo di ricerca di un'espressione poetica veramente intima e personale, che la vecchia metrica non riusciva a soddisfare perché sembrava ricondurre a echi convenzionali.
Proprio questo carattere di originalità ha tolto però all'espressione della poesia gran parte della funzione di comunicazione sociale che essa aveva assunto nei secoli scorsi. Riconoscendosi più facilmente nelle strofe e nelle rime tradizionali, il pubblico dei lettori trovava il momento più alto dell'esperienza raccolto nell'espressione poetica : dai versi di Parini, Foscolo, di Carducci accettava di ricevere non solo l'eco sottile dei problemi individuali, ma moniti di vita morale, politica e sociale.
Oggi questa funzione pubblica è assunta prevalentemente dalla prosa : dai giornali, dalla saggistica, dalla narrativa e dai social.
Proprio l'estrema individualità del linguaggio poetico lo riserva ad un pubblico limitato e sensibile, mentre rende difficile una sua più ampia risonanza in un più vasto mondo di lettori.
mercoledì 5 settembre 2018
la rima
la rima
Più versi raggruppati in un periodo ritmico formano una strofa; l'elemento più evidente di legame strofico è la rima, cioè la concordanza di due o più versi delle sillabe finali a partire dalla vocale su cui cade l'accento tonico. Talora benché raramente, la rima si trova all'interno del verso (rima interna); quando la rima interna coincide con la cesura, si ha una rima al mezzo; come avviene nei celebri versi leopardiani :
Passata è la tempesta
odo augelli far festa, e la gallina ....
Invece della rima, come elemento di corrispondenza ritmica possiamo trovare al coincidenza delle vocali finali ma non delle consonanti : è l'assonanza :
Laudato si' mi' Signore per frate veno
e per aere ed nubilo et sereno er onne tempo (S. Francesco).
Invece l'identità delle lettere dopo la vocale tonica si definisce consonanza :
1) rima baciata o accoppiata : si sussegue in versi consecutivi secondo lo schema AA
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto ( Pascoli).
2) rima alternata : in una strofa i versi pari rimano con i pari ed i versi dispari con i dispari ABAB :
E s'aprono i fiori notturni
nell'ora che penso ai miei cari
Sono apparsi in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari. (Pascoli).
3) rima incrociata o chiusa : il primo verso rima con i quarto il secondo con il terzo; schema ABBA :
Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Erompo dalla corteccia
fragile io ninfa boschereccia
Versilia, perché non mi tocchi ( D'Annunzio)
4) rima incatenata ( o terza rima) : in una serie di terzione il verso intermedio di ognuna rima con i versi estremi della successiva; schema ABA BCB CDC.
Era poc'anzi nella valle il ronzo
dell'altre sere. Ogni campana prese
poi sonno in una lunga ansia di bronzo.
Si dicevano Ave! Ave! le chiese,
e i vecchi preti, che ristanno un poco
con le mani alle funi anco sospese ( Pascoli )
5) rima invertita : le rime di una strofa sono riprese in ordine inverso nella strofa seguente ; schema ABC CBA (o BCA)
perché con li cadrà quella speranza
che ne fe' vaneggiar si lungamente
e 'l riso' 'l pianto, e la paura e l'ira
si vedrem chiaro poi come sovente
per le cose dubbiose altri s'avanza
e come spesso indarno si sospira (Petrarca)
La diversa disposizione delle rime caratterizza le varie strutture strofiche, che di solito prendono il nome dei versi che le compongono : ecco i principali :
1) il distico è formato da una coppia di versi per lo più endecasillabi, a rima baciata;
2) la terzina è la strofa a tre versi solitamente endecasillabi, legata alla serie di altre terzine, come si è visto dalla rima incatenata o invertita;
3) la quartina è la strofa di quattro versi legati dalla rima alternata o dalla rima incrociata;
4) la sestina raccoglie sei versi, di solito endecasillabi o settenari, con rima alternata per i primi quattro e baciata per gli ultimi due secondo lo schema ABABCC;
5) l'ottava è una serie di otto endecasillabi, a rima alternata per i primi sei e baciata per gli ultimi due, secondo lo schema ABABABCC. E' la strofa tipica della poesia epica.
La strofa ha la sua collocazione all'interno dei una particolare composizione poetica, in cui si trova il suo ampliamento ritmico. Abbiamo già visto come una serie di terzine costituiscano un insieme collegato dai richiami ritmici della rima.
Tra gli altri componimenti propri della tradizione della poesia lirica ci limitiamo ad indicare i più tipici e ricorrenti nel corso dei secoli :
1) il sonetto è costituito da 14 endecasillabi divisi in due quartine e due terzine; di solito la rima alternata o incrociata lega tra loro rispettivamente le due quartine e le due terzine.
