l'Infinito di Giacomo Leopardi
Sempre caro fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte lo sguardo esclude
ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella e sovraumani
silenzi e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo ove per poco
il cor non si spaura e come il vento
odo stormir tra queste piante io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando e mi sovvien l'eterno
e le morte stagioni e la presente
e viva il suon di lei così tra questa
immensità s'annega il pensier mio
e il naufragar m'è dolce in questo mare
Come si può valutare il primo verso dell'Infinito ( Sempre caro fu quest'ermo colle) ?
Come un verso stupendo nella sua elementarità familiare e affettuosa dei vocaboli e nella suggestione remota che immediatamente da essa si propaga: il timbro è sommesso il linguaggio parco e misurato eppure lo spunto modesto che esso contiene si allarga senza alcuno sforzo nell'immaginazione dell'infinito spaziale e temporale.
Quali sono le occasioni presenti che determinano per contrasto l'immaginazione e dell'infinito e dell'eterno ?
la siepe che precludendo la vista del panorama fino all'orizzonte e consentendo di contemplare solo una parte di cielo determina l'immaginazione degli interminati spazi del sovrumani silenzi e lo stormire delle piante mosse dal vento che suscita l'immaginazione delle età trascorse e del perenne fluire del tempo.
E' lecito definire romantico l'Infinito ?
certamente . romantico è il senso stesso dell'infinito che nasce dai limiti del presente, romantica la suggestione di interminati spazi e dei sovrumani silenzi da aggiungere però che tale momento spirituale ha trovato nei versi leopardiani - composti nel 1819 - un tono severo e assoluto che esclude qualsiasi sentimentalismo qualsiasi troppo immediato entusiasmo, qualsiasi caduta del pittoresco : romanticismo maturo, quello del Leopardi che si esprime in uno stile misurato e controllato sillaba per sillaba : uno stile che domina l'emozione originaria e dà ordine ad essa.
Che cosa esprime questo idillio : un concetto filosofico o una emozione sentimentale ?
Né l'una né l'altra cosa. E sarebbe fuori proposito parlare di concetto filosofico se mai si dovrebbe parlare di un movimento del pensiero. Così pure emozione sentimentale direbbe qualcosa di troppo immediato e istintivo mentre i quindici versi dell'idillio sono esemplari per il controllo e la misura artistica.
In realtà in questa lirica eccezionale il sentimento (sempre caro mi fu quest'ermo colle ; over per poco /il cor non si spaura e " il naufragar m'è dolce in questo mare" ) si lega all'immaginazione dell'infinito e dell'eterno ( "interminati /spazi .... e sovrumani /silenzi e profondissima quiete..." "e mi sovvien l'eterno / e le morte stagioni ") in questa struttura ritmica che ah la solidità di un severo processo intellettuale e insieme la pienezza affettuosa di un moto del cuore intenso ma placato e raccolto. Pensiero e sentimento si fanno qui musica grave e meditativa : musica che non indulge al cantabile che non accarezza l'orecchio : delicata e insieme profonda.
Il De Sanctis giudicava l'infinito "contemplazione religiosa " "l'apertura musicale di una nuova era".
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martedì 7 novembre 2017
lunedì 6 novembre 2017
la poesia religiosa - San Francesco d'Assisi
La poesia religiosa
SAN FRANCESCO D'ASSISI (1182-1226). Nato ad Assisi da Pietro Bernardone, ricco mercante e da Madonna Pica di origine provenzale, condusse una giovinezza gaia e dissipata.
A 21 anni Francesco combatté contro i Perugini ma, fatto prigioniero , rimase per oltre un anno in carcere a Perugia; tornato ad Assisi, soffrì di una grave malattia che gli procurò indicibili pene fisiche e spirituali; arruolatosi infine tra gli armati di un cavaliere assisiate diretto in Puglia, provò più che mai vivo il senso della vanità di ogni grandezza umana e giungo a Spoleto ritornò il giorno stesso ad Assisi completamente trasformato nell'animo. Qui cadde in una profonda crisi religiosa che lo portò a rinunciare davanti al padre e al vescovo d'Assisi Giudo a ogni ricchezza terrena.
Si ritirò a vita ascetica e cominciò a restaurare la Chiesetta di S. Damiano; più tardi colpito dalla lettura di un passo del Vangelo di S: Matteo nella Chiesetta di S: Maria della Porziuncola ("andate per il modo annunciando che il Regno dei Cieli è imminente, ecc. ) decise di raccogliere in torno a sé alcuni seguaci, con i quali prese dimora in una casupola abbandonata, chiamata Rivotorto, ma poi, cacciato da un contadino, si rifugiò nella chiesetta della Porziuncola.
S. Francesco fondò 'ordine dei francescani o frati minori di cui la prima Regola più intransigente fu approvata oralmente da Papa Innocenzo III nel 1210 e la seconda più mite per l'intervento della Chisa fu approvata per iscritto da Papa Onorio III (1223).
Ne 1219 si recò in Oriente ben accolto dal sultano Malek al Kamel ma non riuscendo a diffondervi come sperava la religione cristiana tornò in Italia; qui dopo aver ricevuto nel 1124 le stimmate nella solitudine della Verna (Toscana) morì nella chiesa di S: Maria della Porziuncola il 3 ottobre 1226.
San Francesco ha grandissima importanza nella storia del basso medioevo. La sua predicazione contiene fervido il messaggio di amore e fraternità.
Per il suo impulso nel campo religioso si ebbe una purificazione dei costumi ecclesiastici; nella vita civile un invito alla pace e alla giustizia sociale in nome della carità cristiana; nel campo artistico un richiamo profondo all'interiorità di sentire che animò poi la pittura di Giotto e la grande poesia di Dante.
Poco dopo la morte del Santo si diffusero in Italia centrale soprattutto in Umbria le compagnie dei flagellanti (Laudesi, Disciplinati ecc. ) tra i quali erano i cosiddetti giullari di Dio cui si deve la diffusione tra le masse popolari di una nuova poesia religiosa, la Laude.
Le laudi erano componimenti in lode di Cristo della Vergine, dei Santi e in genere della tradizione cristiana nelle forme metriche della ballata.
San Francesco scrisse il Cantico di Frate Sole (o laudes creaturarum) composto secondo una tradizione che risale ai primi ingenui seguaci, dopo una notte passata nella celletta di S: Damiano in cui il Santo tormentato dal ma d'occhi e da topi parve udire una voce di celeste conforto.
