il mito di Achab
Achab insegue Moby Dick per sete di vendetta, ma, come succede in ogni infatuazione d'odio, la brama di distruggere appare quasi una brama di possedere di conoscere e nella sua espressione nel suo sfogo non sempre è distinguibile da questa.
Se poi ricordiamo che Moby Dick assomma in sé la quintessenza misteriosa dell'orrore e del male dell'universo, avremo senz'altro capito come le tante didascalie digressive raziocinanti e scientifiche non si contrappongono al reverente timor sacro puritano ma piuttosto l'avvolgano in un lucido alone di sforzo, d'indagine di furore conoscitivo che ne è come dire il riflesso laico. La coerenza del libro si celebra proprio in questa tensione che l'ombra fuggente del mitico Moby Dick induce nei suoi cercatori. Elogeremo a questo punto la finezza di cui diede prova Melville lasciando indefinito il senso della sua allegoria.
I commentatori hanno potuto sbizzarrirsi e vedere simboleggiati nel mostro infiniti concetti. Ciò è indifferente. La ricchezza della favola sta nella capacità che essa possiede nel simboleggiare il maggior numero di esperienze. Moby Dick rappresenta l'antagonismo puro e perciò Achab e il suo Nemico formano una paradossale coppia di inseparabili. Dopo tante disquisizioni, tanti trattati e tanta passione l'annientamento davanti al sacro mistero del Male resta l'unica forma di comunione possibile
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