E' il componimento più tradizionale della poesia lirica, usato per esprimere ogni genere di argomenti prevalentemente per lirica d'amore. Con l'aggiunta di un gruppo di versi, di solito tre, legati in rima all'ultima terzina si ha il sonetto caudato, usato nella poesia scherzosa e satirica.
2) La canzone fu per alcuni secoli la forma più alta e dignitosa di componimento poetico; portata a perfezione dal Petrarca, si divideva in strofe cui si dava il nome di stanze, composte di endecasillabi e settenari alternati e rimati secondo uno schema fisso; di solito si chiudeva con una strofa più breve che si definiva commiato.
Una fondamentale innovazione fu portata in questo schema dal Leopardi con la canzone libera : la canzone leopardiana consta di un numero variabile di strofe senza schema fisso, in cui cioè endecasillabi e settenari si alternano senza regolarità e senza precisa disposizione di rime, seguendo l'esigenza interiore di ritmo dell'animo del poeta.
Dalla canzone petrarchesca derivano nel corso dei secoli forme di componimento diverse: la canzonetta ( o anacreontica) di solito composta di versi brevi (settenari o ottonari) e di contenuto amoroso : l'ode (prevalentemente di settenari ) di intonazione morale, civile, amorosa; l'inno di contenuto religioso.
La scelta degli schemi delle rie e delle strofe non è mai casuale : essa corrisponde ad un'esigenza del discorso poetico sottolineando l'intensione di isolare o collegare tra loro argomenti in successioni più rapide o più ampie.
Ad esempio l'ottava spesso coincide con un periodo compiuto e con un discorso autonomo e ripreso per continuità o contrapposizione con l'ottava seguente; la terzina dantesca, con un intreccio di rime, presuppone un discorso che si sviluppa per sovrapposizioni successive. Sono quindi due forme strofiche più adatte ad una comunicazione poetica di tipo narrativo ed enunciativo.
Ma soprattutto occorre tenere presente che ogni verso ha una sua caratteristica ritmica che l'eventuale presenza della strofa rappresenta quindi una sovrapposizione di un ritmo più ampio e generale che raccoglie e completa strutture ritmiche individuali e parziali, appunto singoli versi; la lettura poetica dovrà far risalire sia la circolarità ritmica della strofa, sia all'interno di essa, la cadenza dei singoli versi.
Questo andamento ritmico può inoltre essere spezzato e variato legando più direttamente versi consecutivi attraverso quella particolare inarcatura che si suole indicare con il termine francese di
emjambement.
Esso consiste nel prolungamento di uno stretto rapporto di enunciazione tra la fine di un verso e l'inizio del successivo (es. tra attributo e sostantivo ).
ma sedendo e mirando, internati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo .... (Leopardi)
L'emjambement crea una nuova unità ritmica che non annulla ma si sovrappone a quella normale del verso suscitando a volte una forte spezzatura della strofa.
Più versi raggruppati in un periodo ritmico formano una strofa; l'elemento più evidente di legame strofico è la rima, cioè la concordanza di due o più versi delle sillabe finali a partire dalla vocale su cui cade l'accento tonico. Talora benché raramente, la rima si trova all'interno del verso (rima interna); quando la rima interna coincide con la cesura, si ha una rima al mezzo; come avviene nei celebri versi leopardiani :
Passata è la tempesta
odo augelli far festa, e la gallina ....
Invece della rima, come elemento di corrispondenza ritmica possiamo trovare al coincidenza delle vocali finali ma non delle consonanti : è l'assonanza :
Laudato si' mi' Signore per frate veno
e per aere ed nubilo et sereno er onne tempo (S. Francesco).
Invece l'identità delle lettere dopo la vocale tonica si definisce consonanza :
1) rima baciata o accoppiata : si sussegue in versi consecutivi secondo lo schema AA
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto ( Pascoli).
2) rima alternata : in una strofa i versi pari rimano con i pari ed i versi dispari con i dispari ABAB :
E s'aprono i fiori notturni
nell'ora che penso ai miei cari
Sono apparsi in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari. (Pascoli).
3) rima incrociata o chiusa : il primo verso rima con i quarto il secondo con il terzo; schema ABBA :
Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Erompo dalla corteccia
fragile io ninfa boschereccia
Versilia, perché non mi tocchi ( D'Annunzio)
4) rima incatenata ( o terza rima) : in una serie di terzione il verso intermedio di ognuna rima con i versi estremi della successiva; schema ABA BCB CDC.
Era poc'anzi nella valle il ronzo
dell'altre sere. Ogni campana prese
poi sonno in una lunga ansia di bronzo.