E' un a rosa ritmata in dialetto umbro, una specie di salmo in cui il Santo invita tutte le creature il sole e la luna le stesse il vento l'aria e l'acqua la terra e il fuoco a lodare il Signore. L'ultima strofa per sora notra morte corporale fu forse composta negli ultimi giorni di vita alla Porziuncola.
Il Cantico ha un alto valore artistico : si tratta di un intimo messaggio di amore e fraternità in cui si riflette tutta la vita spirituale la cultura la fantasia di Francesco.
La bellezza del canto è nella sua fervida intonazione di preghiera modellata sui salmi e sui cantici della Bibbia e, soprattutto nella serena letizia delle immagini colorite e luminose.
SAN FRANCESCO D'ASSISI (1182-1226). Nato ad Assisi da Pietro Bernardone, ricco mercante e da Madonna Pica di origine provenzale, condusse una giovinezza gaia e dissipata.
A 21 anni Francesco combatté contro i Perugini ma, fatto prigioniero , rimase per oltre un anno in carcere a Perugia; tornato ad Assisi, soffrì di una grave malattia che gli procurò indicibili pene fisiche e spirituali; arruolatosi infine tra gli armati di un cavaliere assisiate diretto in Puglia, provò più che mai vivo il senso della vanità di ogni grandezza umana e giungo a Spoleto ritornò il giorno stesso ad Assisi completamente trasformato nell'animo. Qui cadde in una profonda crisi religiosa che lo portò a rinunciare davanti al padre e al vescovo d'Assisi Giudo a ogni ricchezza terrena.
Si ritirò a vita ascetica e cominciò a restaurare la Chiesetta di S. Damiano; più tardi colpito dalla lettura di un passo del Vangelo di S: Matteo nella Chiesetta di S: Maria della Porziuncola ("andate per il modo annunciando che il Regno dei Cieli è imminente, ecc. ) decise di raccogliere in torno a sé alcuni seguaci, con i quali prese dimora in una casupola abbandonata, chiamata Rivotorto, ma poi, cacciato da un contadino, si rifugiò nella chiesetta della Porziuncola.
S. Francesco fondò 'ordine dei francescani o frati minori di cui la prima Regola più intransigente fu approvata oralmente da Papa Innocenzo III nel 1210 e la seconda più mite per l'intervento della Chisa fu approvata per iscritto da Papa Onorio III (1223).
Ne 1219 si recò in Oriente ben accolto dal sultano Malek al Kamel ma non riuscendo a diffondervi come sperava la religione cristiana tornò in Italia; qui dopo aver ricevuto nel 1124 le stimmate nella solitudine della Verna (Toscana) morì nella chiesa di S: Maria della Porziuncola il 3 ottobre 1226.
San Francesco ha grandissima importanza nella storia del basso medioevo. La sua predicazione contiene fervido il messaggio di amore e fraternità.
Per il suo impulso nel campo religioso si ebbe una purificazione dei costumi ecclesiastici; nella vita civile un invito alla pace e alla giustizia sociale in nome della carità cristiana; nel campo artistico un richiamo profondo all'interiorità di sentire che animò poi la pittura di Giotto e la grande poesia di Dante.
Poco dopo la morte del Santo si diffusero in Italia centrale soprattutto in Umbria le compagnie dei flagellanti (Laudesi, Disciplinati ecc. ) tra i quali erano i cosiddetti giullari di Dio cui si deve la diffusione tra le masse popolari di una nuova poesia religiosa, la Laude.
Le laudi erano componimenti in lode di Cristo della Vergine, dei Santi e in genere della tradizione cristiana nelle forme metriche della ballata.
San Francesco scrisse il Cantico di Frate Sole (o laudes creaturarum) composto secondo una tradizione che risale ai primi ingenui seguaci, dopo una notte passata nella celletta di S: Damiano in cui il Santo tormentato dal ma d'occhi e da topi parve udire una voce di celeste conforto.
E' un a rosa ritmata in dialetto umbro, una specie di salmo in cui il Santo invita tutte le creature il sole e la luna le stesse il vento l'aria e l'acqua la terra e il fuoco a lodare il Signore. L'ultima strofa per sora notra morte corporale fu forse composta negli ultimi giorni di vita alla Porziuncola.
Il Cantico ha un alto valore artistico : si tratta di un intimo messaggio di amore e fraternità in cui si riflette tutta la vita spirituale la cultura la fantasia di Francesco.
La bellezza del canto è nella sua fervida intonazione di preghiera modellata sui salmi e sui cantici della Bibbia e, soprattutto nella serena letizia delle immagini colorite e luminose.
venerdì 3 novembre 2017
letteratura italiana - le origini
letteratura italiana - le origini
Le lingua italiana deriva dal latino volgare. La lingua latina infatti presentava anticamente due forme una letteraria o scritta ( latino letterario) usata dai dotti e dalle persone di condizione più elevata uan volgare o parlata ( latino volgare) usata dalla plebe e dalle persone meno colte. Il latino volgare veniva indicato anche con il nome di sermo plebeius rusticus militaris cotiduanus ecc. mentre il latino letterario diceva ad esempio equus os ignis edere il volgare diceva caballus bucca focus manducare
I coloni latini esportarono nelle province il latino volgare che subì in tal modo numerose alterazioni a seconda delle lingue parlate dalle popolazioni locali così per esempio tra le popolazioni celtiche della Gallia l'u accentato del latino volgare fu pronunciato in u"
Queste differenze locali si fecero naturalmente più accentuate con la caduta dell'Impero spezzata l'unità politica anche l'unità linguistica andò dal V secolo in poi gradatamente perdendosi; e dal latino volgare sorsero le lingue romanze o neolatine ( cioè romanzate o nuove latine).
Le principali lingue neolatine sono sei : portoghese, spagnolo, francese, o lingua d'oi"l, provenzale o lingua d'oc (da cui l'aggettivo occitanico) rumeno e italiano.
Un'altra unità linguistica neolatina è costituita dai dialetti ladini parlati in tre zone distinte delle Alpi Il Friuli una parte del Trentino il Cantone dei Grigioni.
I mutamenti principali subiti dal latino nella sua trasformazione in volgare furono :
la perdita del neutro
la perdita dei casi o declinazioni sostituiti dalle preposizioni
la scomparsa della forma passiva del verbo
l'aggiunta dell'articolo
l'instaurazione di una nuova forma di futuro (amerò da amare habeo )
Non meno profonda fu la trasformazione subìta dalla metrica antica.
