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sabato 27 giugno 2015

Vincenzo Monti - personalità e opere

Il nucleo  centrale della sua poesia è rappresentato  dal mondo classico dai miti del periodo  della classicità che nella produzione montiana  svolgono la funzione di materiale di riempimento là dove  manca la vera ispirazione poetica
tutte le opere del Monti  tranne evidentemente le "Odi "  sono incomplete  e rivelatrici della mancanza di vera ispirazione il Monti canta sempre temi storico-politici  della sua età ma non li sente e quindi ricorre ai miti che fanno da succedanei  o interrompe le opere
Il giudizio critico della poesia del Monti  risente ancora oggi della valutazione che nello "Zibaldone" ne diede il Leopardi "poeta dell'orecchio e dell'immagine  del cuore  in nessun modo "
Il duro giudizio leopardiano  non sempre  però resiste se confrontato con quello immediato del lettore che si fermi soprattutto sulla "valutazione dell'Iliade " (1812)  e sulla celebre canzone "Nel giorno onomastico della sua donna"(1826)  o "sul sonetto alla figlia" ispirato da un ritratto del pittore Agricola
E non si può estendere  il giudizio leopardiano  al poemetto  in terzine "Bellezza dell'universo" scritto  dal Monti  in occasione delle nozze del duca Luigi Braschi  Onesti  con Costanza  Falconieri e nemmeno  ai "Pensieri d'amore"e  ai "Versi  sciolti del Principe Sigismondo Ghigi"
In tutte queste opere c'è armonia  e musicalità raramente penetrazione sentimentale o partecipazione psicologica 
Ed il lettore lo sente; sente che il poeta  è presente con tutta la sua arte e forse più con la tecnica ma non con la sua anima
Queste insieme alla Basvilliana  poemetto in terzine dantesche  informato ad un conservatorismo  politico e sociale  e, quindi antirivoluzionario  (Hugo di Basville viene ucciso a Roma  mentre propaganda la rivoluzione  francese)  sono opere del periodo romano (1778-1797) ammantate  tutte di decorativa esteriore  e prive di sentimento 
A questo periodo  appartengono  anche  la "Ferioniade" e le tragedie  "Aristodemo" "Galeotto Manfredi "Caio  Gracco  d'inspirazione  alfieriana e l'ode "al signor di Montgolfier  " in cui il Monti canta con tono celebrativo  il primo volo effettuato in Francia con l'aerostato  nel 1783 da Stefano Montgolfier
Le opere del periodo napoleonico  (1997-1\815)
Il Monti  ne 1797 lascia Roma e si rifugia prima a Bologna poi a Milano si converte alle idee rivoluzionarie rinnega il suo passato  e assiste in una piazza di Milano alla distruzione per incendio di una copia della Basvilliana
Ma a Milano giungono gli Austro-Russi  ed egli passa in Francia  dove traduce la "Pucelle d'Orleans"
e compone un poemetto la "Mascheroniana " nel  quale immagina che lo scienziato Lorenzo Mascheroni  morto da poco incontri nell'al di là il Parini il Verri il Beccaria e si fermi a meditare con loro sulla misera situazione politica e morale dell'Italia  che solo Napoleone può migliorare
Fa questo momento  il Monti diventa cantore di Napoleone  si ricordano "Bardo della Selva Nera" (1806); "La spada di Federico II (1806 ) scritta in occasione delle  vittorie di Prussia; " Il beneficio"(1805) per l'incoronazione dell'Imperatore; La Polingenesi politica ; le api panacridi  in Alvisopoli " (1811) per celebrare la nascita del re di Roma
Anche queste opere  il Monti si rivela un autore pieno di immaginazione e ricchezza quasi barocca ma scarso di sentimento

le ultime opere
Al ritorno  degli austriaci a Milano  volendo  continuare ad essere "il segretari dell'opinione pubblica  dominante " (De Sanctis) li canta nelle opere  "Ritorno  di Astrea " (1816) "Mistico  Maggio" (1815) tutte prive di ispirazione e di genuinità
Come poeta mancò di ispirazione originale e potente ; ebbe vivissimo  il culto delle belle forme  per le belle immagini  compose dei versi di suggestiva musicalità ma non inviò un vero messaggio né ai contemporanei  né ai posteri con la sua abbondantissima produzione