Si dicevano Ave! Ave! le chiese,
e i vecchi preti, che ristanno un poco
con le mani alle funi anco sospese ( Pascoli )
5) rima invertita : le rime di una strofa sono riprese in ordine inverso nella strofa seguente ; schema ABC CBA (o BCA)
perché con li cadrà quella speranza
che ne fe' vaneggiar si lungamente
e 'l riso' 'l pianto, e la paura e l'ira
si vedrem chiaro poi come sovente
per le cose dubbiose altri s'avanza
e come spesso indarno si sospira (Petrarca)
La diversa disposizione delle rime caratterizza le varie strutture strofiche, che di solito prendono il nome dei versi che le compongono : ecco i principali :
1) il distico è formato da una coppia di versi per lo più endecasillabi, a rima baciata;
2) la terzina è la strofa a tre versi solitamente endecasillabi, legata alla serie di altre terzine, come si è visto dalla rima incatenata o invertita;
3) la quartina è la strofa di quattro versi legati dalla rima alternata o dalla rima incrociata;
4) la sestina raccoglie sei versi, di solito endecasillabi o settenari, con rima alternata per i primi quattro e baciata per gli ultimi due secondo lo schema ABABCC;
5) l'ottava è una serie di otto endecasillabi, a rima alternata per i primi sei e baciata per gli ultimi due, secondo lo schema ABABABCC. E' la strofa tipica della poesia epica.
La strofa ha la sua collocazione all'interno dei una particolare composizione poetica, in cui si trova il suo ampliamento ritmico. Abbiamo già visto come una serie di terzine costituiscano un insieme collegato dai richiami ritmici della rima.
Tra gli altri componimenti propri della tradizione della poesia lirica ci limitiamo ad indicare i più tipici e ricorrenti nel corso dei secoli :
1) il sonetto è costituito da 14 endecasillabi divisi in due quartine e due terzine; di solito la rima alternata o incrociata lega tra loro rispettivamente le due quartine e le due terzine.
E' il componimento più tradizionale della poesia lirica, usato per esprimere ogni genere di argomenti prevalentemente per lirica d'amore. Con l'aggiunta di un gruppo di versi, di solito tre, legati in rima all'ultima terzina si ha il sonetto caudato, usato nella poesia scherzosa e satirica.
2) La canzone fu per alcuni secoli la forma più alta e dignitosa di componimento poetico; portata a perfezione dal Petrarca, si divideva in strofe cui si dava il nome di stanze, composte di endecasillabi e settenari alternati e rimati secondo uno schema fisso; di solito si chiudeva con una strofa più breve che si definiva commiato.
Una fondamentale innovazione fu portata in questo schema dal Leopardi con la canzone libera : la canzone leopardiana consta di un numero variabile di strofe senza schema fisso, in cui cioè endecasillabi e settenari si alternano senza regolarità e senza precisa disposizione di rime, seguendo l'esigenza interiore di ritmo dell'animo del poeta.
Dalla canzone petrarchesca derivano nel corso dei secoli forme di componimento diverse: la canzonetta ( o anacreontica) di solito composta di versi brevi (settenari o ottonari) e di contenuto amoroso : l'ode (prevalentemente di settenari ) di intonazione morale, civile, amorosa; l'inno di contenuto religioso.
La scelta degli schemi delle rie e delle strofe non è mai casuale : essa corrisponde ad un'esigenza del discorso poetico sottolineando l'intensione di isolare o collegare tra loro argomenti in successioni più rapide o più ampie.
Ad esempio l'ottava spesso coincide con un periodo compiuto e con un discorso autonomo e ripreso per continuità o contrapposizione con l'ottava seguente; la terzina dantesca, con un intreccio di rime, presuppone un discorso che si sviluppa per sovrapposizioni successive. Sono quindi due forme strofiche più adatte ad una comunicazione poetica di tipo narrativo ed enunciativo.
Ma soprattutto occorre tenere presente che ogni verso ha una sua caratteristica ritmica che l'eventuale presenza della strofa rappresenta quindi una sovrapposizione di un ritmo più ampio e generale che raccoglie e completa strutture ritmiche individuali e parziali, appunto singoli versi; la lettura poetica dovrà far risalire sia la circolarità ritmica della strofa, sia all'interno di essa, la cadenza dei singoli versi.
Questo andamento ritmico può inoltre essere spezzato e variato legando più direttamente versi consecutivi attraverso quella particolare inarcatura che si suole indicare con il termine francese di
emjambement.
Esso consiste nel prolungamento di uno stretto rapporto di enunciazione tra la fine di un verso e l'inizio del successivo (es. tra attributo e sostantivo ).
ma sedendo e mirando, internati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo .... (Leopardi)
L'emjambement crea una nuova unità ritmica che non annulla ma si sovrappone a quella normale del verso suscitando a volte una forte spezzatura della strofa.
letteratura - il verso
letteratura - il verso
Il verso è una successione di sillabe di solito determinata e fissa, regolata da alcune fondamentali norme di continuità e di accento.
La distinzione dei versi avviene secondo il numero delle sillabe metriche che lo compongono, calcolate secondo criteri di lettura.
