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giovedì 23 maggio 2024

il Neoclassicismo

 il Neoclassicismo 


Pur ispirandosi sempre più alla realtà  presente e a una sostanza di  affetti già romanticamente orientata, la poesia di quest'età è legata, in Italia, al gusto neoclassico.

Il Neoclassicismo, sorto, come abbiamo visto nella seconda metà del Settecento, in margine a scoperte archeologiche e agli studi  sull'arte classica del tedesco Giovanni Gioacchino Winckelmann e del pittore austriaco Raffaello Mengs, si era subito esteso dalle arti figurative alla letteratura.

Fondamentale era, in esso, l'idea winckelmanniana che l'arte classica esprimesse, con le sue forme limpide  e la sua euritmia, una calma grandezza e una nobile semplicità, specchio dell'armonia  spirituale che veniva additata come carattere fondamentale dell'età antica. Di conseguenza, l'estetica  neoclassica poneva come scopo dell'arte e della poesia  la contemplazione della bellezza ideale, intesa come trasfigurazione della realtà contingente in immagini di bellezza perfetta, fuori del flusso del divenire, non turbata dall'impeto della passione, consistente in una pura, rarefatta  armonia di forme, colori e di suoni.

Quest'ideale, nell'età napoleonica, si attenuò in forme contrastanti. Nella sua forma più diffusa penetrò  nella moda, nel costume, nelle vesti divenne gusto di scenografie spettacolari e solenni, letteratura di evasione fantastica o intesa a nobilitare col ricordo o meglio  con il travestimento di una romanità di parata, i fasti del regime napoleonico. Il rappresentante più celebrato di questa tendenza fu Vincenzo Monti, che pure a tratti ritrovò nell'adesione al mondo classico una limpida misura di umanità.

In altri settori il Neoclassicismo appare permeato della diffusa sensibilità arcadico-preromantica (Pindemonte) e romantica (Foscolo). Il mondo classico è visto come un mondo di serena armonia per sempre perduto verso il quale l'anima romantica, tormentata e complessa, si protende nostalgicamente. Questo nuovo mito della classicità  fu caro a molti poeti legati al Romanticismo, dal Goethe allo Schiller al Hoelderlin in Germania, allo Shelley e al Keats in Inghilterra, al Foscolo e al Leopardi in Italia.

In genere il neoclassicismo italiano cercò di tradurre in forme d'antica bellezza un contenuto attuale e rinnovò dall'interno il classicismo, contribuendo a sgretolare le norme pedantesche in cui si era sempre più irretito nel corso dei secoli; anche se continuò l'ideale di una letteratura rivolta a un pubblico eletto e della poesia come forma di espressione aristocratica.

Va però considerato il fatto che esso, in genere, lasciò sussistere tra la realtà e la sua rappresentazione artistica, lo schermo di convenzioni letterarie e retoriche che finivano per agire in senso antirealistico: la mitologia antica per esempio diventò una sorta di linguaggio stereotipato, non più legato, per giunta, ad alcuna occasione del vivere e del sentire, E' vero tuttavia che la nuova poetica, proclamata da Andrea Chénier in Francia e da Ippolito Pindemonte in Italia, che si propose di fare dei versi antichi su pensieri nuovi, contribuì a un primo svecchiamento della nostra tradizione.


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