La metrica antica era quantitativa cioè si fondava sulla quantità delle sillabe ( lunghe o brevi ) la metrica volgare è accentuativa cioè si fonda sull'accento delle sillabe.
Vengono inoltre introdotte la rima e la strofa già molto usate nei versi latini della decadenza.
I primi scritti del volgare italiano risalgono al IX secolo e al X secolo per quanto tracce di volgare si incontrino già in parole e frasi fin dal VI secolo. Tra i primi documenti delle lingua italiana si possono ricordare
1) l'indovinello veronese (IX secolo) :
se pareba boves - alba pratalia araba - et albo versorio teneba - et negro semen seminaba - ( Spingeva avanti i buoi arava bianchi prati e teneva un bianco aratro e seminava nero seme ) si tratta di un indovinello che indica l'atto dello scrivere scoperto in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona. Si tenga presente che i buoi sono le dita; il campo bianco è il foglio il bianco aratro è la penna d'oca e il nero seme è l'inchiostro.
2) la carta capuana (960) un documento notarile che tratta una questione di proprietà tra l'abate di Montecassino e un certo Rodelgrimo d'Aquino.
Eccone il testo " Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti Benedicti" (so che quelle terre entro quei confini che qui si descrivono le ha possedute per trenta anni l'amministrazione del monastero di san Benedetto ).
Il documento è in latino ma la formula di giuramento che abbiamo riportato è scritta in una lingua che ormai risolutamente volgare.
Tra i primi documenti della letteratura italiana si possono ricordare
1) Ritmo laurenziano (1150 circa) una cantilena di un giullar toscano in onore di un vescovo di Osimo.
2) ritmo cassinese (fine del sec. XII) un dialogo in versi intorno alla vita celeste e alla vita terrena.
Si tratta di componimenti che dimostrano buona cultura e notevole abilità tecnica.
E' da osservare che tra i vari volgari di ambito regionale (il lombardo l'umbro il siciliano ecc.) prevalse infine per ragioni storiche geografiche e letterarie il fiorentino la lingua di Dante e della Divina Commedia.
Le lingua italiana deriva dal latino volgare. La lingua latina infatti presentava anticamente due forme una letteraria o scritta ( latino letterario) usata dai dotti e dalle persone di condizione più elevata uan volgare o parlata ( latino volgare) usata dalla plebe e dalle persone meno colte. Il latino volgare veniva indicato anche con il nome di sermo plebeius rusticus militaris cotiduanus ecc. mentre il latino letterario diceva ad esempio equus os ignis edere il volgare diceva caballus bucca focus manducare
I coloni latini esportarono nelle province il latino volgare che subì in tal modo numerose alterazioni a seconda delle lingue parlate dalle popolazioni locali così per esempio tra le popolazioni celtiche della Gallia l'u accentato del latino volgare fu pronunciato in u"
Queste differenze locali si fecero naturalmente più accentuate con la caduta dell'Impero spezzata l'unità politica anche l'unità linguistica andò dal V secolo in poi gradatamente perdendosi; e dal latino volgare sorsero le lingue romanze o neolatine ( cioè romanzate o nuove latine).
Le principali lingue neolatine sono sei : portoghese, spagnolo, francese, o lingua d'oi"l, provenzale o lingua d'oc (da cui l'aggettivo occitanico) rumeno e italiano.
Un'altra unità linguistica neolatina è costituita dai dialetti ladini parlati in tre zone distinte delle Alpi Il Friuli una parte del Trentino il Cantone dei Grigioni.
I mutamenti principali subiti dal latino nella sua trasformazione in volgare furono :
la perdita del neutro
la perdita dei casi o declinazioni sostituiti dalle preposizioni
la scomparsa della forma passiva del verbo
l'aggiunta dell'articolo
l'instaurazione di una nuova forma di futuro (amerò da amare habeo )
Non meno profonda fu la trasformazione subìta dalla metrica antica.
La metrica antica era quantitativa cioè si fondava sulla quantità delle sillabe ( lunghe o brevi ) la metrica volgare è accentuativa cioè si fonda sull'accento delle sillabe.
Vengono inoltre introdotte la rima e la strofa già molto usate nei versi latini della decadenza.
I primi scritti del volgare italiano risalgono al IX secolo e al X secolo per quanto tracce di volgare si incontrino già in parole e frasi fin dal VI secolo. Tra i primi documenti delle lingua italiana si possono ricordare
1) l'indovinello veronese (IX secolo) :
se pareba boves - alba pratalia araba - et albo versorio teneba - et negro semen seminaba - ( Spingeva avanti i buoi arava bianchi prati e teneva un bianco aratro e seminava nero seme ) si tratta di un indovinello che indica l'atto dello scrivere scoperto in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona. Si tenga presente che i buoi sono le dita; il campo bianco è il foglio il bianco aratro è la penna d'oca e il nero seme è l'inchiostro.
2) la carta capuana (960) un documento notarile che tratta una questione di proprietà tra l'abate di Montecassino e un certo Rodelgrimo d'Aquino.
Eccone il testo " Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti Benedicti" (so che quelle terre entro quei confini che qui si descrivono le ha possedute per trenta anni l'amministrazione del monastero di san Benedetto ).
Il documento è in latino ma la formula di giuramento che abbiamo riportato è scritta in una lingua che ormai risolutamente volgare.
Tra i primi documenti della letteratura italiana si possono ricordare
1) Ritmo laurenziano (1150 circa) una cantilena di un giullar toscano in onore di un vescovo di Osimo.
2) ritmo cassinese (fine del sec. XII) un dialogo in versi intorno alla vita celeste e alla vita terrena.
Si tratta di componimenti che dimostrano buona cultura e notevole abilità tecnica.