Accanto al numero di sillabe, l'altro elemento caratteristico è la disposizione degli accenti ritmici soprattutto di quello dell'ultima parola: in corrispondenza a parole terminali piane sdrucciole o tronche, avremo versi piani sdruccioli o tronchi. Per esempio l'endecasillabo il verso fondamentale della nostra metrica, non è ovviamente un insieme di undici sillabe normali, ma una successione di sillabe lette metricamente con l'ultimo accento ritmico sulla decima :
endecasillabo piano : sempre caro mi fu quest'ermo colle
endecasillabo sdrucciolo : a egregie cose il forte animo accendono
endecasillabo tronco : sul verde cupo roseo brillò.
Data la prevalenza di parole piane nella nostra lingua possiamo considerare i versi piani la norma e gli altri due le eccezione, spesso ricercata per particolari effetti di timbro e di cadenza.
Si può inoltre tenere presente una ulteriore differenza tra versi parisillabi e imparisillabi. I primi senari ottonari decasillabi hanno uniformità di ritmo data la collocazione costante degli accenti che può essere ricercata per particolari effetti ripetitivi.
Molto più vari ed usati i versi imparisillabi soprattutto il settenario e l'endecasillabo.
Il settenario è il verso che ha un accento ritmico fisso sulla 6° sillaba ed un altro variabile tra le prime quattro : ma la sua varietà è data soprattutto dalla facilità con cui può essere usato sia nella sua forma piana sia quella sdrucciola o tronca :
"l'ansia di un cor che indòcile (sdrucciola)
serve pensando al règno (piana)
e il giunge, e tiene un prèmio
c'era follia speràr (tronca)
L'endecasillabo è come si è detto il verso principe della nostra letteratura : ciò che lo distingue è anzitutto la presenza dell'ultimo accento ritmico sulla decima sillaba ; ma la varietà di ritmo rispetto a tutto glia altri versi è data dalla diversa collocazione degli accenti ritmici interni e delle pause.
Riguardo all'accento tre sono gli schemi più usuali in cui si presenta :
1) accenti sulla 2° 6° e 10°
Nel mezzo del cammìn di nostra vita
2) accenti sulla 4° 7° e 10°
Zefiro torna e il bel témpo riména
3) accenti sulla 4° 8° e 10°
Fuggendo a piedi e insanguinando il piàno
Riguardo alla pausa interna (cesura ) essa può cadere :
1) dopo le prime sette sillabe (endecasillabo a maiore)
"che speranze, che cori// o Silvia mia";
2) Dopo le prime cinque sillabe (endecasillabo a minore)
"negli occhi tuoi // ridenti e fuggitivi "
La cesura può essere elemento importante per isolare una parola e porla in evidenza al centro della frase poetica.
Il verso è una successione di sillabe di solito determinata e fissa, regolata da alcune fondamentali norme di continuità e di accento.
La distinzione dei versi avviene secondo il numero delle sillabe metriche che lo compongono, calcolate secondo criteri di lettura.
Accanto al numero di sillabe, l'altro elemento caratteristico è la disposizione degli accenti ritmici soprattutto di quello dell'ultima parola: in corrispondenza a parole terminali piane sdrucciole o tronche, avremo versi piani sdruccioli o tronchi. Per esempio l'endecasillabo il verso fondamentale della nostra metrica, non è ovviamente un insieme di undici sillabe normali, ma una successione di sillabe lette metricamente con l'ultimo accento ritmico sulla decima :
endecasillabo piano : sempre caro mi fu quest'ermo colle
endecasillabo sdrucciolo : a egregie cose il forte animo accendono
endecasillabo tronco : sul verde cupo roseo brillò.
Data la prevalenza di parole piane nella nostra lingua possiamo considerare i versi piani la norma e gli altri due le eccezione, spesso ricercata per particolari effetti di timbro e di cadenza.
Si può inoltre tenere presente una ulteriore differenza tra versi parisillabi e imparisillabi. I primi senari ottonari decasillabi hanno uniformità di ritmo data la collocazione costante degli accenti che può essere ricercata per particolari effetti ripetitivi.
Molto più vari ed usati i versi imparisillabi soprattutto il settenario e l'endecasillabo.
Il settenario è il verso che ha un accento ritmico fisso sulla 6° sillaba ed un altro variabile tra le prime quattro : ma la sua varietà è data soprattutto dalla facilità con cui può essere usato sia nella sua forma piana sia quella sdrucciola o tronca :
"l'ansia di un cor che indòcile (sdrucciola)
serve pensando al règno (piana)
e il giunge, e tiene un prèmio
c'era follia speràr (tronca)
L'endecasillabo è come si è detto il verso principe della nostra letteratura : ciò che lo distingue è anzitutto la presenza dell'ultimo accento ritmico sulla decima sillaba ; ma la varietà di ritmo rispetto a tutto glia altri versi è data dalla diversa collocazione degli accenti ritmici interni e delle pause.
