Cesare Pavese
nacque a Santo Stefano Belbo (cuneo) nel 1908.
La sua prima attività letteraria fu quella di traduttore e di saggista
Tradusse da autori inglesi e americani
Nel 1935 a causa del su aperto antifascismo fu arrestato e quindi mandato al confino di polizia
Dopo il 1945 visse a Torino dove lavorò per l'editore Einaudi
Morì suicida il 27 agosto del 1950
Di lui sono notevoli le due raccolte di poesie Lavorare stanca (1936) e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951 postumo ) il diario intitolato il mestiere di vivere (1952 postumo) intriso di profonda amarezza e il libro di racconti Notte di Festa (1953 postumo )
Le opere più importanti di Cesare Pavese sono però i romanzi Prima che il gallo canti - La bella estate
Nei romanzi si legge il totale impegno di Pavese antifascista partigiano e comunista in un tentativo di lotte e di combattimenti per risanare la società corrotta e crudele
ma la sua sollecitudine sociale fu vinta e domata dalla sua affinata e pessimistica sensibilità e dal suo intellettualismo, che gli suggerirono una tematica, che poi gli era più congeniale di sensi tristi e decadentistici
del uso dramma esistenziale sono sicure e sincere testimonianze il mestiere di vivere e il suo epistolario
Le cose importanti per Pavese uomo ed artista furono la poesia la regina del mondo come egli stesso la definì; la cultura in cui si impegnò con costanza e continuità; la donna, che egli concepì come un Assoluto, anche se i suoi rapporti con l'altro sesso furono di attrazione-repulsione di amore-odio
Pavese, sebbene se lo fosse proposto con serietà e con convinzione non riuscì ad attuare il suo impegno sociale, come si rileva dalle sue opere e in particolare dai romanzi
In Pavese c'è un contrasto tra infanzia-maturità, che è il punto focale della spiritualità dell'uomo contemporaneo c'è quasi una teorizzazione razionale che si riflette sul piano storico-geografico di questo contrasto che così si può indicare :infanzia, età primitiva, campagna; età matura, civiltà, città
Al suo dramma esistenziale di uomo che sente i legami e i limiti dell'attualità contingente e aspira ad una vita più ampia che lo impegni socialmente Pavese reagisce con i disordine e la sessualità
In tutta l'opera maggiore di Pavese c'è il contrasto irreducibile tra ragione e fantasia infantile che fa nascere i miti li alimenta e li fa diventare matrice del nostro IO più profondo
E dal mito dell'infanzia, della fantasia e, quindi dall'immaginazione che è evasione e negazione della conoscenza, l'uomo e, quindi lo scrittore Pavese non si libererà mai e perciò non potrà mai neanche conoscere
Nasce qui il pessimismo di Pavese (dialoghi con Lurcò)
Un'opera più scopertamente politica è il Carcere in cui Stefano il protagonista è un confinato politico (è chiaro biografismo ) con tutti i suoi problemi di uomo, che è costretto a vivere in isolamento che lo turba e lo tormenta per la sua condizione di confinato prescindendo dalla causa (politica) del suo isolamento
Anche il Compagno rileva una modestissima vocazione politica di Pavese
E' così anche per la casa in collina
Carcere, Compagno, la casa in collina sono tre aspetti dell'attività politico-letterario di Pavese che rivelano la scarsa vocazione politica dell'autore che non riesce a risolvere il suo problema esistenziale
Per comprender in modo completo ed esatto il mondo interiore di Pavese la sua arte e i suoi intimi drammi è utile ed indispensabile soffermarsi ad esaminare pur molto velocemente i suoi romanzi La luna e i falò e paesi tuoi