venerdì 26 giugno 2015

VINCENZO MONTI - LA VITA

studiò nel seminario di faenza dove riuscì  a formarsi  una solida cultura classica
Iscrittosi  in seguito all'università di Ferrara frequentò  contro voglia  prima la Facoltà di Giurisprudenza e poi quella di medicina  mentre attendeva a comporre versi e affascinato dalla grandiosità  biblica  imitava con successo le "Visioni" del poeta ferrarese  Alfonso Varano  in un' opera "Vione di Ezechiello" Attirò così l'attenzione del Cardinale Scipione  Borghese  che gli offrì la possibilità di imboccare la via di Roma dove il Monti  si recò nel 1778  tre anni  più tardi (1781)  divenne Segretario del duca Luigi Braschi  Onesti, nipote di  papa Pio VI
iniziò così il "periodo romano" della sua vita
A poco a poco il Monti , che ne 1791  aveva sposato Tesera Pikler dalla quale ebbe la figlia Costanza  diventò per le sue adulazioni al pontefice e per avere interpretato  "La Basvilliana" poemetto  in terzine la generale condanna della rivoluzione francese, il poeta ufficiale della curia vaticana:
ma improvvisamente nel 1797  partì da Roma nella carrozza del colonnello francese Marmont e si trasferì a Milano  in mano ai rivoluzionari  dai quali fu tutt'altro che ben accolto
ottenne qualche incarico modesto ma finì con l'essere soggetto di  persecuzione nonostante la sua ostentazione  di acceso estremismo politico del tutto contrario alla sua natura
Per colpirlo fu votata con chiaro riferimento a lui una legge  che escludeva dai pubblici uffici chiunque  avesse scritto contro la Rivoluzione dopo il 1792
Fu questo il  "periodo milanese o rivoluzionario"  del Monti  in cui il poeta fu difeso contro i persecutori dal Foscolo
Mel 1799 quando Napoleone si trovava in Egitto calarono in Itali a gli Austro-Russi  e il Monti fuggì a Parigi dove gli eccessi rivoluzionari avevano ceduto il posto a tendenze più moderate
Gli eventi  a Parigi erano maturati  per la dittatura napoleonica 
Dopo Marengo  nel 1801  il Monti tornò in Italia  e cominciò a celebrare nei suoi versi l'astro napoleonico  che gli concesse  in cambio onori e prebende
E' questo fu "il periodo napoleonico"  della vita del Monti
Fu così professore titolare della cattedra di Eloquenza all'università di Pavia  poi poeta del governo della Repubblica italiana  poi Assessore per le lettere le belle arti  e infine storiografo  del Regno italico
Alla caduta di Napoleone  (1815)  e al conseguente arrivo in Italia degli Austriaci  il Monti fattosi ancora una volta interprete ed esponente della pubblica opinione  fu prodigo di lodi ed encomi ai nuovi dominatori  e di oltraggi ai padroni caduti "periodo rivoluzionario"
Gli ultimi anni  della sua vita li trascorse nella tristezza delle difficoltà economiche  di velenose polemiche (si ricordi quella con il Foscolo) e di dispiaceri familiari morì a Milano  il 13 ottobre 1828 per paralisi progressiva
Le sue ossa furono sepolte  nel Cimitero di San Gregorio   Il suo cuore  chiuso in un'urna di ebano e donato dalla figlia Costanza alla città di Ferrara

martedì 23 giugno 2015

ESERCIZI - QUESTIONARI SUGLI SCRITTORI DELL'OTTOCENTO

quale importanza hanno nello sviluppo delle lettere  gli  minori della I metà dell'Ottocento ?

l'importanza  e il ruolo che rivestono gli autori minori  in genere e quelli della I   metà dell'Ottocento  in particolare  possono  riassumersi  nell'apporto sostanziale che essi  danno  alla migliore e che essi  danno alla migliore  e talvolta più profonda  conoscenza del  costume delle  tendenze e delle attese della generazione alla  quale  appartengono
Gli scrittori minori della I metà dell'Ottocento  danno ad esempio  la dimensione esatta della radicalizzazione della polemica tra Neoclassicismo e Romanticismo

quali  poeti minori si potrebbero citare per meglio  testimoniare  la contrapposizione tra le due correnti letterarie della I metà dell'Ottocento ?

la citazione  potrebbe limitarsi  soprattutto  a tre poeti : Berchet  Pindemonte  e Giordani  il primo e il terzo  come sostenitori delle opposte posizioni e il  secondo  come elemento  di mediazione

In che senso il Pindemonte  può definirsi  elemento mediatore  tra il Neoclassicismo  e il Romanticismo ?

soprattutto la lettura  delle "Poesie campestri"  e delle "prose" ha indotto il Sapegno  ad assegnarlo  alla temperie neoclassica  e il Binni a ricondurlo  ad "trapasso  di stagioni letterarie  dall'ultimo  canto di Arcadia  dal brio  del sensismo e dalla precisione scientifica illuministica a chiare  tenerezze preromantiche  a candori  neoclassici  ad irrobustimento di situazione romantica

quali caratteri neoclassici  presenta la produzione  letteraria del Giordani ?

