questo idillio ci rivela I sentimenti e I pensieri che animano il poeta in un momento di contemplazione e di meditazione, in solitudine e silenzio, su un colle solitario .
Lì una siepe impedisce al suo sguardo di spingersi per largo tratto sino al termine dell'orizzonte e favorisce perciò la sua fantasia, che gli fa immaginare, oltre il limite rappresentato dalla siepe, spazi infiniti , silenzi sovrumani e una pace profondissima, di fronte a cui il suo animo si ritrae come preso da sgomento, Ma ad un tratto un alito di vento, frusciando tra I rami degli alberi lo richiama alla realtà : istintivamente egli paragona il fruscio breve del vento al silenzio infinito della sua immaginazione, che di tanto lo sovrasta. Il vento che passa tra le fronde fa pensare al tempo che passa, e il poeta ancora una volta paragona il temo che invece non ha fine, l'eternità. Con dolcezza il poeta allora poco alla volta si lascia sommergere in questi pensieri che lo sollevano dalla meschinità della vita terrena alla contemplazione dell'eterno e dell'infinito.
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parteDell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare. |
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