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giovedì 10 febbraio 2022

Francesco Petrarca

 Francesco Petrarca 


LA VITA 

Francesco Petrarca nacque ad Arezzo ne 1304 da Ser Petracco notaio fiorentino esiliato da Firenze nel 1302 perché guelfo di parte bianca come Dante e da Elena Canigiani. Dopo aver dimorato all'Incisa e a Pisa, il padre si trasferì ad Avignone (1312 avendo trovato colà occupazione presso la corte pontificia, collocando la moglie e i figli nella vicina Carpentras, dove Francesco compì i suoi primi studi sotto al guida di Convenevole da Prato, Avviato col fratello Gherardo, agli studi giuridici, si traferì prima a Montpellier (1316), poi Bologna, dove visse dal 1320 al 1326. Ritornato ad Avignone, probabilmente in seguito alla morte del padre, frequentò col fratello il mondo elegante della città; qui, il 6 aprile 1327, nella chiesa di Santa Chiara, vide per la prima volta Laura, la donna che amò lungamente invano, anche dopo la morte di lei, e che fu l'ispiratrice della sua poesia più grande, ma anche la causa d'un lungo tormento interiore. E' di questi anni l'inizio della sua attività di poeta d'amore; gli studi giuridici, apprezzati nel loro aspetto storico, ma ben presto ripudiato come scala a una professione, servirono soprattutto a metterlo in contatto con l'ammirato mondo dell'antica Roma.

Verso il '30, costretto a cercare una sistemazione, lo stato ecclesiastico, prendendo gli ordini minori, dato che questa carriera, intesa fuori d'ogni reale impegno pastorale consentiva di godere una certa rendita e di porsi al seguito di dignitari di corte papale. Nell'autunno del '30 fu infatti assunto nel proprio seguito dal cardinale Giacomo Colonna e divenne poi cappellano del di lui fratello Giovanni; nel '35 ottenne un canonicato nella cattedrale di Lombez.

Nel '33 viaggiò a lungo in Francia nelle Fiandre, in Germania, spinto da irrequietezza, dal bisogno di vedere cose nuove. Alla fine del ' 36 fu a Roma, ospite di Giacomo Colonna, e ammirò reverente e commosso i monumenti dell'antichità classica e cristiana; qui forse si rafforzò in lui  l'intenzione di approfondire sistematicamente lo studio degli Antichi e di dedicarsi alla prosa e alla poesia in latino.

Ritornato ad Avignone, si ritirò in una casa acquistata a Valchiusa, a poche miglia dalla città e su nel venerdì Santo del 1338 (o '39)  concepì un poema epico in latino, l'Africa, dedicato alla glorificazione di Scipione l'Africano, e ne incominciò la stesura.

La ricerca d'un rifugio solitari, lontano dalla folla, dal clamore, dalle risse cittadine, dove vivere una vita raccolta e pensosa, dedica agli studi, alla poesia e a un costante colloquio con il proprio  animo perturbato, è un motivo ricorrente nella vita del Petrarca. All'ideale di una vita integralmente cristiana si contrapponevano in lui il desiderio di onori , la brama smodato di gloria, l'amore insoddisfatto e tormentato per Laura, l'ardore delle passione(ebbe due figli naturali : Giovanni nel '37, Francesca nel'43), il suo stesso amore per la poesia. Valchiusa e, più tardi , in Italia, Selvapiana e Arquà sono le tappe dell'ideale pellegrinaggio del poeta alla ricerca d'un equilibrio spirituale sempre sfuggente; ma anche i luoghi della sua libertà dal servizio dei potenti, ove dedicarsi alla professione delle lettere, che egli sentì come scopo fondamentale della sua vita.

Nel settembre del 1340 gli giunse contemporaneamente da Parigi e da Roma l'offerta della corona poetica. Scelse Roma, dove fu solennemente incoronato in Campidogli, dopo essersi fatto esaminare per tre giorni a Napoli, da re Roberto d'Angiò, sovrano di vasta cultura. Si ritirò poi per quasi un anno nella solitudine di Selvapiana ,presso Parma, ospite dei Correggio, signori della città, e terminò  la prima stesura dell'Africa, il poema al quale riteneva affidata la sua gloria. Nella primavera del'42 era di nuovo ad Avignone, e si accentuava anche la sua crisi spirituale, soprattutto  nel '43 quando  gli nacque la figlia e il fratello Gherardo si fece monaco presso la Certosa di Montrieux.

Dal '42 al '53 mantenne la propria dimora in Valchiusa, ma compì numerosi viaggi in Italia . Fu a Napoli nel ' 43 , come ambasciatore ,poi visse più di un anno a Parma, dove contava di stabilirsi. Nel '47 si diresse alla volta di Roma, affascinato  dal sogno di Cola di Rienzo  di fare della ricostituita Repubblica romana la promotrice della pacificazione dell'Italia e della resurrezione d'un impero latino e cristiano che portasse alla rigenerazione morale dell'umanità. Ma si fermò a Genova, avuto notizia del fallimento  ormai totale del tentativo, e soggiornò poi in varie città italiane (Verona, Parma, Padova, Mantova), stringendo contatti con intellettuali italiani e portando avanti le numerose opere latine intraprese e le liriche italiane. A Parma nel 1348 gli giunse la notizia della morte di Laura, vittima della terribile peste che desolò, quell'anno, tutta l'Europa:. Questa morte e quella di numerosi amici accrebbero il suo sentimento scorato della labilità d'ogni cosa terrena.

Nel'50 ritornò a Roma in occasione dell'anno santo, e si fermò , all'andata e al ritorno a Firenze, dove strinse con Boccaccio un'amicizia fervida, fondata sulla comunanza di interessi culturali e letterari. Nel'51 il Boccaccio lo raggiunse a Veronal per offrirgli, a nome del comune di Firenze, una cattedra nello Studio di quella città. Ma il Petrarca declinò l'offerta, come declinò da li a poco , quella rivoltagli dal papa, d'un posto di segretario e del  cardinalato. Aveva , in quegli anni, fieramente criticato la corruzione della corte pontificia, sia  in alcuni sonetti, sia nelle epistole che chiamò Sine nomine, senza il nome, cioè, del destinatario.

Alla fine del '52 lasciò definitivamente la Provenza e si stabilì in Italia. Dal '53 al '61 fu a Milano presso i Visconti, per i quali compì varie missioni diplomatiche dal ' 61 la '70  visse prima a Padova, presso Francesco Carrara, poi a Venezia, nella casa offertagli dalla Repubblica sulla Riva degli Schiavoni poi di nuovo a Padova. Dal 1370  si ritirò nel suo ultimo rifugio la sua casa di Arquà dove visse lutgi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo continuamente e scrivendo lodando Dio Morì nel 1374