E' da osservare che tra i vari volgari di ambito regionale (il lombardo l'umbro il siciliano ecc.) prevalse infine per ragioni storiche geografiche e letterarie il fiorentino la lingua di Dante e della Divina Commedia.
martedì 24 ottobre 2017
La rima
la rima
Due o più versi che terminano con un gruppo di lettere uguali a partire dall'ultimo accento ritmico si dicono rimati
Quale a mur quale a porte e quali altròve
tutti davan di sé lucide pròve
invece della rima si ha la consonanza quando sono identiche le lettere finali
fior di ginestra
tutta infiora la campagna nostra
quando s'affaccia Rita alla finestra
si ha l'assonanza quando sono uguali le vocali ma non le consonanti
la cavallina grigia trotta
e il cane rosso al fianco le galoppa
secondo come sono disposte le rime si dicono
rime accoppiate
AA BB CC
rime alternate
AB AB AB
rime chiuse o incrociate
AB-BA
rime incatenate
ABA BCB C
rime ripetute
ABC ABC
rime invertite
ABC CBA
Due o più versi che terminano con un gruppo di lettere uguali a partire dall'ultimo accento ritmico si dicono rimati
Quale a mur quale a porte e quali altròve
tutti davan di sé lucide pròve
invece della rima si ha la consonanza quando sono identiche le lettere finali
fior di ginestra
tutta infiora la campagna nostra
quando s'affaccia Rita alla finestra
si ha l'assonanza quando sono uguali le vocali ma non le consonanti
la cavallina grigia trotta
e il cane rosso al fianco le galoppa
secondo come sono disposte le rime si dicono
rime accoppiate
AA BB CC
rime alternate
AB AB AB
rime chiuse o incrociate
AB-BA
rime incatenate
ABA BCB C
rime ripetute
ABC ABC
rime invertite
ABC CBA
venerdì 8 settembre 2017
grammatica italiana - figure retoriche
grammatica italiana - figure retoriche
I principali modi di espressione del linguaggio figurato sono i traslati quali la metafora l'allegoria la metonimia la sineddoche l'antonomasia l'ironia il sarcasmo l'iperbole che indicano un trasferimento di significato parole o costrutti piegati ad esprimere qualcosa di diverso da quello che in realtà significano; le figure quali la similitudine la perifrasi l'ipotiposi la personificazione l'antitesi la reticenza l'interrogazione retorica l'eufemismo l'esclamazione l'epifonema l'apostrofe : cioè modi particolari di foggiare il discorso e di disporre le parole in maniera tale che le cose rappresentate acquistino maggiore rilievo.
Per dare maggiore vigore all'espressione e renderla intensa suggestiva il poeta o lo scrittore ricorre spesso alla metafora usa cioè una parola per esprimere una cosa che non è quella da essa propriamente significata ma un'altra la quale con quella ha però un rapporto di somiglianza.
questo luogo è un paradiso
La metafora è un'immagine e l'immagine dà vigore all'arte dello scrivere e particolare colorito. Comunque bisogna usarla con parsimonia e con buon gusto.
Talvolta in qualche circostanza si varia efficacemente il discorso dicendo l'opposto di quello che si vuol significare ma facendolo capire attraverso il tono della voce o un modo particolare di esprimersi e si ha l'ironia :
Avete avuto proprio una bella idea !
e quando essa assume un tono amaro aspro si ha il sarcasmo.
Se invece l'ironia in un primo momento fa sorridere per la sua arguzia ma poi induce a un'amara meditazione sulle debolezze o sui vizi degli uomini si ha l'umorismo.
Altre volte si vuole dare al pensiero un rilievo drammatico tanto da creare in chi legge l'illusione di trovarsi quali nell'azione descritta o che questa si svolga davanti ai suoi occhi si ricorre all'ipotiposi.
Non sempre sembra di essere sufficientemente espressivi nell'esposizione di un pensiero per meglio chiarirlo per renderlo più evidente più intenso nel significato si ricorre alla similitudine si pone a confronto il pensiero espresso con un altro più comune il quale come il primo abbia qualche somiglianza.
i ragazzi lo rincorrevano come un branco di segugi
Alla similitudine si avvicina la personificazione con la quale si dà vita e persona o cosa inanimata.
Per fare risaltare maggiormente una o più idee si possono porre queste riscontro con altre idee opposte dando luogo all'antitesi,
come pure interrompere il discorso in modo da far pensare più di quello che si può esprimere con l e parole e si ha la reticenza
ancora per variare il discorso e dargli movimento si è soliti talvolta ricorrere all'interrogazione retorica si rivolge cioè una domanda a una persona o cosa personificata non per averne una risposta ma per affermarla con più forza e indurre altri al nostro stesso pensiero oppure per manifestare un dubbio che ci tiene sospesi.
Se poi si ritiene necessario per sostenere il tono del discorso significare con un giro ampio di parole senza chiamarla con il suo nome si usa una perifrasi. La quale prende il nome particolare di eufemismo qualora si voglia mitigare un pensiero che riuscirebbe doloroso o spiacevole o volgare se espresso con il suo nome e di litote quando per affermare una cosa si nega il contrario
Una metafora continuata è un'allegoria narrazione o descrizione che non intesa nel suo significato letterale ma interpretata nel significato che si nasconde sotto la lettera. Allegorie sono le favole di Fedro e le parabole tutta un'allegoria è la divina commedia.
Con la metonimia si ottiene una energica abbreviazione del linguaggio. Propriamente essa consiste nell'usare un sostantivo invece di un altro nell'esprimere : un rapporto tra due idee causa effetto oppure un sostantivo astratto al posto di uno concreto e viceversa oppure il nome dell'autore di un'opera al posto dell'opera oppure la materia di una cosa per la cosa composta con quella oppure il contenente per i contenuto oppure ancora l'epoca per le persone che vi vissero.
Quando sempre per dare colorito allo scritto o al parlare si nomina il tutto per una parte e viceversa oppure il genere per la specie oppure il plurale per il singolare e viceversa oppure il numero determinato per l'indeterminato si dà origine alla sineddoche trasposizione del significato di una parola ad un altro con rapporto prevalentemente quantitativo.
Se invece si designa una personaggio famoso per mezzo di un nome comune che può essere costituito dal paronimico (Il Pelide = Achille) dall'aggettivo derivato dal luogo di nascita da una spiccata qualità o si estende a persona o cosa un nome celebre si ha l'antonomasia.
una commozione dell'animo preso dal timore dal dolore o da allegria da meraviglia trova la sua espressione nell'esclamazione o nella epifonema qualora l'esclamazione contenga una sentenza o massima morale.
Si usa l'apostrofe quando nella citazione del discorso o nella commozione dell'animo si rivolge la parola a cose inanimate o a persone assenti.
Qualora si senta il bisogno di snellire l'espressione di donarle maggiore rapidità ed emotività si usano lo zeugma e l'ellissi.