Riguardo all'accento tre sono gli schemi più usuali in cui si presenta :
1) accenti sulla 2° 6° e 10°
Nel mezzo del cammìn di nostra vita
2) accenti sulla 4° 7° e 10°
Zefiro torna e il bel témpo riména
3) accenti sulla 4° 8° e 10°
Fuggendo a piedi e insanguinando il piàno
Riguardo alla pausa interna (cesura ) essa può cadere :
1) dopo le prime sette sillabe (endecasillabo a maiore)
"che speranze, che cori// o Silvia mia";
2) Dopo le prime cinque sillabe (endecasillabo a minore)
"negli occhi tuoi // ridenti e fuggitivi "
La cesura può essere elemento importante per isolare una parola e porla in evidenza al centro della frase poetica.
martedì 4 settembre 2018
letteratura - la prosa
letteratura - la prosa
L'espressione in prosa può apparentemente apparire libera dal rispetto di esigenze esterne che non siano quelle lineare della grammatica e della sintassi; in realtà anche attraverso il linguaggio in prosa lo scrittore ricerca una serie di effetti che caratterizzano il suo discorso in modo personale e creativo e diventano spie della sua ispirazione e della natura del messaggio che intende comunicare.
Il più importante di questi effetti è il particolare ritmo che la pagina può venire assumendo attraverso la scelta dell'una o dell'altra delle strutture sintattiche fondamentali.
Una prima osservazione ci porta a distinguere all'interno della organizzazione generale del periodo il rapporto tra le singole frasi.
Si definisce ipotassi la costruzione di un periodo in cui l'elemento reggente è costituito da una proposizione principale intorno a cui le altre proposizioni si raccolgono in un rapporto di subordinazione. La costruzione subordinata ( o ipotattica) permette di creare effetti di sospensione e di amplificazione dell'azione principale come in questa descrizione del Boccaccio :
" Ma Guccio Imbratta, il quale era più vago di stare in cucina che sopra i verdi rami l'usignolo, e massimamente se fante vi sentiva niuna, avendone in quella dell'oste veduta grassa e grossa e piccola e mal fatta ..., non altrimenti che si gitta l'avvoltoio alla carogna, lasciata la camera del frate Cipolla aperta e tutte le sue cose in abbandono, là si calò".
In genere i periodi costruiti secondo il criterio della subordinazione si reggono su ritmi complessi ed articolati nei quali è fondamentale il gioco delle simmetrie tra le singole frasi : periodi così strutturati risentono solitamente dell'influenza dei modi della stilistica classica, e particolarmente latina, passati nel nostro uso letterario attraverso Boccaccio e del Rinascimento. La prevalenza dell'ipotassi nel linguaggio di uno scrittore può essere indice di scelta espressiva classica e tradizionale, di un bisogno di ordine e di armonia.
Se invece prevale una costruzione caratterizzata da una successione di frasi coordinate avremo la paratassi : una struttura solitamente meno ritmata adatta ad un'espressione più immediata e incisiva.
la scelta dell'uno o dell'altro modello evidentemente è legata alle particolari esigenze espressive in rapporto alle situazioni e ai contenuti : si è notato ad es. che nei promessi sposi prevale la costruzione paratattica quando parlano gli umili, mentre nelle più ampie e dignitose forme dell'ipotassi si esprimono i personaggi rilevanti di censo e cultura.
La paratassi può portare attraverso un effetto di successione e di enumerazione, a mettere in rilievo singolarmente azioni o addirittura oggetti nella loro peculiarità individuale : può esserne un esempio questa frase tratta da un racconto di Pavese :
" qualcuno parlò dall'altra parte della piazza, balenò un lume alla finestra; tacemmo allora. Tacendo noi, si spensero anche le voci delle rade finestre; scomparve quel lume; durarono soltanto, intermittenti i latrati. Fu allora che sentimmo cigolare circospetta l'imposta lassù (da La spiaggia).
In questo caso inoltre la coordinazione delle varie frasi avviene per accostamento omettendo le congiunzioni è un tipico caso di asindeto.
Quando invece i termini del periodo appaiono collegati in una serie attraverso il ripetersi della particella coordinativa avremo i polisindeto come in questa frase manzoniana :
"all'aprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti, e qualche parola, sulla scarsità della raccolta , e sulla miseria d'annata e più delle parole si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno ".
Normalmente i successioni del genere l'attenzione è concentrata sul verbo come elemento fondamentale per delineare la serie di azioni; senza alcuna struttura verbale che li sostenga, si ha il cosiddetto stile nominale che si rappresenta con caratteristiche di irregolarità e spezzatura del ritmo, come in questo modello derivato da Verga;
"Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava di fronte al casino dei galantuomini, davanti al Municipio sugli scalini della chiesa; un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano."
