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martedì 7 novembre 2017

l'Infinito di Giacomo Leopardi

l'Infinito di Giacomo Leopardi

Sempre caro fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte lo sguardo esclude
ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella e sovraumani
silenzi e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo ove per poco
il cor non si spaura e come il vento
odo stormir tra queste piante io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando e mi sovvien l'eterno
e le morte stagioni e la presente
e viva il suon di lei così tra questa
immensità s'annega il pensier mio
e il naufragar m'è dolce in questo mare


Come si può valutare il primo verso dell'Infinito ( Sempre caro fu quest'ermo colle) ?

Come un verso stupendo nella sua elementarità familiare e affettuosa dei vocaboli e nella suggestione remota  che immediatamente da essa si propaga: il timbro è sommesso  il linguaggio parco e misurato eppure lo spunto modesto che esso contiene si allarga senza alcuno sforzo  nell'immaginazione  dell'infinito spaziale e temporale.

Quali sono le occasioni presenti che determinano per contrasto  l'immaginazione e dell'infinito e dell'eterno  ?

la siepe che precludendo la vista del panorama fino all'orizzonte e consentendo di contemplare solo una parte di cielo determina l'immaginazione degli interminati spazi del sovrumani silenzi e lo stormire delle piante mosse dal vento  che suscita l'immaginazione delle età trascorse e del perenne fluire del tempo.

E' lecito definire romantico l'Infinito ?

certamente . romantico  è il senso stesso dell'infinito  che nasce dai limiti del presente, romantica la suggestione di interminati spazi  e dei sovrumani silenzi da aggiungere però che tale momento spirituale ha trovato nei versi leopardiani - composti nel 1819 - un tono severo  e assoluto che esclude qualsiasi sentimentalismo  qualsiasi  troppo immediato  entusiasmo, qualsiasi caduta del pittoresco  : romanticismo maturo, quello del Leopardi  che si esprime in uno stile misurato e controllato sillaba per sillaba : uno stile che domina l'emozione originaria e dà ordine ad essa.

Che cosa esprime questo idillio : un concetto filosofico o una emozione sentimentale ?

Né l'una né l'altra cosa. E sarebbe fuori proposito  parlare di concetto filosofico se mai si dovrebbe parlare di un movimento del pensiero. Così pure emozione sentimentale direbbe qualcosa di troppo immediato  e istintivo  mentre i quindici versi  dell'idillio  sono esemplari per il controllo e la misura artistica.
In realtà  in questa lirica eccezionale il sentimento (sempre caro mi fu quest'ermo colle ; over per poco /il cor non si spaura e " il naufragar m'è dolce in questo mare" ) si lega all'immaginazione  dell'infinito e dell'eterno  ( "interminati /spazi .... e sovrumani /silenzi  e profondissima quiete..." "e mi sovvien l'eterno / e le morte stagioni ") in questa struttura ritmica che ah la solidità  di un severo processo  intellettuale  e insieme la pienezza affettuosa di un moto  del cuore intenso ma placato e raccolto. Pensiero e sentimento si fanno  qui musica grave e meditativa : musica che non indulge al cantabile  che non accarezza l'orecchio  : delicata e insieme profonda.
Il De Sanctis giudicava l'infinito  "contemplazione religiosa " "l'apertura musicale di una nuova era".



lunedì 21 settembre 2015

poetica di Leopardi

La poetica di Leopardi è caratterizzata da una perfetta continuità lirica che va dal "Saggio sopra gli errori popolari degli antichi " fino al concludersi della sua produzione letteraria.
La rievocazione di miti  e di leggende sul tuono, sul vento, sul terremoto,  sui terrori notturni e sugli astri che tanto spazio occupano  nel "Saggio"  rivelano già nello  scrittore adolescente una fervida immaginazione un'adesione profonda alle belle fole si felici errori di cui echeggiano  spesso i canti della maturità.
Il Leopardi che ritiene di ricercare al fine di scoprire verità scientifiche  in effetti vive fantasie di altri tempi in versi e in prosa e le esprime con tono chiaramente lirico.
Proprio per questo "saggio " si apre l' anima poetica di Leopardi  e nasce la sua poesia, come  documento di un avvertito sentimento d'amore per la donna ma ancora più come rivelazione dei tormenti fisici, che lo invogliano  ad un continuo colloquio con se stesso e lo inducono ad una sempre più profonda  introspezione:
Le sue oper più significative sono i Canti  e le "operette morali "
Attraverso una lettura ed un adeguato commento delle sue opere è possibile cogliere i motivi, le forme  e i valori della poetica di Leopardi .
I documenti che, meglio  e più a fondo, rivelano  il pensiero, il sentimento  e perciò  il mondo interiore del "contino  di Recanati " sono gli "idilli" piccoli e grandi raccolti e pubblicati dal Leopardi  stesso nei "Canti" .
Le composizioni poetiche, in versi  occupano il ventennio  1816-1836  con l'interruzione  di un triennio 1823 - 1826  in cui Leopardi  non sentendosi più incline a scrivere versi, si  diede alla stesura delle "Operette Morali" che comunque anche se scritte in prosa non interrompono la continuità lirica della sua produzione.
E' da ritenere pertanto semplicemente scolastica e forse anche arbitraria la suddivisione in periodi dell'opera poetica del Leopardi uguali sono i grandi temi trattati nei "Canti" e nelle "Operette morali " il dolore umano (individuale, collettivo), il dolore universale, la potenza misteriosa della natura, la natura  matrigna.