Lo zeugma consiste nel riferire a più complementi un predicato che si adatta invece a uno solo di essi.
L'ellissi consiste nell'omissione di qualche parola che si può facilmente sottintendere senza danneggiare la chiarezza del discorso.
A rendere meno prosastica un'espressione ci soccorrono a volte l'ipallage con la quale si attribuisce ad alcune parole della frase ciò che conviene ad altre della frase stessa e l'anastrofe che consiste nell'invertire l'ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore evidenza ad un altra parte sull'altre
Da evitare e in particolare modo nello scritto alcune figure grammaticali che ricorrono spesso nel linguaggio familiare quali l'anacoluto ed il pleonasmo ridondanza di parole cioè parole inutili
I principali modi di espressione del linguaggio figurato sono i traslati quali la metafora l'allegoria la metonimia la sineddoche l'antonomasia l'ironia il sarcasmo l'iperbole che indicano un trasferimento di significato parole o costrutti piegati ad esprimere qualcosa di diverso da quello che in realtà significano; le figure quali la similitudine la perifrasi l'ipotiposi la personificazione l'antitesi la reticenza l'interrogazione retorica l'eufemismo l'esclamazione l'epifonema l'apostrofe : cioè modi particolari di foggiare il discorso e di disporre le parole in maniera tale che le cose rappresentate acquistino maggiore rilievo.
Per dare maggiore vigore all'espressione e renderla intensa suggestiva il poeta o lo scrittore ricorre spesso alla metafora usa cioè una parola per esprimere una cosa che non è quella da essa propriamente significata ma un'altra la quale con quella ha però un rapporto di somiglianza.
questo luogo è un paradiso
La metafora è un'immagine e l'immagine dà vigore all'arte dello scrivere e particolare colorito. Comunque bisogna usarla con parsimonia e con buon gusto.
Talvolta in qualche circostanza si varia efficacemente il discorso dicendo l'opposto di quello che si vuol significare ma facendolo capire attraverso il tono della voce o un modo particolare di esprimersi e si ha l'ironia :
Avete avuto proprio una bella idea !
e quando essa assume un tono amaro aspro si ha il sarcasmo.
Se invece l'ironia in un primo momento fa sorridere per la sua arguzia ma poi induce a un'amara meditazione sulle debolezze o sui vizi degli uomini si ha l'umorismo.
Altre volte si vuole dare al pensiero un rilievo drammatico tanto da creare in chi legge l'illusione di trovarsi quali nell'azione descritta o che questa si svolga davanti ai suoi occhi si ricorre all'ipotiposi.
Non sempre sembra di essere sufficientemente espressivi nell'esposizione di un pensiero per meglio chiarirlo per renderlo più evidente più intenso nel significato si ricorre alla similitudine si pone a confronto il pensiero espresso con un altro più comune il quale come il primo abbia qualche somiglianza.
i ragazzi lo rincorrevano come un branco di segugi
Alla similitudine si avvicina la personificazione con la quale si dà vita e persona o cosa inanimata.
Per fare risaltare maggiormente una o più idee si possono porre queste riscontro con altre idee opposte dando luogo all'antitesi,
come pure interrompere il discorso in modo da far pensare più di quello che si può esprimere con l e parole e si ha la reticenza
ancora per variare il discorso e dargli movimento si è soliti talvolta ricorrere all'interrogazione retorica si rivolge cioè una domanda a una persona o cosa personificata non per averne una risposta ma per affermarla con più forza e indurre altri al nostro stesso pensiero oppure per manifestare un dubbio che ci tiene sospesi.
Se poi si ritiene necessario per sostenere il tono del discorso significare con un giro ampio di parole senza chiamarla con il suo nome si usa una perifrasi. La quale prende il nome particolare di eufemismo qualora si voglia mitigare un pensiero che riuscirebbe doloroso o spiacevole o volgare se espresso con il suo nome e di litote quando per affermare una cosa si nega il contrario
Una metafora continuata è un'allegoria narrazione o descrizione che non intesa nel suo significato letterale ma interpretata nel significato che si nasconde sotto la lettera. Allegorie sono le favole di Fedro e le parabole tutta un'allegoria è la divina commedia.
Con la metonimia si ottiene una energica abbreviazione del linguaggio. Propriamente essa consiste nell'usare un sostantivo invece di un altro nell'esprimere : un rapporto tra due idee causa effetto oppure un sostantivo astratto al posto di uno concreto e viceversa oppure il nome dell'autore di un'opera al posto dell'opera oppure la materia di una cosa per la cosa composta con quella oppure il contenente per i contenuto oppure ancora l'epoca per le persone che vi vissero.
Quando sempre per dare colorito allo scritto o al parlare si nomina il tutto per una parte e viceversa oppure il genere per la specie oppure il plurale per il singolare e viceversa oppure il numero determinato per l'indeterminato si dà origine alla sineddoche trasposizione del significato di una parola ad un altro con rapporto prevalentemente quantitativo.
Se invece si designa una personaggio famoso per mezzo di un nome comune che può essere costituito dal paronimico (Il Pelide = Achille) dall'aggettivo derivato dal luogo di nascita da una spiccata qualità o si estende a persona o cosa un nome celebre si ha l'antonomasia.
una commozione dell'animo preso dal timore dal dolore o da allegria da meraviglia trova la sua espressione nell'esclamazione o nella epifonema qualora l'esclamazione contenga una sentenza o massima morale.
Si usa l'apostrofe quando nella citazione del discorso o nella commozione dell'animo si rivolge la parola a cose inanimate o a persone assenti.
Qualora si senta il bisogno di snellire l'espressione di donarle maggiore rapidità ed emotività si usano lo zeugma e l'ellissi.
Lo zeugma consiste nel riferire a più complementi un predicato che si adatta invece a uno solo di essi.
L'ellissi consiste nell'omissione di qualche parola che si può facilmente sottintendere senza danneggiare la chiarezza del discorso.