Paesi tuoi è il suo primo romanzo e manifesta certi caratteri del romanzo americano (trasformazione della Langa in un far West di provincia)
Non può assumere un ruolo diverso dall'esercitazione letteraria dalla preparazione dell'autore al grande romanzo La luna e i falò considerato dalla critica il capolavoro di Pavese
si può dire che in questo romanzo c'è tutto il mondo interiore con riflessi ora decadentisti ed ora crepuscolari dell'autore : il mito la nostalgia per l'infanzia definitivamente trascorsa e non più ripetibile l'amore per le Langhe e per i contadini, l'antipatia, per i borghesi che turbano con i loro godimenti la severità delle colline il giudizio negativo delle speranze cui la Resistenza aveva dato modo ed occasione di nascere
tutto il romanzo è pervaso d'intensa nostalgia per l'addio al passato che non torna più nemmeno per effetto dell'attività memoriale; addio ai miti dell'infanzia e alle illusioni distrutti dalla maturità fatta d'esperienza e di conoscenza nazionale
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venerdì 25 marzo 2016
venerdì 12 febbraio 2016
sillaba e versi
sillaba e versi
i verso italiano e il computo della sillabe
i generi letterari in versi a cui abbiamo ora accennato devono sottostare ad alcune regole che nel loro insieme costituiscono una particolare disciplina detta metrica la quale indica come debbono essere formati i versi come questi devono essere eventualmente ordinati in strofe e le strofe in componimenti
se leggiamo una composizione in versi sentiamo un'armonica cadenza essa è dovuta al determinato numero di sillabe che compone il verso (numero che varia a seconda della specie dei versi) all'accento ritmico e quando c'è dalla rima
Secondo il numero delle sillabe di cui è composto il verso prende il nome di
bisillabo (due sillabe)
ternario (tre sillabe)
quaternario (quattro sillabe)
quinario (cinque sillabe)
senario (sei sillabe)
settenario (sette sillabe)
ottonario (otto sillabe)
novenario (nove)
decasillabo (dieci)
endecasillabo (undici)
vi sono inoltre i versi doppi il doppio quinario (due quinari) accoppiati insieme doppio senario (due senari) ecc.
per contare il numero di sillabe contenute in un verso occorre tenere conto di alcuni fenomeni fonetici o figure metriche quali la sinalefe (detta elisione) lo iato la sineresi la dieresi
SINALEFE
quando la parola termina per vocale e la parola che segue comincia per vocale (vocali non accentate) o per h le due vocali formano una sola sillaba ovvero si considera come non esistente la finale della parola della prima parola
per es
e vidivi entro terribile stipa
la vocale finale di vidivi si considera inesistente e la si fa cadere e per il computo delle sillabe si considera come se fosse scritto "e vidiventro terribile stipa" e si ha un endecasillabo
la sinalefe non ha luogo quando o ambedue le vocali o una sola di queste è accentata si ha allora la figura metrica chiamata IATO
SINERESI
contrazione in una sola di due vocali appartenenti a sillabe diverse e quindi che non formano un dittongo
es
ch'io perdei la speranza dell'altezza
DIERESI
è l'opposto della sineresi : due vocali di un dittongo vengono pronunciate distinte per ragioni poetiche la dieresi si indica con un doppio punto sopra la prima vocale
dolce color d'oriental zaffiro
se la parola termina con due o più vocali (es miei mio via pio ecc.) esse all'interno del verso formano una sillaba sola mentre fanno sempre dieresi in fin di verso
es.
