Giuseppe Gioacchino Belli
Giuseppe Gioacchino Belli (1791- 1863), impiegato della Roma papale, tra il '30 e il '40 scrisse più di duemila sonetti in dialetto romanesco non tanto per fare opera di denuncia sociale quanto come documento della vita popolare della sua città
La lingua usata è il romanesco, senza ornamenti né alterazioni né inversioni sintattiche, eccetto quelli usati da chi parla quel dialetto. Attraverso I sonetti vediamo tutta la società romana del tempo ne commento disincantato e amaro del popolo trasteverino : è un colorito e vario quadro d'ambiente e di costume pervaso da un'ironia sulla particolarmente efficace perché
nel giro di poche versi I singoli quadretti si chiudono rapidamente in un gesto, un'osservazione, un'immagine rapida senza ridondanze pietistiche o compiacimenti descrittivi
Nessun commento:
Posta un commento