A rendere meno prosastica un'espressione ci soccorrono a volte l'ipallage con la quale si attribuisce ad alcune parole della frase ciò che conviene ad altre della frase stessa e l'anastrofe che consiste nell'invertire l'ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore evidenza ad un altra parte sull'altre
Da evitare e in particolare modo nello scritto alcune figure grammaticali che ricorrono spesso nel linguaggio familiare quali l'anacoluto ed il pleonasmo ridondanza di parole cioè parole inutili
mercoledì 6 settembre 2017
grammatica italiana - discorso diretto e indiretto
grammatica italiana - discorso diretto e indiretto
Cambiamenti nella struttura del periodo
Le proposizioni principali si mutano in subordinate di primo grado e precisamente
a) la proposizioni enunciative ed esclamative diventano oggettive rette da un verbo dire affermare ecc.
L'udienza è aperta dichiarò che l'udienza era aperta
b) le proposizioni imperative ed esortative si trasformano in proposizioni finali rette dai verbi comandare ammonire ecc.
imputata alzatevi ordinò all'imputata di alzarsi
c) le interrogative dirette si trasformano in indirette
cosa ha da dire l'imputata ? chiese cosa avesse da dire l'imputata
Le proposizioni subordinate aumentano di grado.
cambiamenti nei tempi e modi
a) il presente in dipendenza del presente rimane immutato in dipendenza da un passato diventa imperfetto
l'udienza è aperta dichiarò che l'udienza era aperta
dichiara che l'udienza è aperta
b) Il passato in dipendenza del presente rimane immutato in dipendenza da un passato diventa trapassato
il furto c'è stato assicura che il furto c'è stato
assicuò che il furto c'era stato
Quanto al mutamento dei modi non esistono regole precise possiamo dire che
a) l'imperativo si trasforma in infinito o congiuntivo
b) l'imperativo futuro in condizionale
nei pronomi e negli avverbi
La prima persona e la seconda dei pronomi personali e possessivi degli aggettivi possessivi e dei verbi passano alla terza persona
io sono innocente affermò che essa era innocente
i dimostrativi questo costui diventano quello ciò per le cose colui
gli avverbi ieri oggi domani diventano allora il giorno precedente quel giorno i giorno passato
qui e qua diventano lì e là
infine il complemento di vocazione si trasforma in complemento di termine
Cambiamenti nella struttura del periodo
Le proposizioni principali si mutano in subordinate di primo grado e precisamente
a) la proposizioni enunciative ed esclamative diventano oggettive rette da un verbo dire affermare ecc.
L'udienza è aperta dichiarò che l'udienza era aperta
b) le proposizioni imperative ed esortative si trasformano in proposizioni finali rette dai verbi comandare ammonire ecc.
imputata alzatevi ordinò all'imputata di alzarsi
c) le interrogative dirette si trasformano in indirette
cosa ha da dire l'imputata ? chiese cosa avesse da dire l'imputata
Le proposizioni subordinate aumentano di grado.
cambiamenti nei tempi e modi
a) il presente in dipendenza del presente rimane immutato in dipendenza da un passato diventa imperfetto
l'udienza è aperta dichiarò che l'udienza era aperta
dichiara che l'udienza è aperta
b) Il passato in dipendenza del presente rimane immutato in dipendenza da un passato diventa trapassato
il furto c'è stato assicura che il furto c'è stato
assicuò che il furto c'era stato
Quanto al mutamento dei modi non esistono regole precise possiamo dire che
a) l'imperativo si trasforma in infinito o congiuntivo
b) l'imperativo futuro in condizionale
nei pronomi e negli avverbi
La prima persona e la seconda dei pronomi personali e possessivi degli aggettivi possessivi e dei verbi passano alla terza persona
io sono innocente affermò che essa era innocente
i dimostrativi questo costui diventano quello ciò per le cose colui
gli avverbi ieri oggi domani diventano allora il giorno precedente quel giorno i giorno passato
qui e qua diventano lì e là
infine il complemento di vocazione si trasforma in complemento di termine
martedì 18 luglio 2017
la prosa - componimenti
la prosa - componimenti
La prosa si può distinguere in prosa narrativa, prosa didascalica, prosa oratoria, prosa epistolare, prosa d'arte, critica.
PROSA NARRATIVA si espongono i fatti.
E' essa fra i generi della prosa quella che tende ad essere più genuinamente artistica in quanto gli scopi pratici sono nella narrazione di solito molto limitati o secondari e più liberamente trova sfogo in essa la fantasia dell'autore.
Si distingue in più componimenti: la novella, la favola la fiaba, l'apologo, la parabola, il bozzetto, il romanzo, la trattazione storica.
La novella consiste in una narrazione breve ma particolareggiata di un fatto umano, interessante vero o verosimile.
Gli argomenti che si possono trattare in una novella sono innumerevoli: una beffa, una burla, un poliziesco, un fatto di cronaca cittadina o nazionale un caso tragico, un fatto storico, un racconto fantastico, una vicenda erotica ..................
Mentre prima la novella era prevalentemente descrittiva oggi investiga essa l'animo dei protagonisti con aderenza alla realtà; il suo contenuto è essenzialmente psicologico.
Se invece di raccontare s'intende descrivere soltanto e brevemente dal vero una scena un ambiente o un tipo si ha il bozzetto, fra i più noti quelli contenuti nelle Opere Le Veglie di Neri di Renato Fucini e La Vita Militare di Edmondo De Amicis.
Una breve narrazione per lo più verosimile, con il fine di porgere ammaestramenti morali è la favola. Questa assume il nome di fiaba, se la narrazione verte su fatti fantastici, i cui protagonisti sono personaggi soprannaturali quali maghi folletti ecc. o animali o cose inanimate e ha scopo di dilettare; di apologo se si tratta di un racconto che adombra una verità morale per mezzo di un allegoria; di parabola se il racconto è immaginario ma verosimile dando insegnamenti sotto forma allegorica ed i protagonisti sono uomini.
La differenza tra romanzo e novella è solo l'ampiezza; il romanzo è una narrazione estesa di fatti veri (ma ricreati dalla fantasia) e immaginari (ma verosimili) ed esposti con efficacia e vivacità. Si tratta di una situazione ben complessa rispetto a quella narrata nella novella. azione unica è arricchita da numerosi episodi che da essa nascono e sono strettamente uniti: l'autore deve saper muovere sapientemente le fila a volte complicate di una vasta trama desunta per lo più dall'esperienza sua e dalla comune vita degli uomini con tutte le sue complesse tendenze; e deve sapere non solo suscitare l'interesse del lettore per la trama, ma parlare al suo cuore facendogli rivivere in pieno quanto narrato nel libro. Non ci devono essere capitoli inutili non strettamente legati al nucleo spirituale del racconto; le stesse descrizioni dei paesaggi devono avere corrispondenza con lo stato d'animo dei protagonisti della vicenda.