andiam chè la via lunga ne sospinge
un poeta può anche avvalendosi delle cosiddette licenze poetiche aggiungere una sillaba in principio della parola (protesi) in mezzo (epentesi) o alla fine (paragoge)
ignudo similemente fue
come pure può sopprimere una sillaba all'inizio di una parola (aferesi) nel mezzo (sincope)
o alla fine apocope
verno ( inverno ) opre ( opere ) polve (polvere)
inoltre il poeta è talvolta portato a sostituire una vocale con una consonante in una data parola (dando luogo ad una antitesi fonetica) o a trasporre una lettera (avvalendosi di una metatesi)
es
lome (lume) savere (sapere) dipigne (dipinge)
per il computo delle sillabe è inoltre necessario tenere presente che l'ultima parola del verso si considera sempre piana anche se è tronca o sdrucciola
per quanto riguarda l'ortografia poetica si usava nel passato porre la lettera maiuscola alla prima parola di ciascun verso oggi questa tendenza è abolita
si usava pure porre l'accento circonflesso ^ sulle parole contratte tipo voto ( vuoto )
quando si riportano i versi
uno dopo l'altro senza andare a capo dopo ciascuno di essi si mette una sbarra |
i verso italiano e il computo della sillabe
i generi letterari in versi a cui abbiamo ora accennato devono sottostare ad alcune regole che nel loro insieme costituiscono una particolare disciplina detta metrica la quale indica come debbono essere formati i versi come questi devono essere eventualmente ordinati in strofe e le strofe in componimenti
se leggiamo una composizione in versi sentiamo un'armonica cadenza essa è dovuta al determinato numero di sillabe che compone il verso (numero che varia a seconda della specie dei versi) all'accento ritmico e quando c'è dalla rima
Secondo il numero delle sillabe di cui è composto il verso prende il nome di
bisillabo (due sillabe)
ternario (tre sillabe)
quaternario (quattro sillabe)
quinario (cinque sillabe)
senario (sei sillabe)
settenario (sette sillabe)
ottonario (otto sillabe)
novenario (nove)
decasillabo (dieci)
endecasillabo (undici)
vi sono inoltre i versi doppi il doppio quinario (due quinari) accoppiati insieme doppio senario (due senari) ecc.
per contare il numero di sillabe contenute in un verso occorre tenere conto di alcuni fenomeni fonetici o figure metriche quali la sinalefe (detta elisione) lo iato la sineresi la dieresi
SINALEFE
quando la parola termina per vocale e la parola che segue comincia per vocale (vocali non accentate) o per h le due vocali formano una sola sillaba ovvero si considera come non esistente la finale della parola della prima parola
per es
e vidivi entro terribile stipa
la vocale finale di vidivi si considera inesistente e la si fa cadere e per il computo delle sillabe si considera come se fosse scritto "e vidiventro terribile stipa" e si ha un endecasillabo
la sinalefe non ha luogo quando o ambedue le vocali o una sola di queste è accentata si ha allora la figura metrica chiamata IATO
SINERESI
contrazione in una sola di due vocali appartenenti a sillabe diverse e quindi che non formano un dittongo
es
ch'io perdei la speranza dell'altezza
DIERESI
è l'opposto della sineresi : due vocali di un dittongo vengono pronunciate distinte per ragioni poetiche la dieresi si indica con un doppio punto sopra la prima vocale
dolce color d'oriental zaffiro
se la parola termina con due o più vocali (es miei mio via pio ecc.) esse all'interno del verso formano una sillaba sola mentre fanno sempre dieresi in fin di verso
es.
andiam chè la via lunga ne sospinge
un poeta può anche avvalendosi delle cosiddette licenze poetiche aggiungere una sillaba in principio della parola (protesi) in mezzo (epentesi) o alla fine (paragoge)
ignudo similemente fue
come pure può sopprimere una sillaba all'inizio di una parola (aferesi) nel mezzo (sincope)
o alla fine apocope
verno ( inverno ) opre ( opere ) polve (polvere)
inoltre il poeta è talvolta portato a sostituire una vocale con una consonante in una data parola (dando luogo ad una antitesi fonetica) o a trasporre una lettera (avvalendosi di una metatesi)
es
lome (lume) savere (sapere) dipigne (dipinge)