Il carattere  più spiccatamente  neoclassico  può essere testimoniato  nella varia produzione letteraria del Giordani  dal purismo  della lingua  che volle non solo  per lui,  rappresentare  un'affermazione di italianità  contro il linguaggio  francesizzante dei prosatori  del Settecento
Questa  tesi  fu sostenuta dal maestro  dal maestro  del Purismo  Antonio Cesari (dissertazioni sopra lo stato presente della lingua Italiana")

Come si possono  sintetizzare gli elementi  essenziali  della storiografia di Vincenzo Cuoco ?

Il Cuoco si inquadra  nella storiografia neoclassica insieme con Carlo Botta (Storia d'Italia dal 1789 1814) e con Pietro Colletta (Storia del Reame  di Napoli dal 1734  al 1825 )
IL Cuoco  nel "Saggio storico  sulla rivoluzione  napoletana del 1799  manifesta  gli essenziali  della sua storiografia 
realismo  storico
ricerca delle cause che determinarono i fallimenti  della rivoluzione napoletana
accoglimento  e divulgazione dei principi storici  teorizzati  dal Macchiavelli  dal  dal Vico  e dal Gravina

Quali nuovi concetti  introduce il Botta nella sua storia ?

pur partendo dal metodo storiografico  umanistico  il Botta  con la sua opera storica  introduce un caldo sentimento  di amor patrio  un desiderio  ardente  di libertà  e l'aspirazione ad una situazione politica di indipendenza e di unità nazionale

In che cosa consiste il classicismo  di Vincenzo  Cuoco ?
IL classicismo del Cuoco consiste nel suo realismo  storico derivato dai principi politico-filosofici del Macchiavelli che si rifaceva  al più grande  storico latino  Tito Livio  e del Vico che aveva studiato  con impegno continuo e totale la civiltà greca  in genere e quella omerica  in particolare

domenica 21 giugno 2015

GLI STORICI DEL PERIODO NEOCLASSICO

anche la storiografia in un certo senso sente l'influsso  neoclassico del primo Ottocento  gli storici si uniformano alla perfezione formale  nonostante in essi sia vivissimo l'interesse morale e politico e spiccato  il sentimento patriottico 
Notevole  si rivela la letteratura dei loro scritti  il proposito  di contribuire  alla formazione della coscienza rinascimentale
Gli storici  di questo periodo degni di menzioni  sono
Carlo Botta  "storia della guerra di indipendenza  degli Stati Uniti  d'America" 2Storia d'Italia dal 1789 al 1814 " "Proposizione ai longobardi di una maniera di governo libero" "storia naturale  e medica dell'isola di Corfù"

Pietro Colletta "storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825"

ma il più grande  storico del primo Ottocento  fu :

Vincenzo Cuoco  che si riallacciò al Macchiavelli  e al Vico  narrando con assoluta imparzialità i fatti storici di cui era stato testimone  ed esprimendo sinceri sentimenti  di amor patrio  sul problema politico  del Risorgimento nazionale italiano