In tutti gli esempi citati vediamo come il ritmo della prosa possa esser estremamente vario, dalle forme più ampie e distese a quelle più nervose e spezzate; in ogni caso, però, anche la frase enunciata in prosa è costruita secondo precise esigenze di corrispondenze e che contribuiscono in misura determinante a sottolineare il valore dell'enunciato.
L'espressione in prosa può apparentemente apparire libera dal rispetto di esigenze esterne che non siano quelle lineare della grammatica e della sintassi; in realtà anche attraverso il linguaggio in prosa lo scrittore ricerca una serie di effetti che caratterizzano il suo discorso in modo personale e creativo e diventano spie della sua ispirazione e della natura del messaggio che intende comunicare.
Il più importante di questi effetti è il particolare ritmo che la pagina può venire assumendo attraverso la scelta dell'una o dell'altra delle strutture sintattiche fondamentali.
Una prima osservazione ci porta a distinguere all'interno della organizzazione generale del periodo il rapporto tra le singole frasi.
Si definisce ipotassi la costruzione di un periodo in cui l'elemento reggente è costituito da una proposizione principale intorno a cui le altre proposizioni si raccolgono in un rapporto di subordinazione. La costruzione subordinata ( o ipotattica) permette di creare effetti di sospensione e di amplificazione dell'azione principale come in questa descrizione del Boccaccio :
" Ma Guccio Imbratta, il quale era più vago di stare in cucina che sopra i verdi rami l'usignolo, e massimamente se fante vi sentiva niuna, avendone in quella dell'oste veduta grassa e grossa e piccola e mal fatta ..., non altrimenti che si gitta l'avvoltoio alla carogna, lasciata la camera del frate Cipolla aperta e tutte le sue cose in abbandono, là si calò".
In genere i periodi costruiti secondo il criterio della subordinazione si reggono su ritmi complessi ed articolati nei quali è fondamentale il gioco delle simmetrie tra le singole frasi : periodi così strutturati risentono solitamente dell'influenza dei modi della stilistica classica, e particolarmente latina, passati nel nostro uso letterario attraverso Boccaccio e del Rinascimento. La prevalenza dell'ipotassi nel linguaggio di uno scrittore può essere indice di scelta espressiva classica e tradizionale, di un bisogno di ordine e di armonia.
Se invece prevale una costruzione caratterizzata da una successione di frasi coordinate avremo la paratassi : una struttura solitamente meno ritmata adatta ad un'espressione più immediata e incisiva.
la scelta dell'uno o dell'altro modello evidentemente è legata alle particolari esigenze espressive in rapporto alle situazioni e ai contenuti : si è notato ad es. che nei promessi sposi prevale la costruzione paratattica quando parlano gli umili, mentre nelle più ampie e dignitose forme dell'ipotassi si esprimono i personaggi rilevanti di censo e cultura.
La paratassi può portare attraverso un effetto di successione e di enumerazione, a mettere in rilievo singolarmente azioni o addirittura oggetti nella loro peculiarità individuale : può esserne un esempio questa frase tratta da un racconto di Pavese :
" qualcuno parlò dall'altra parte della piazza, balenò un lume alla finestra; tacemmo allora. Tacendo noi, si spensero anche le voci delle rade finestre; scomparve quel lume; durarono soltanto, intermittenti i latrati. Fu allora che sentimmo cigolare circospetta l'imposta lassù (da La spiaggia).
In questo caso inoltre la coordinazione delle varie frasi avviene per accostamento omettendo le congiunzioni è un tipico caso di asindeto.
Quando invece i termini del periodo appaiono collegati in una serie attraverso il ripetersi della particella coordinativa avremo i polisindeto come in questa frase manzoniana :
"all'aprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti, e qualche parola, sulla scarsità della raccolta , e sulla miseria d'annata e più delle parole si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno ".
Normalmente i successioni del genere l'attenzione è concentrata sul verbo come elemento fondamentale per delineare la serie di azioni; senza alcuna struttura verbale che li sostenga, si ha il cosiddetto stile nominale che si rappresenta con caratteristiche di irregolarità e spezzatura del ritmo, come in questo modello derivato da Verga;
"Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava di fronte al casino dei galantuomini, davanti al Municipio sugli scalini della chiesa; un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano."
In tutti gli esempi citati vediamo come il ritmo della prosa possa esser estremamente vario, dalle forme più ampie e distese a quelle più nervose e spezzate; in ogni caso, però, anche la frase enunciata in prosa è costruita secondo precise esigenze di corrispondenze e che contribuiscono in misura determinante a sottolineare il valore dell'enunciato.
lunedì 3 settembre 2018
figure retoriche - di ordine
figure retoriche - di ordine
Accanto alle figure di parola, l'espressione figurata, cioè che volutamente si contrappone per ambiguità e varietà di significazioni alla definizione pura e precisa si avvale ( con maggior frequenza nel linguaggio in versi) delle figure d'ordine : disposizioni delle parole nella proposizione che volutamente e per particolari ricerche di effetti si distaccano dalla collocazione più diretta e semplice del costrutto comune.