per il computo delle sillabe è inoltre necessario tenere presente che l'ultima parola del verso si considera sempre piana anche se è tronca o sdrucciola
per quanto riguarda l'ortografia poetica si usava nel passato porre la lettera maiuscola alla prima parola di ciascun verso oggi questa tendenza è abolita
si usava pure porre l'accento circonflesso ^ sulle parole contratte tipo voto ( vuoto )
quando si riportano i versi
uno dopo l'altro senza andare a capo dopo ciascuno di essi si mette una sbarra |
mercoledì 10 febbraio 2016
scrivere un tema - descrivere una cosa
scrivere un tema - descrivere una cosa
se si tratta di descrivere una cosa (un frutto, una bicicletta, un tavolo) secondo i genere di questa si inizia una descrizione di un suo late o si procede lentamente osservando e descrivendo fino all'estremità opposta oppure dal centro verso la periferia o dall'alto verso il basso o viceversa oppure prima nel suo complesso poi in ciascuna sua parte si possono svolgere per esempio i seguenti punti
1) quale è la cosa che si sta per descrivere
in quale luogo si trova
per rendere mino monotona la descrizione e dare maggior naturalezza nel suo inizio bisogna inquaderarla in un fatto in 'azione in un ricordo in un luogo
es descrivi un vecchio giocattolo
la giornata era noiosa pioveva ad un tratto mi venne un'idea rovistare tra le vecchie cose, i ricordi di quando ero bambino
2) qual è la sua forma esterna
quali le sue dimensioni (grande piccola di giusta misura)
qual è il valore
di che materiale è fatta
è elastica liquida densa
quali sono le sue qualità estetiche ( bellezza eleganza semplicità proporzione ecc:)
3) qual è il suo colore esterno
4) descrizione particolareggiata delle parti di cui si compone la cosa con tale precisione che chi legge può vederla
5) secondo la natura della cosa si noti quale sapore odore manda la sensazione tattile se molle flessibile duttile friabile
6) utilità (utile superfluo adatto a ..) a cosa serve
7) Giudizio (piace non piace e perché )
8) accenniamo se è la prima volta che la vediamo o l'abbiamo già vista in passato e quando
questa linea possiamo applicarla ad una puntina
sul banco davanti a me stanno una qua e una là alcune puntine da disegno di tanto in tanto mi viene voglia di giocherellarci ne tento una tra le mani è nuova e lucidissima
nonostante la sua piccolezza è costruita con cura. Ha una forma di chiodo con la testa larghissima ha un colore metallico lucente
la testa larga presenta in periferia una strettissima fascia circolare separata dal resto della testa stessa da un linea leggermente incisa nell'acciaio.
Più internamente sono incise alcune lettere in stampatello che indicano la marca di fabbrica della puntina ETERNA . Dal centro della testa verso l'esterno si apre una fessure a forma di triangolo in cui vertice tocca la fascetta circolare il pezzetto di metallo che la riempiva è piegato in modo da formare una punta che si eleva perpendicolarmente rispetto alla testa della puntina
la puntina è leggerissima e rigida nelle sue parti. Sembra una cosetta insignificante invece ha pur essa un impiego ben utile serve a fissare la carta da disegno sul tavolo non potrei fare senza
cominciai ad usare le puntine in quinta elementare
venerdì 27 novembre 2015
Grammatica italiana - attributo e apposizione
L'attributo e' un aggettivo che si aggiunge a un nome
Per esempio
Voi avete una casa bella e spaziosa
Mi e' stato regalato un libro interessante
Per quanto riguarda l'apposizione non si tratta di un aggettivo ma di un nome o sostantivo che serve a detrminarlo
Per esempio
Dante poeta
Galileo scienziato
L'apposizione puo'essere posta davanti al nome
Il musicista Verdi
Il sostantivo puo'essere precedetu da una preposizione
Petrarca come poeta
Puo essere preceduta da un'aggettivo
Roma, la splendida capitale d'Italia
Per esempio
Voi avete una casa bella e spaziosa
Mi e' stato regalato un libro interessante
Per quanto riguarda l'apposizione non si tratta di un aggettivo ma di un nome o sostantivo che serve a detrminarlo
Per esempio
Dante poeta
Galileo scienziato
L'apposizione puo'essere posta davanti al nome
Il musicista Verdi
Il sostantivo puo'essere precedetu da una preposizione