Lo storico  napoletano come viene denominato sebbene nato nel Molise  a Civitacampomarano, professò come uomo politico  e come scrittore idee liberali; fu antiborbonico  come rivela la letteratura  dei suoi "frammenti di lettere  a Vincenzo Russo" di cui  traccia le linee del progetto di costituzione della Repubblica Napoletana  preparato da Mario Pagano , sul modello  di quella francese dell'anno III
La sua  più importante opera fu il "Saggio  storico sulla rivoluzione  napoletana del '99 (pubblicato  nel 1801)
Il suo credo  di storiografo fu la verità che come egli scrisse  deve esser sempre cara  a chiunque ama la patria 
Sostenne il Cuoco nella sua opera  che la causa del fallimento della rivoluzione napoletana del '99  è da ricercarsi e rinvenirsi nel fatto che essa non era nata dal di dentro (cioè dal popolo) ma era stata imposta da fuori
Di straordinario interesse storico  e culturale sono le pagine in cui sono descritte le condizioni  politiche e economiche  del Regno di Napoli  dal principio della Rivoluzione  francese alla fuga di re Ferdinando di Borbone
E' da ricordare inoltre che il Cuoco  collaborò al "Redattore Cisalpino" e diresse il Giornale Italiano  e fu l'autore di "Platone in Italia  romanzo filosofico archeologico dove immagina che un suo avo  scavando  presso l'antica eraclea  abbia trovato e tradotto un manoscritto greco in cui si narra  il viaggio che Platone fece in Italia nel 406  anno di Roma visitando la Magna Grecia osservando  le condizioni e i costumi
Nel 1806 fondò il Corriere di Napoli  e ne 1809 preparò il "Progetto  di decreto  per l'organizzazione della pubblica istruzione nel Regno di Napoli " nel quale sostenne l'universalità dell'istruzione nel senso che essa  deve comprendere tutte le scienze e tutte le arti  la pubblicità e la socialità  dell'istruzione stessa  nel senso che ciascun cittadino  deve essere istruito secondo le proprie necessità con un'uniformità assicurata e controllata dallo Stato
L'educazione e l'istruzione secondo il Cuoco  deve tradursi  in educazione civica  deve cioè  formare buoni cittadini i quali si hanno soltanto con la quotidiana pratica della virtù politica

Pietro Giordano
un ceno alla fine della completezza storico-letteraria  merita uno studioso e letterato la cui fama in verità è andata col tempo sempre diminuendo
questo scrittore viene ricordato principalmente per la sua amicizia  con Leopardi
attentissimo ai valori formali  il Giordani non riuscì a scrivere un'opera organica di una certa ampiezza troppi ed eccessivi furono i suoi interessi stilistici per potere creare opere grandi e di durata Si fermava insomma più sulle idee accessorie che su quelle principali
La parola nei suoi scritti appare troppo guardinga di se stessa
La sua formula artistica fu "stile greco e lingua del trecento  in questo senso  si colloca fra i puristi
Laureato in legge e benedettino e quindi titolare di cariche amministrative in vari comuni  dell'Italia centro-settentrionale  fu tra i cantori di Napoleone (panegirico allo Imperator Napoleone)
Nei suoi pellegrinaggi giunse anche a Firenze dove conobbe letterati e poeti tra cui il Leopardi
Prima di morire (14 settembre 1848) salutò con gioia  la prima guerra di indipendenza

tra le molte opere
La storia della spirito pubblico d'Italia  per 600 anni considerata nelle vicende della lingua
della religione in Italia
Istruzione di un  giovane  italiano per l'arte di scrivere
la carcerazione di Pietro Giordani

martedì 16 giugno 2015

LETTERATURA ITALIANA LE OPERE DI IPPOLITO PINDEMONTE

L'opera principale è "Poesie campestri "  (1788) il cui pricipio animatore è blando  e languido  sentimentalismo  che rivela genuinamente il mondo interiore  del Pindemonte

le altre opere :

in lode dell'oscurità della poesia
sermone ironico  i sui rivela un certo gusto ermetico  che tra i poeti  di quel tempo  cominciava ad essere di moda

I Cimiteri
di cui scrisse solo  il primo Canto  l'interruzione deve esser spiegata con il  fatto che il Pindemonte  abbandonò l'idea di  comporre un poema in ottave quando ebbe notizia dell'imminente pubblicazione dei Sepolcri di Foscolo

12 Epistole in versi
di argomento descrittivo  e moraleggiante

il colpo di martello del campanile di San Marco a Venezia
dove il poeta esprime tristezza e malinconia per la fugacità del tempo e profondo dolore al pensiero della morte

Elogi di letterati italiani

Clementina
novelle

pregevolissima è la sua traduzione dell'Odissea in endecasillabi sciolti  dove trasfuse tutta la sua anima e il culto dell'antichità ritratto nei suoi  fondamentali valori che si sintetizzano nel culto della patria e della famiglia