La prima e la più usata di tali figure è l'iperbato : un'inversione di costrutto che colloca un complemento o una proposizione prima del termine reggente :
e della vita il doloroso amore (Saba).
L'iperbato serve a collocare in posizione di rilievo, quindi a sottolineare con la cadenza della lettura il termine concettualmente più significativo della frase; in certi casi, creando una pausa nell'enunciazione , può contribuire all'effetto ironico ( come spesso avviene nel Parini : " la pudica d'altrui sposa a te cara ").
Un simile effetto anche se più difficile o raro è dato dall'anacoluto : una voluta alterazione dell'ordine sintattico ( di solito consiste nel cominciare un periodo con un costrutto per rovesciarlo nella parte finale) volta in alcuni casi a creare un'alterazione del ritmo che rafforza l'efficacia del concetto come nel celebre passo del Macchiavelli :
"entro nelle antique corti delli antiqui uomini; dove, da lor ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solo è mio e ch'io nacqui per lui".
Un effetto più sottile ed armonico è dato dal chiasmo, la disposizione incrociata a X dei membri corrispondenti di una frase o periodo . Esso di solito consiste nell'incrociare la disposizione di due coppie successive di attributi e sostantivi :
" io gli studi leggiadri - talor lasciando le sudate carte "(Leopardi)
oppure di due coppie composte di verbo + sostantivo :
"Odi greggi belar, muggire armenti " (Leopardi)
ma si verifica pure in vari costrutti ed anche con riferimento a rapporti concettuali :
"Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori " (Ariosto )
dove invece il termine donne richiama gli amori ed i cavalieri l'arme.
Vi è poi tutta una serie di situazioni legate alle ripetizioni, cioè alla ripresa in successione di parole e locuzioni per suscitare un'accentuazione del tono. Spesso ciò accade in versi successivi di una strofa :
"per ne su va nella città dolente
per me si va nell'eterno dolore
per me si va tra la perduta gente"( Dante)
Spesso la ripetizione si rappresenta come raddoppiamento della stessa parola con un significato di intensificazione espressiva :
O speranze speranze, ameni inganni ( Leopardi )
Spegniti spegniti, breve candela ( Shakespeare)
Sottolineata dalla variazione all'interno dei versi la ripetizione può assumere una particolare vivacità declamatoria come in questi versi di P. Neruda sulla guerra civile in Spagna :
Venite a vedere il sangue per le strade
venite a vedere
il sangue per le strade
venite a vedere il sangue
per le strade.
Una successione iniziale può essere costituita da termini di radice e di significato opposti. Si ha allora l'antitesi con parole in bisticcio tra loro, (Amore amaro) oppure con ricercata contrapposizione di situazioni :
...... la gloria
maggior dopo il periglio
la fuga e la vittoria
la reggia e il triste esilio ( Manzoni).
In genere poi la successione di parole può esser usata per esprimere diversi aspetti di un'idea secondo un ordine di intensità progressiva che si definisce gradazione o ( climax) .
Effetto simile propone spesso l'endiadi, espressione di un unico concetto ripetuto in due termini di cui il secondo sottolinea ed accresce con valore attributivo l'idea espressa dal primo (l'odio e il furore per "l'odio furibondo") .
In genere, in tutti questi usi , la parola tende ad accrescere il normale significato di comunicazione attraverso particolari richiami fonici, accentua cioè al forza e al suggestione del suo messaggio con i rapporti che istituisce nel contesto della frase e gli echi che suggerisce.
La frequenza delle "figure d'ordine" sarà quindi indice di una scelta linguistica complessa ed evocativa così come il ricorso a strutture di frase normali indicherà una certa linearità ed immediatezza del messaggio; non solo, ma all'interno della scelta delle figure, il prevalere di uno o di un altro tipo caratterizzerà la qualità di un'ispirazione e di un'espressione ed addirittura sarà caratteristico dell'una e dell'altra corrente letteraria.
Alcuni studiosi di linguistica ad esempio distinguono addirittura nei vari tipi di espressione letterario una direttrice metaforica ed una direttrice metonimica, cioè l'uso di figure e d espressioni legate da rapporti di somiglianza o di continuità.
Nel primo caso il ricorso all'accostamento di immagini ed alle associazioni analogiche contribuirà a creare un tono allusivo e indeterminato come avviene spesso da parte di scrittori romantici, simbolisti, surrealisti; nel secondo caso la precisione dei rapporti interni sottolineata dalle figure legate alla metonimia accentuerà i valori descritto propri di uno stile realistico.