Petrarca come poeta
Puo essere preceduta da un'aggettivo
Roma, la splendida capitale d'Italia
giovedì 26 novembre 2015
Il predicato - grammatica italiana
E' la parte della preposizione che indica l'azione il predicato può essere verbale o nominale (detto anche copulativo)
1) il predicato verbale si ha quando il verbo ha un senso compiuto e indica un'azione
2) il predicato nominale ha bisogno di un nome e di un aggettivo per essere di senso compiuto essi infatti completano il verbo
il verbo che viene usato più frequentemente per formare il predicato nominale è il verbo essere che si chiama copula
si possono però avere anche altri verbi che vengono chiamati verbi copulativi
ATTENZIONE non sempre il verbo essere forma il predicato nominale può anche essere predicato verbale
quando
ha il significato di trovarsi
tuo cugino era a Roma
ha il significato di esistere
Dio è
ha il significato di appartenere
questa casa è del comune
ha il significa di consistere
La commedia è di tre atti
ha il significato di recarsi
siamo stati a Parigi
ha significato di essere fatto
quel bastone è di legno
ecco i verbi copulativi
sembrare, parere, diventare, rimanere ( rimanere stupito) restare (restare attonito) nascere, vivere ( nel senso di vivere felice) crescere, apparire, risultare, presentarsi (presentarsi difficile)
e i verbi copulativi apparenti
si tratta di verbi che nella forma passiva si presentano come copulativi
essere chiamati, essere nominato, essere soprannominato, venire eletto, essere creato, essere dichiarato essere stimato, venire creduto, essere giudicato, essere fatto, essere costruito, essere trovato, essere lasciato, essere veduto essere reso( ne senso di trasformare non di restituire)
non sono copulativi se non sono seguiti da un nome o aggettivo
Alessandro fu chiamato dal professore (predicato verbale)
fu trovato in un fosso (predicato verbale)
1) il predicato verbale si ha quando il verbo ha un senso compiuto e indica un'azione
2) il predicato nominale ha bisogno di un nome e di un aggettivo per essere di senso compiuto essi infatti completano il verbo
il verbo che viene usato più frequentemente per formare il predicato nominale è il verbo essere che si chiama copula
si possono però avere anche altri verbi che vengono chiamati verbi copulativi
ATTENZIONE non sempre il verbo essere forma il predicato nominale può anche essere predicato verbale
quando
ha il significato di trovarsi
tuo cugino era a Roma
ha il significato di esistere
Dio è
ha il significato di appartenere
questa casa è del comune
ha il significa di consistere
La commedia è di tre atti
ha il significato di recarsi
siamo stati a Parigi
ha significato di essere fatto
quel bastone è di legno
ecco i verbi copulativi
sembrare, parere, diventare, rimanere ( rimanere stupito) restare (restare attonito) nascere, vivere ( nel senso di vivere felice) crescere, apparire, risultare, presentarsi (presentarsi difficile)
e i verbi copulativi apparenti
si tratta di verbi che nella forma passiva si presentano come copulativi
essere chiamati, essere nominato, essere soprannominato, venire eletto, essere creato, essere dichiarato essere stimato, venire creduto, essere giudicato, essere fatto, essere costruito, essere trovato, essere lasciato, essere veduto essere reso( ne senso di trasformare non di restituire)
non sono copulativi se non sono seguiti da un nome o aggettivo
Alessandro fu chiamato dal professore (predicato verbale)
fu trovato in un fosso (predicato verbale)
il soggetto - grammatica italiana
il soggetto della proposizione è la parte che compie l'azione espressa dal verbo naturalmente questa sarà un'zione vera e propria se il predicato (cioè il verbo) sarà verbale (Luigi dorme) sarà invece un semplice modo di essere se il predicato è nominale (il mio insegnante è buono)
ATTENZIONE
non fatevi ingannare dalla presenza di verbi passivi
la carne viene venduta dal macellaio
l'azione è passiva ed è la carne che compie quest'azione passiva quindi è la carne soggetto
ATTENZIONE
non fatevi ingannare dalla presenza di verbi passivi
la carne viene venduta dal macellaio
l'azione è passiva ed è la carne che compie quest'azione passiva quindi è la carne soggetto
