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mercoledì 13 dicembre 2017

riassunto de I promessi sposi

riassunto de  I promessi sposi

E' un romanzo storico anche se il racconto che ne costituisce la trama è un'invenzione dell'autore.
La storia e l'invenzione la realtà storica e la fantasia il dato inteso come avvenimento, quindi caratterizzato da esattezza cronologica e da certezza di svolgimento e il frutto della fantasia di Manzoni si fondono perfettamente in quest'opera fino a diventare un tutt'uno  inscindibile. E non riesce perciò più separabile la storia dall'invenzione dal momento che l'una si è versata nell'altra.

La vicenda del romanzo si svolge in due anni dal 1628 al 1630  è proprio la storia degli avvenimenti in questo biennio che costituisce la panoramica su cui si snoda la vicenda dei personaggio maggiori minori e minimi dei  Promessi Sposi  e soprattutto di Renzo e Lucia.
In Lombardia dominata dagli spagnoli c'erano in quegli anni funestati dalla carestia dalla guerra dalla peste dall'odio e dallo scontro delle classi sociali  prepotenti signorotti altro clero plebe basso clero ecclesiastici pieni di zelo o vittime della viltà e la povera gente.
Il romanzo  si apre con la scena che può dare immediatamente la misura e il tono di tutta l'opera la sera del 7 novembre 1628  un  prete il curato di ..... Don Abbondio  torna dalla sua passeggiata verso il paese per una stradicciola di campagna  ad un tratto alza gli occhi dal breviario  e vede presso un muricciolo due bravi  (sicari di cui si servivano  i signorotti prepotenti del tempo  per vessare i deboli e comunque per portare a termine i loro  disegni criminosi)
Delinquenza e paura  brigantaggio e viltà appaiono subito  come elementi caratterizzanti  dell'assetto sociale di quell'epoca. Il Seicento  con le sue ombre e le sue luci ma  più con le ombre diventa così pure esso protagonista inconsapevole ma continuamente presente del romanzo.
Dall'apparizione dei bravi  per diverse pagine scorrono elencazioni e citazioni ora intere ed ora per estratto di bandi di legge (gride) che i governanti emanano con un sempre crescente  inasprimento delle pene  con il preciso scopo di eliminare il fenomeno dei bravi.
Il ripetersi di queste gride con una monotonia quasi inverosimile  mette in chiara evidenza che la forza del diritto è stata ormai soppiantata dal diritto della forza.
La pubblica autorità (Podestà il governatore)  infatti o per timore o per connivenza o peggio per omissione degli atti  dovuti a qualsiasi titolo aveva rinunciato  al suo ruolo.
E la povera gente ( Renzo Lucia ed Agnese)  quella timorata e rispettosa dei valori morali che non voleva mescolarsi  ai facinorosi e ai delinquenti  e non intendeva piegarsi alla volontà sfrenata e spregevole  dei signorotti prepotenti dei malvagi ( Don Rodrigo e il Conte Attilio)doveva esporsi alle angherie e ai soprusi e talvolta anche la fuga.
Fu proprio il ritrovamento di una grida del 1628 la cosiddetta grida del miracolo in cui era contemplata la fattispecie penale di un curato che si fosse rifiutato per intimidazione di celebrare un matrimonio che suggerì l'idea la Manzoni di scrivere un romanzo ambientato nel secolo XVII   che riflettesse il fatto criminoso.
Nacque così la trama del romanzo.

Don Rodrigo un signorotto prepotente servendosi dei suoi bravi impone a Don Abbondio parroco del paese di non celebrare le nozze di due giovani lavoratori : Renzo Tramaglino e Lucia Mondella entrambi operai della filanda locale.
In difesa dei due giovani interviene un cappuccino Fra Cristoforo  con tutto l'ardore delle sua fede e con il coraggioso atteggiamento  che lo porta fino al castello  di Don Rodrigo. Ma il suo intervento  si rivela inutile gli procura ingiurie e minacce del signorotto.
Il giovane Renzo si consiglio di Agnese madre di Lucia  sposa promessa si rivolge ad un uomo di legge l'avvocato Azzeccagarbugli amico di Don Rodrigo  che non soltanto  rifiuta il proprio patrocinio ma caccia via in malo modo il povero giovane  che aveva ancora una certa fiducia nella legge e nella sua applicazione contro i malvagi.
Tenta poi sempre su consiglio di Agnese il matrimonio clandestino  ma anche questo fallisce per la timidezza e al titubanza della  giovane fidanzata  che temendo di fare cosa non giusta esita a pronunciare al frase di rito richiesta per la validità di questo tipo di matrimonio.
Fra Cristoforo consiglia ai due giovani di lasciare il paese e di rifugiarsi Lucia in monastero e Renzo a Milano.
Lucia  così viene accolta al monastero di Monza in cui viene affidata alla "Signora" passata poi alla storia con la denominazione di Monaca di Monza una sorta di suora appartenente ad una famiglia nobile ma donna perversa e malvagia che si presta poi a far rapire dai bravi dell'Innominato  ( Bernardino Visconti) la povera giovane che viene reclusa in un castello di questo potente quanto malvagio personaggio che su richiesta supplichevole di Don Rodrigo consuma per mezzo dei sicari il delitto di Sequestro di persona.
senza ricevere  compenso diverso dall'atto di umiliazione del borioso Don Rodrigo.
Ed ecco l'intervento della Provvidenza la presenza di Lucia nel castello dell'Innominato  la sua supplica allo spietato tiranno per ottenere la liberazione fanno scoppiare improvvisa la crisi  psicologica del carceriere che dopo una lunghissima notte insonne si affretta a presentarsi al Cardinale Federico borromeo in visita pastorale.
I capitoli dal XIX la XXXII riguardano  la fase più drammatica del romanzo  una fase in cui si affrontano il bene simboleggiato dal Cardinale  e il male impersonato dall'Innominato.
I capitoli XXXIII  al XLII descrivono  al quiete individuale e collettiva dopo susseguirsi di tempeste più o meno burrascose.
 La provvidenza fa trionfare il bene sul male e il romanzo si conclude con la redenzione generale di tutti  i personaggi che sono stati livellati su una piattaforma di comune tribolazione la peste.
E' da questa collettiva purificazione ricevono tutti gran luce e soprattutto le creature tribolate Renzo e Lucia che finalmente vedono realizzato il loro sogno d'amore con le nozze celebrate da Don Abbondio.
I promessi sposi possono perciò definirsi anche il poema della famiglia l'opera in cui il Manzoni innalza uno stupendo monumento alla famiglia cristiana che vive nella rettitudine e con il suo comportamento intonato al rispetto reciproco degli sposi all'amore di questi per i figli e alla comune comprensione costituisce l'esempio  più valido per al formazione di una società caratterizzata dalla concordia e dalla solidarietà elementi indispensabili ad una convivenza giusta e feconda.
Nei promessi sposi confluiscono tutti i motivi delle opere del Manzoni  L'autore vi è presente con la cultura con la sua erudizione e con la sua fede religiosa

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