Accanto alle figure di parola, l'espressione figurata, cioè che volutamente si contrappone per ambiguità e varietà di significazioni alla definizione pura e precisa si avvale ( con maggior frequenza nel linguaggio in versi) delle figure d'ordine : disposizioni delle parole nella proposizione che volutamente e per particolari ricerche di effetti si distaccano dalla collocazione più diretta e semplice del costrutto comune.
La prima e la più usata di tali figure è l'iperbato : un'inversione di costrutto che colloca un complemento o una proposizione prima del termine reggente :
e della vita il doloroso amore (Saba).
L'iperbato serve a collocare in posizione di rilievo, quindi a sottolineare con la cadenza della lettura il termine concettualmente più significativo della frase; in certi casi, creando una pausa nell'enunciazione , può contribuire all'effetto ironico ( come spesso avviene nel Parini : " la pudica d'altrui sposa a te cara ").
Un simile effetto anche se più difficile o raro è dato dall'anacoluto : una voluta alterazione dell'ordine sintattico ( di solito consiste nel cominciare un periodo con un costrutto per rovesciarlo nella parte finale) volta in alcuni casi a creare un'alterazione del ritmo che rafforza l'efficacia del concetto come nel celebre passo del Macchiavelli :
"entro nelle antique corti delli antiqui uomini; dove, da lor ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solo è mio e ch'io nacqui per lui".
Un effetto più sottile ed armonico è dato dal chiasmo, la disposizione incrociata a X dei membri corrispondenti di una frase o periodo . Esso di solito consiste nell'incrociare la disposizione di due coppie successive di attributi e sostantivi :
" io gli studi leggiadri - talor lasciando le sudate carte "(Leopardi)
oppure di due coppie composte di verbo + sostantivo :
"Odi greggi belar, muggire armenti " (Leopardi)
ma si verifica pure in vari costrutti ed anche con riferimento a rapporti concettuali :
"Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori " (Ariosto )
dove invece il termine donne richiama gli amori ed i cavalieri l'arme.
Vi è poi tutta una serie di situazioni legate alle ripetizioni, cioè alla ripresa in successione di parole e locuzioni per suscitare un'accentuazione del tono. Spesso ciò accade in versi successivi di una strofa :
"per ne su va nella città dolente
per me si va nell'eterno dolore
per me si va tra la perduta gente"( Dante)
Spesso la ripetizione si rappresenta come raddoppiamento della stessa parola con un significato di intensificazione espressiva :
O speranze speranze, ameni inganni ( Leopardi )
Spegniti spegniti, breve candela ( Shakespeare)
Sottolineata dalla variazione all'interno dei versi la ripetizione può assumere una particolare vivacità declamatoria come in questi versi di P. Neruda sulla guerra civile in Spagna :
Venite a vedere il sangue per le strade
venite a vedere
il sangue per le strade
venite a vedere il sangue
per le strade.
Una successione iniziale può essere costituita da termini di radice e di significato opposti. Si ha allora l'antitesi con parole in bisticcio tra loro, (Amore amaro) oppure con ricercata contrapposizione di situazioni :
...... la gloria
maggior dopo il periglio
la fuga e la vittoria
la reggia e il triste esilio ( Manzoni).
In genere poi la successione di parole può esser usata per esprimere diversi aspetti di un'idea secondo un ordine di intensità progressiva che si definisce gradazione o ( climax) .
Effetto simile propone spesso l'endiadi, espressione di un unico concetto ripetuto in due termini di cui il secondo sottolinea ed accresce con valore attributivo l'idea espressa dal primo (l'odio e il furore per "l'odio furibondo") .
In genere, in tutti questi usi , la parola tende ad accrescere il normale significato di comunicazione attraverso particolari richiami fonici, accentua cioè al forza e al suggestione del suo messaggio con i rapporti che istituisce nel contesto della frase e gli echi che suggerisce.
La frequenza delle "figure d'ordine" sarà quindi indice di una scelta linguistica complessa ed evocativa così come il ricorso a strutture di frase normali indicherà una certa linearità ed immediatezza del messaggio; non solo, ma all'interno della scelta delle figure, il prevalere di uno o di un altro tipo caratterizzerà la qualità di un'ispirazione e di un'espressione ed addirittura sarà caratteristico dell'una e dell'altra corrente letteraria.
Alcuni studiosi di linguistica ad esempio distinguono addirittura nei vari tipi di espressione letterario una direttrice metaforica ed una direttrice metonimica, cioè l'uso di figure e d espressioni legate da rapporti di somiglianza o di continuità.
Nel primo caso il ricorso all'accostamento di immagini ed alle associazioni analogiche contribuirà a creare un tono allusivo e indeterminato come avviene spesso da parte di scrittori romantici, simbolisti, surrealisti; nel secondo caso la precisione dei rapporti interni sottolineata dalle figure legate alla metonimia accentuerà i valori descritto propri di uno stile realistico.
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