LETTERATURA ITALIANA - IPPOLITO PINDEMONTE

VITA

troppi mediocri furono i poeti minori dell'Ottocento pertanto pochi  sono degni di menzioni  e tra questi Ippolito Pindemonte  nato a  Verona da nobile famiglia che per lunga tradizione coltivava le lettere compì i suoi studi al collegio San Carlo  di Modena insieme al fratello Giovanni  Per desiderio di conoscenza  e per dovizia di mezzi viaggiò  molto sia  in Italia che all'estero  si trovava a Parigi  nel 1789 allo scoppio della rivoluzione, l'entusiasmo  popolare, dal quale fu particolarmente  attratto gli suggerì la composizione  di un poemetto  in versi sciolti "La Francia" nel quale concludeva augurando  che anche in Italia germogliasse presto l'albero della libertà
Il Pindemonte  però non approvò gli eccessi  rivoluzionari anzi li respinse gli provocarono una chiusura psicologica che si tradusse  in uno scetticismo pensoso 
la sua più altra e fervida aspirazione fu la ricostruzione politica unitaria della patria  alla cui supremazia  in arte si augurava che si aggiungesse  la gloria delle armi 
Avversò  il dispotismo napoleonico  e si potè a giusta ragione ventare di non aver mai tratto dalla sua lira "voce servile "
Profonda tristezza gli provocò l'infausto trattato  di Campoformio  con cui Napoleone  cedette Venezia all?Austria  nel 1797
Visse gli ultimi anni  in disparte accudendo  con zelo alle pratiche religiose e agli studi
il 18 novembre 1828 morì a Vienna
Il giudizio critico  più genuino della poetica di Pindemonte  venne espresso con acume  e con straordinario gusto estetico
Foscolo fu un suo amico sincero e lo ricorda nei Sepolcri
La poesia di Pindemonte  fu infatti  caratterizzata da dolce e pacata malinconia  e da sublimità soave  e in pieno Neoclassicismo  anticipava già, con felice precorrimento  la sensibilità romantica
Il suo amore per la natura e la solitudine  gli suscitò versi, dai quali  traspare un'atmosfera fantastica  mista a momenti psicologici di profonda meditazione  sulle miserie della vita umana  e sulla caducità delle cose

sabato 13 giugno 2015

letteratura della prima metà dell'ottocento I NEOCLASSICI

l'ottocento si apre con il dominio di Napoleone I soffocatore di ogni speranza di libertà e con i Congresso di Vienna (1815) che segna il ritorno  all'assolutismo  dispotico  per effetto dei principi  della Restaurazione
La politica repressiva dell'assolutismo  affretta i tempi di quell'aspirazione dei popoli  alla libertà 
Infatti fin dal 1820 in Spagna prima e in Italia subito dopo  e quindi  in Grecia  si attuano i primi moti liberali d'indipendenza nazionale repressi anche sanguinosamente ma mai sopiti del tutto 
I moti iniziati nel 1820 in Italia  continuano  con sempre maggiore partecipazione  con le sortite mazziniane quindi con le ormai organizzaste insurrezioni  popolari de 1848 ed infine  con le guerre di indipendenza  nazionale fino alla realizzazione  nel 1861 dell' Unità di Italia dopo l'epopea garibaldina del'6
tutta l'azione risorgimentale è da considerarsi il meraviglioso  risultato di una sensibilità romantica ispiratrice di tutto il nostro Ottocento  e leva del risorgimento  nazionale e della nuova  realtà politica economica  e sociale dell'Italia fino all'unificazione ed anche dopo fino alla completa liberazione  dell'intera penisola dallo straniero
Non si può tuttavia non tenere conto, in una linea di svolgimento  storico della letteratura italiana del Neoclassicismo, cioè un modo particolare di intendere  la classicità, che si sviluppa tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800
Il neoclassicismo  è un ritorno  al mondo classico  attraverso la lettura  la traduzione  e soprattutto l'interpretazione della cultura e della civiltà classica non più secondo  i canoni e i modi umanistici che vollero  riesumare non solo lo spirito  ma anche la lingua dei classici greci  e latini
Infatti  questo nuovo classicismo  a cavallo tra i due secoli XVIII e XIX si allontana e si  differenzia  spiccatamente da quello del quattrocentesco  e cinquecentesco  umanistico- rinascimentale  in quanto tende  a rappresentare  l'idealizzazione  della classicità
Esso trova le sue sollecitazione nelle ricerche e conseguenti scoperte  archeologiche dagli studi  sull'antichità condotti fondamentalmente  dal Lessing (Laocoonte) e da Winckelmann che lavorò da archeologo per lungo tempo a Pompei
In Italia si distinguono  negli studi sull'antichità Ennio Quirino Visconti, nelle arti figurative  e plastiche l'Appiani  e i canova alla cui opera Gruppo delle grazie) si inspirerà il Foscolo  per il suo poemetto frammentario  "Le Grazie"