venerdì 6 novembre 2015
riassunto promessi sposi - terzo capitolo
Lucia confessa a Renzo ed alla madre di essere stata avvicinata un giorno da Don Rodrigo e da un altro nobile (il conte Attilio, cugino di Don Rodrigo) che aveva tentato di trattenerla con chiacchiere non molto belle. Afrettato il passo, aveva poi sentito i due uomini scommettere tra di loro. La scena si era ripetuta anche il giorno dopo e Lucia, capito di essere l’oggetto della scommessa, aveva deciso quindi di raccontare l’accaduto a fra Cristoforo, che le aveva suggerito di affrettare le nozze. Agnese convince Renzo ad andare a Lecco a chiedere aiuto al dottor Azzecca-garbugli (non si ricorda il suo vero nome) e consegna quindi al giovane quattro capponi da portare in dono all’avvocato. Durante il viaggio i capponi, scossi dal giovane, si beccheranno tra loro, a simboleggiare la mancanza di solidarietà degli uomini nei momenti difficili.Giunto nello studio del dottore (decadente e polveroso, in linea con le caratteristiche di un personaggio che vive del proprio passato), Renzo riesce appena ad accennare al suo problema, tanta è la fretta dell’avvocato. Da quel poco che lascia dire al giovane, Azzecca-garbugli pensa che sia stato Renzo a commettere il torto, lo scambia quindi per un bravo. Gli legge una grida che tratta il caso suo, così da fargli capire a quali pene può andare incontro. Terminata la lettura della grida, il dottore commenta anche il fatto che Renzo non porti il ciuffo. Si complimenta con il giovane per esserselo prudemente tagliato, gli dice però che non c’era bisogno di farlo, vantandosi così di aver tirato fuori dai guai malviventi responsabili di ben maggiori misfatti. Comunica infine apertamente come intende agire verso il prete e verso gli sposi che hanno subito il torto, mostrandogli il modo per togliere anche lui dai guai. Renzo rimane sbalordito dalle parole di Azzecca-garbugli e confessa di essere lui ad avere subito il torto, dal momento che Don Rodrigo gli ha di fatto impedito le nozze con la sua amata. A questo punto anche il dottore rimane sbalordito, accusa Renzo di dire fandonie e lo caccia dal suo studio in malo modo, non prima di avergli restituito i capponi portati in dono.Mentre Renzo è impegnato a Lecco, Agnese e Lucia decidono di operare per ottenere anche un secondo aiuto, quello di padre Cristoforo. Mentre stanno ancora decidendo come riuscire ad informare il frate cappuccino, bussa alla loro porta fra Galdino, incaricato dal convento di Pescarenico, lo stesso di fra Cristoforo, di raccogliere le noci offerte dai fedeli. Mentre Lucia ve a prendere le noci, Agnese, per evitare l’argomento nozze, chiede al frate come procede la raccolta, ed i due iniziano così a parlare di carestia. Il frate racconta alla donna un fatto miracoloso avvenuto nel passato, volendo mostrare che l’elemosina può far tornare l’abbondanza. Un frate cappuccino, padre Macario, convinse un giorno un uomo a non tagliare un noce incapace di produrre frutti, predicendo per quell’anno una formidabile produzione di noci, la metà delle quali avrebbe dovuto essere data in offerta al convento. Come predetto da Macario, l’albero diede frutti in abbondanza, ma il proprietario morì nel frattempo e suo figlio si rifiutò di rispettare il patto fatto dal padre. A causa di questo rifiuto, le noci raccolte si trasformarono in foglie secche. Lucia dona al frate un gran numero di noci, così che non debba andare alla ricerca di altre offerte ma possa invece tornare subito al convento, incaricando quindi l’uomo di chiedere a fra Cristoforo di recarsi il prima possibile da loro. Il cappuccino è più che felice di poterla accontentare.Renzo torna dalle donne, si congratula subito ironicamente con Agnese per il buon consiglio che gli ha dato, e racconta quindi la sua vicenda. La donna vorrebbe poter difendere la sua posizione, ma Lucia interrompe subito la discussione tra i due, dicendo di sperare nell’aiuto di padre Cristoforo. Le donne salutano infine Renzo che torna così, con il cuore in tempesta, alla propria casa. -
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