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Visualizzazione post con etichetta Giuseppe Gioacchino Belli. Mostra tutti i post
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venerdì 27 settembre 2019

la golaccia - Giuseppe Gioacchino Belli

la golaccia - Giuseppe Gioacchino Belli

A che serve ammucchiare ricchezze ? A nulla, risponde la saggezza popolare : anto verrà la morte e porrà fine a tutto. Al poverello non servono le ricchezze : per il suo breve viaggio basta un tozzo di pane. L'avidità (la golaccia ) è derisa e condannata da chi ha abituato a guardare la vita con buon senso e distacco,. senza risentimenti verso I più fortunati

metro sonetto

“Quann’io vedo il Sarvini che a sto’ Monno
ppiù ammucchia rancori e ppiù s’ingrassa,
ppiù ha ffame de capestri e vvo’ la cassa
piena de neri da mannalli a fonno,
dico: ohh mmandra de scechi, ammassa, ammassa,
cadaveri de neri che nun ponno,
dar più noia ai ricchi de sto Monno
ma sono in fonno ar mare, ormai melassa.
Respingili, chiudi li porti oggi
per impedì che lo straniero ancora
possa invade l’Italia come oggi
Cosa fa er forestiero poverello
attraversando ma
Spera, se fa coraggio e abbasta quello.”re e deserto ora?

la bbona famijja - Giuseppe Gioacchino Belli

la bbona famijja - di Giuseppe Gioacchino Belli

Ecco un quadro senza retorica della sera di una famiglia dal popolo senza la madre: dopo una giornata di lavoro una povera cena un goccio di vino, due chiacchiere, una preghiera  veloce e poi subito a letto. La destinazione di questo interno di povertà è così semplice e contenuta che no fa né richiede commenti

metro sonetto




Mi’ nonna a un’or de notte che vviè ttata
Se leva da filà, ppovera vecchia,
Attizza un carboncello, sciapparecchia,
E mmaggnamo du’ fronne d’inzalata.
Quarche vvorta se fàmo una frittata,
Che ssi la metti ar lume sce se specchia
Come fussi a ttraverzo d’un’orecchia:
Quattro nosce, e la scena è tterminata.
Poi ner mentre ch’io, tata e Ccrementina
Seguitamo un par d’ora de sgoccetto,
Lei sparecchia e arissetta la cuscina.
E appena visto er fonno ar bucaletto,
’Na pissciatina, ’na sarvereggina,
E, in zanta pasce, sce n’annàmo a lletto

mercoledì 25 settembre 2019

er caffettiere filosofo - Giuseppe Gioacchino Belli

er caffettiere filosofo - Giuseppe Gioacchino Belli

un caffettiere osservando l'opera di una macina, fa a suo modo delle riflessione filosofiche : anche  gli uomini sono come chicchi di caffè nella gran macina della vita destinati a finire in polvere.

La metatesi popolaresca che, trasforma in filosofo, parola estranea all'uso quotidiano, in filosofo, sottolinea il carattere popolare della riflessione, dietro  cui il poeta cela la sua visione amara dell'esistenza.
Il sonetto è costruito con rara perfezione : si notino I ritmi continuamente incalzanti come le ruote della macina sino alla conclusione cadenzata è statica dell'ultimo verso

metro sonetto

L'ommini de sto monno sò ll'istesso
Che vvaghi de caffè nner mascinino:
C'uno prima, uno doppo, e un antro appresso,
Tutti cuanti però vvanno a un distino.

Spesso muteno sito, e ccaccia spesso
Er vago grosso er vago piccinino,
E ss'incarzeno, tutti in zu l'ingresso
Der ferro che li sfraggne in porverino.

E ll'ommini accusì vviveno ar monno
Misticati pe mmano de la sorte
Che sse li ggira tutti in tonno in tonno;

E mmovennose oggnuno, o ppiano, o fforte,
Senza capillo mai caleno a ffonno
Pe ccascà nne la gola de la morte.

martedì 24 settembre 2019

Giuseppe Gioacchino Belli

Giuseppe Gioacchino Belli

Giuseppe Gioacchino Belli (1791- 1863), impiegato della Roma papale, tra il '30 e il '40 scrisse più di duemila sonetti in dialetto romanesco non tanto per fare opera di denuncia sociale quanto come documento della vita popolare della sua città
La lingua usata è il romanesco, senza  ornamenti né alterazioni né inversioni sintattiche, eccetto quelli usati da chi parla quel dialetto. Attraverso I sonetti vediamo tutta la società romana del tempo ne commento disincantato e amaro del popolo trasteverino : è un colorito e vario quadro d'ambiente e di costume pervaso da un'ironia sulla particolarmente efficace perché
nel giro di poche versi I singoli quadretti si chiudono rapidamente in un gesto, un'osservazione, un'immagine rapida senza ridondanze pietistiche o compiacimenti descrittivi