lunedì 14 settembre 2015

Giacomo Leopardi -LA CONVERSIONE POLITICA

Nel 1815 il peta  celebra la vittoria politica degli austriaci sul Murat e dichiara legittimi i governi della Restaurazione nel 1817 invece scrive Pero Giordani con accenti di caldo patriottismo "Mia patria è l'Italia per la quale ardo d'amore" nel 1818 compone le due canzoni patriottiche 
"all'Italia" (per il vero non molto sentita ma solo letterariamente trattata)  e "sopra il monumento di Dante" (più avvertito in questa canzone è il sentimento d'amore per la patria asservita allo straniero  ma tuttavia il linguaggio  è più oratorio che poetico )
si ha così in Leopardi la conversione poetica cioè il passaggio  del poeta dalle idee reazionarie (conservatrici ) all'entusiasmo  per la libertà della patria

martedì 8 settembre 2015

i due periodi della vita di Leopardi

PERIODO  FILOLOGICO
compone una "storia dell'astronomia"( 1813)  "saggio  sopra gli errori  popolari degli antichi"  (1815)  traduce gli "epigrammi di Mosco" (1851)  "il primo libro  dell'Odissea e il secondo dell'Eneide"  (1816)
maggiore diventa il suo raccoglimento  e più frequente ed intimo il colloquio con se stesso 
In questo periodo  diventa amicissimo di Pietro Giordani  con cui ha uno scambio epistolare  (1817)
Le sue condizioni fisiche peggiorano la sua spina dorsale  gli si incurva  la gibbosità lo tormenterà tutta la vita  gli si ammalano gli occhi

PERIODO DELLA CRISI LETTERARIA
dopo tante traduzioni  e attenti commenti si avvede che per  esprimere quanto sente gli occorre  scrivere versi
E' questa la conversazione letteraria del Leopardi
l'abbandono degli studi filologici e l'inizio degli studi di poesia e di letteratura
legge Dante  e Petrarca i cinquecentisti  ma ritorna spesso a Omero e Virgilio dalla cui lettura trae un indescrivibile diletto studia e legge gli autori del Seicento  italiano  e opere di autori contemporanei italiani e stranieri

lunedì 7 settembre 2015

GIACOMO LEOPARDI - LA VITA

Giacomo Leopardi  nacque il 29 giugno del 1798 nel piccolo paese di Recanati arretrato e quieto dove trascorse la fanciullezza  dotato precocemente di acuta introspezione e volto istintivamente alla meditazione venne tratto già negli anni della giovinezza  in un'atmosfera  di isolamento reso più assoluto  dell'atteggiamento  dei suoi genitori il conte Monaldo Leopardi erudito e bibliofilo  fino alla mania  fedelissimo  al regime papale ed avversario  di ogni concezione innovatrice
e la marchesa Adelaide Antici  donna incapace di affetto  tutta dedita alle pratiche religiose  alla custodia della  dignità della famiglia delle convenienze sociali  e soprattutto  presa quasi totalmente dalla preoccupazione di amministrare e riassettare  il patrimonio familiare  quasi completamente  mandato in rovina  dall'ingenuità degli affari  del conte Monaldo
Due sacerdoti Don Giuseppe Torres e Don Sebastiano  Sanchini  accudirono  alla sua prima istruzione
Nel 1812 il poeta compiuto appena il quattordicesimo anno  di età comincia a studiare da solo  nella ricchissima biblioteca paterna 
amantissimo del sapere e della gloria consuma  i giorni e le notti del periodo dell'adolescenza in uno studio disperatissimo  andando  "in traccia dell'indagine  pellegrina e recondita " impegnandosi  più di una volta fino a "notte tardissima" come afferma il fratello Carlo  "in ginocchio davanti al tavolino  per poter scrivere fino all'ultimo lume che si spegneva" apprendere le lingue latina francese greca ed ebraica  e quindi quelle moderne