Il romanzo moderno è essenzialmente psicologico; la trama ha un'importanza secondaria. Particolarmente si sviluppa nell'Ottocento e predomina nella letteratura di oggi. Il carattere dei personaggi si rivela a mano a mano che i giorni passano a mano a mano che le situazioni maturano; l'arte dello scrittore sta in gran parte nel condurre alla rivelazione, alla scena capitale, evitando lentezze non strettamente indispensabili.
Numerosi i tipi in cui si differenzia un romanzo in quanto esso è solito procedere pari passo con lo sviluppo ideale dello spirito umano con particolari vicende storiche sociali umane del tempo.
Ricordiamo :
il romanzo storico narrazione in parte immaginari collocati in un periodo storico o attribuiti a personaggi storici (Promessi sposi, Le confessioni di un italiano)
il romanzo sociale descrizione dei mali che affliggono la società delle lotte economiche. Spesso diventa romanzo verista rispecchiando la realtà (I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo
il romanzo d'ambiente rappresentazione degli usi e costumi di una regione o periodo storico (i romanzi di Grazia Deledda o Verga)
E' una definizione comunque un po' sottile e non facilmente sostenibile in quanto specie nei migliori scrittori il romanzo è difficilmente soltanto storico solo sociale o solo d'ambiente ma può essere al tempo stesso tutti e tre insieme.
PROSA DIDASCALICA
Si propone un fine educativo comprende il trattato il dialogo il saggio.
Il trattato è un'esposizione ordinata e compiuta in una dottrina arte o scienza: può avere come argomento temi politici filosofici o morali ... ; il dialogo è simile al trattato ma svolto sotto forma dialogica in cui gli interlocutori sono veri o immaginari.
Il saggio è uno studio analitico di un particolare argomento filosofico scientifico letterario ....
PROSA EPISTOLARE
La lettera conversazione con persone lontane che può raggiungere un'elevazione artistica.
PROSA D'ARTE
Una prosa che ha valore principalmente stilistico, che dà vita, in forma limpida e controllata ad un mondo di fantasia una prosa densa anche di elementi riflessi che raggiunge momenti felici, la levità della poesia e si risolve nella bella pagina.
PROSA POETICA
tende ai modi della poesia quasi una poesia in prosa; la prosa lirica arieggia ai modi della poesia e si risolve in un breve componimento in prosa di un lirismo essenziale depurato di ogni elemento morale psicologico estraneo ad esso.
CRITICA
la scienza cioè che studia gli scritti di arte per spiegarli nelle loro particolarità linguistiche storiche ed estetiche e dare un giudizio sul loro valore
Il testo sia in versi che in prosa è dialogato
TRAGEDIA
Consiste nella rappresentazione di fatti grandiosi luttuosi e compassionevoli in cui i protagonisti sono personaggi illustri spesso Dei o eroi.
Nella veste classica dura cinque atti preceduti da un prologo separati da intermezzi lirici e chiusi da un epilogo. Solenne è il personaggio.
COMMEDIA
è la rappresentazione di un fatto di un episodio che si ispira alla vita di tutti i giorni ai sentimenti comuni ed è per lo più a lieto fine. Può avere un intento satirico o umoristico oppure un fine sociale o civile. L'anima uno spirito burlesco oppure un più intimo e a volte pensoso studio di vita. Il dialogo è vivace e il linguaggio si accosta per quanto disponibile al parlare familiare. Può essere scritta anche in dialetto.
COMMEDIA DELL'ARTE
consiste in dialoghi che gli attori improvvisavano sulla scena dopo aver studiato lo svolgersi delle azioni e delle scene su un "canovaccio". Ogni attore di tale commedia si specializzava in un personaggio tipico dando origine alle maschere ( Pulcinella Arlecchino Colombina.....).
FARSA
breve commedia per lo più un atto solo con intreccio semplice rappresentante un fatterello ridicolo e comico.
DRAMMA
rappresentazione scenica di un episodio i cui personaggi sono uomini di qualunque condizione sociale; l'azione consiste essenzialmente in una vicenda dolorosa nascente di solito da un conflitto che giunge al massimo della tensione.
Di solito scritto in prosa e si distingue in dramma sentimentale, storico, psicologico, sociale, verista.
FAVOLA PASTORALE
rappresentazione scenica ove al dialogo si alternano brani lirici collocata in un ambiente campestre pastorale e la cui trama si svolge intorno a un tenue episodio d'amore a lieto fine
MELODRAMMA
azione drammatica accompagnata da musica nato tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento e dopo un periodo di decadenza elevato a dignità artistica nel Settecento da Pietro Metastasio.
MONOLOGO
recita fatta da un solo attore per intrattenere il pubblico durante gli intermezzi.
La prosa si può distinguere in prosa narrativa, prosa didascalica, prosa oratoria, prosa epistolare, prosa d'arte, critica.
PROSA NARRATIVA si espongono i fatti.
E' essa fra i generi della prosa quella che tende ad essere più genuinamente artistica in quanto gli scopi pratici sono nella narrazione di solito molto limitati o secondari e più liberamente trova sfogo in essa la fantasia dell'autore.
Si distingue in più componimenti: la novella, la favola la fiaba, l'apologo, la parabola, il bozzetto, il romanzo, la trattazione storica.
La novella consiste in una narrazione breve ma particolareggiata di un fatto umano, interessante vero o verosimile.
Gli argomenti che si possono trattare in una novella sono innumerevoli: una beffa, una burla, un poliziesco, un fatto di cronaca cittadina o nazionale un caso tragico, un fatto storico, un racconto fantastico, una vicenda erotica ..................
Mentre prima la novella era prevalentemente descrittiva oggi investiga essa l'animo dei protagonisti con aderenza alla realtà; il suo contenuto è essenzialmente psicologico.
Se invece di raccontare s'intende descrivere soltanto e brevemente dal vero una scena un ambiente o un tipo si ha il bozzetto, fra i più noti quelli contenuti nelle Opere Le Veglie di Neri di Renato Fucini e La Vita Militare di Edmondo De Amicis.
