Il nucleo centrale della sua poesia è rappresentato dal mondo classico dai miti del periodo della classicità che nella produzione montiana svolgono la funzione di materiale di riempimento là dove manca la vera ispirazione poetica
tutte le opere del Monti tranne evidentemente le "Odi " sono incomplete e rivelatrici della mancanza di vera ispirazione il Monti canta sempre temi storico-politici della sua età ma non li sente e quindi ricorre ai miti che fanno da succedanei o interrompe le opere
Il giudizio critico della poesia del Monti risente ancora oggi della valutazione che nello "Zibaldone" ne diede il Leopardi "poeta dell'orecchio e dell'immagine del cuore in nessun modo "
Il duro giudizio leopardiano non sempre però resiste se confrontato con quello immediato del lettore che si fermi soprattutto sulla "valutazione dell'Iliade " (1812) e sulla celebre canzone "Nel giorno onomastico della sua donna"(1826) o "sul sonetto alla figlia" ispirato da un ritratto del pittore Agricola
E non si può estendere il giudizio leopardiano al poemetto in terzine "Bellezza dell'universo" scritto dal Monti in occasione delle nozze del duca Luigi Braschi Onesti con Costanza Falconieri e nemmeno ai "Pensieri d'amore"e ai "Versi sciolti del Principe Sigismondo Ghigi"
In tutte queste opere c'è armonia e musicalità raramente penetrazione sentimentale o partecipazione psicologica
Ed il lettore lo sente; sente che il poeta è presente con tutta la sua arte e forse più con la tecnica ma non con la sua anima
Queste insieme alla Basvilliana poemetto in terzine dantesche informato ad un conservatorismo politico e sociale e, quindi antirivoluzionario (Hugo di Basville viene ucciso a Roma mentre propaganda la rivoluzione francese) sono opere del periodo romano (1778-1797) ammantate tutte di decorativa esteriore e prive di sentimento
A questo periodo appartengono anche la "Ferioniade" e le tragedie "Aristodemo" "Galeotto Manfredi "Caio Gracco d'inspirazione alfieriana e l'ode "al signor di Montgolfier " in cui il Monti canta con tono celebrativo il primo volo effettuato in Francia con l'aerostato nel 1783 da Stefano Montgolfier
Le opere del periodo napoleonico (1997-1\815)
Il Monti ne 1797 lascia Roma e si rifugia prima a Bologna poi a Milano si converte alle idee rivoluzionarie rinnega il suo passato e assiste in una piazza di Milano alla distruzione per incendio di una copia della Basvilliana
Ma a Milano giungono gli Austro-Russi ed egli passa in Francia dove traduce la "Pucelle d'Orleans"
e compone un poemetto la "Mascheroniana " nel quale immagina che lo scienziato Lorenzo Mascheroni morto da poco incontri nell'al di là il Parini il Verri il Beccaria e si fermi a meditare con loro sulla misera situazione politica e morale dell'Italia che solo Napoleone può migliorare
Fa questo momento il Monti diventa cantore di Napoleone si ricordano "Bardo della Selva Nera" (1806); "La spada di Federico II (1806 ) scritta in occasione delle vittorie di Prussia; " Il beneficio"(1805) per l'incoronazione dell'Imperatore; La Polingenesi politica ; le api panacridi in Alvisopoli " (1811) per celebrare la nascita del re di Roma
Anche queste opere il Monti si rivela un autore pieno di immaginazione e ricchezza quasi barocca ma scarso di sentimento
le ultime opere
Al ritorno degli austriaci a Milano volendo continuare ad essere "il segretari dell'opinione pubblica dominante " (De Sanctis) li canta nelle opere "Ritorno di Astrea " (1816) "Mistico Maggio" (1815) tutte prive di ispirazione e di genuinità
Come poeta mancò di ispirazione originale e potente ; ebbe vivissimo il culto delle belle forme per le belle immagini compose dei versi di suggestiva musicalità ma non inviò un vero messaggio né ai contemporanei né ai posteri con la sua abbondantissima produzione
Nessun commento:
Posta un commento