Giacomo Leopardi - I canti
I canti è un volume in cui sono contenute le poesie a Firenze pubblicato nel 1831 presso l'editore Piatti .
Lo stesso titolo conservò nell'edizione corretta e accresciuta di Napoli. Una successiva edizione postuma accresciuta dei Canti fu curata dall'amico Antonio Ranieri (Firenze 1845).
Anteriormente però al 1831 (a partire dal 1818) molte poesie erano però già state pubblicate in edizioni parziali.
Le poesie sono 41 contraddistinte da un numero romano e quasi tutte dal titolo. Il Leopardi le ha disposte secondo un criterio personale, spesso non tenendo conto delle date di composizione.
I termini di canzoni civili primi idilli ecc. non sono usati dal poeta nell'edizione dei Canti ma appartengono alla consuetudine della critica che li ha derivati dalle precedenti edizioni.
Le forme metriche più importanti dei Canti sono :
a) La canzone è uno dei metri più illustri della poesia italiana. Nel Petrarca (1304-1374) essa è composta di strofe (o stanze aventi un numero uguale di versi endecasillabi e settenari disposti e rimasti sempre secondo lo schema della 1° strofa ; è conclusa da un commiato (o licenza) una strofa in genere più breve delle precedenti.
Il Leopardi usa la canzone di tipo petrarchesco ma modificandone in vari modi lo schema così ad esempio nella canzone All'Italia le strofe pari hanno uno schema metrico diverso da quello delle strofe dispari e manca il commiato. Altre poesie scritte nel metro della canzone sono Ad Angelo Mai, Sopra il monumento di Dante, Nelle nozze della sorella Paolina ecc.
b) la canzone libera (o leopardiana) i versi sono quelli della canzone petrarchesca endecasillabi e settenari, ma le strofe sono disuguali e costruite con la massima libertà. Sono canzoni libere Il passero solitario, A Silvia, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, La quiete dopo la tempesta.
c) Gli endecasillabi sciolti libere successioni di endecasillabi non rimati. Sono composti in tale metro L'infinito, La sera del dì di festa, Le ricordanze Aspasia ecc.
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