Una breve narrazione per lo più verosimile, con il fine di porgere ammaestramenti morali è la favola. Questa assume il nome di fiaba, se la narrazione verte su fatti fantastici, i cui protagonisti sono personaggi soprannaturali quali maghi folletti ecc. o animali o cose inanimate e ha scopo di dilettare; di apologo se si tratta di un racconto che adombra una verità morale per mezzo di un allegoria; di parabola se il racconto è immaginario ma verosimile dando insegnamenti sotto forma allegorica ed i protagonisti sono uomini.
La differenza tra romanzo e novella è solo l'ampiezza; il romanzo è una narrazione estesa di fatti veri (ma ricreati dalla fantasia) e immaginari (ma verosimili) ed esposti con efficacia e vivacità. Si tratta di una situazione ben complessa rispetto a quella narrata nella novella. azione unica è arricchita da numerosi episodi che da essa nascono e sono strettamente uniti: l'autore deve saper muovere sapientemente le fila a volte complicate di una vasta trama desunta per lo più dall'esperienza sua e dalla comune vita degli uomini con tutte le sue complesse tendenze; e deve sapere non solo suscitare l'interesse del lettore per la trama, ma parlare al suo cuore facendogli rivivere in pieno quanto narrato nel libro. Non ci devono essere capitoli inutili non strettamente legati al nucleo spirituale del racconto; le stesse descrizioni dei paesaggi devono avere corrispondenza con lo stato d'animo dei protagonisti della vicenda.
Il romanzo moderno è essenzialmente psicologico; la trama ha un'importanza secondaria. Particolarmente si sviluppa nell'Ottocento e predomina nella letteratura di oggi. Il carattere dei personaggi si rivela a mano a mano che i giorni passano a mano a mano che le situazioni maturano; l'arte dello scrittore sta in gran parte nel condurre alla rivelazione, alla scena capitale, evitando lentezze non strettamente indispensabili.
Numerosi i tipi in cui si differenzia un romanzo in quanto esso è solito procedere pari passo con lo sviluppo ideale dello spirito umano con particolari vicende storiche sociali umane del tempo.
Ricordiamo :
il romanzo storico narrazione in parte immaginari collocati in un periodo storico o attribuiti a personaggi storici (Promessi sposi, Le confessioni di un italiano)
il romanzo sociale descrizione dei mali che affliggono la società delle lotte economiche. Spesso diventa romanzo verista rispecchiando la realtà (I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo
il romanzo d'ambiente rappresentazione degli usi e costumi di una regione o periodo storico (i romanzi di Grazia Deledda o Verga)
E' una definizione comunque un po' sottile e non facilmente sostenibile in quanto specie nei migliori scrittori il romanzo è difficilmente soltanto storico solo sociale o solo d'ambiente ma può essere al tempo stesso tutti e tre insieme.
PROSA DIDASCALICA
Si propone un fine educativo comprende il trattato il dialogo il saggio.
Il trattato è un'esposizione ordinata e compiuta in una dottrina arte o scienza: può avere come argomento temi politici filosofici o morali ... ; il dialogo è simile al trattato ma svolto sotto forma dialogica in cui gli interlocutori sono veri o immaginari.
Il saggio è uno studio analitico di un particolare argomento filosofico scientifico letterario ....
PROSA EPISTOLARE
La lettera conversazione con persone lontane che può raggiungere un'elevazione artistica.
PROSA D'ARTE
Una prosa che ha valore principalmente stilistico, che dà vita, in forma limpida e controllata ad un mondo di fantasia una prosa densa anche di elementi riflessi che raggiunge momenti felici, la levità della poesia e si risolve nella bella pagina.
PROSA POETICA
tende ai modi della poesia quasi una poesia in prosa; la prosa lirica arieggia ai modi della poesia e si risolve in un breve componimento in prosa di un lirismo essenziale depurato di ogni elemento morale psicologico estraneo ad esso.
CRITICA
la scienza cioè che studia gli scritti di arte per spiegarli nelle loro particolarità linguistiche storiche ed estetiche e dare un giudizio sul loro valore
il genere drammatico
Gli scritti per il teatro si differenziano dagli altri in quanto il loro autore anziché esprimere direttamente il proprio pensiero e sentimento li incarna in personaggi che parlano e si muovono in scena e rappresentano un atto, un episodio di vita se non vera verosimile. Si svolgono attraverso un intreccio di situazioni in un susseguirsi di scene e di accorgimenti tecnici e si basano su un contrasto di passioni.Il testo sia in versi che in prosa è dialogato
TRAGEDIA
Consiste nella rappresentazione di fatti grandiosi luttuosi e compassionevoli in cui i protagonisti sono personaggi illustri spesso Dei o eroi.
Nella veste classica dura cinque atti preceduti da un prologo separati da intermezzi lirici e chiusi da un epilogo. Solenne è il personaggio.
COMMEDIA
è la rappresentazione di un fatto di un episodio che si ispira alla vita di tutti i giorni ai sentimenti comuni ed è per lo più a lieto fine. Può avere un intento satirico o umoristico oppure un fine sociale o civile. L'anima uno spirito burlesco oppure un più intimo e a volte pensoso studio di vita. Il dialogo è vivace e il linguaggio si accosta per quanto disponibile al parlare familiare. Può essere scritta anche in dialetto.
COMMEDIA DELL'ARTE
consiste in dialoghi che gli attori improvvisavano sulla scena dopo aver studiato lo svolgersi delle azioni e delle scene su un "canovaccio". Ogni attore di tale commedia si specializzava in un personaggio tipico dando origine alle maschere ( Pulcinella Arlecchino Colombina.....).
FARSA
breve commedia per lo più un atto solo con intreccio semplice rappresentante un fatterello ridicolo e comico.
DRAMMA
rappresentazione scenica di un episodio i cui personaggi sono uomini di qualunque condizione sociale; l'azione consiste essenzialmente in una vicenda dolorosa nascente di solito da un conflitto che giunge al massimo della tensione.
Di solito scritto in prosa e si distingue in dramma sentimentale, storico, psicologico, sociale, verista.
FAVOLA PASTORALE
rappresentazione scenica ove al dialogo si alternano brani lirici collocata in un ambiente campestre pastorale e la cui trama si svolge intorno a un tenue episodio d'amore a lieto fine
MELODRAMMA
azione drammatica accompagnata da musica nato tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento e dopo un periodo di decadenza elevato a dignità artistica nel Settecento da Pietro Metastasio.
MONOLOGO
recita fatta da un solo attore per intrattenere il pubblico durante gli intermezzi.
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