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sabato 1 settembre 2018

figure retoriche - di parole

figure retoriche - di parole

proviamo ad esaminare i versi del Carducci :

Oh quei fanali come s'inseguono
accidiosi là dietro gli alberi
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando  la luce sul fango


Al centro del discorso  troviamo due termini usati in senso improprio : con l'aggettivo accidiosi il poeta trasferisce su un oggetto, i lampioni  dell'illuminazione, uno stato d'animo personale; per la loro luce non usa un termine comune (ad es., proiettando ) ma un'audace analogia (sbadigliando )  che connota l'espressione  di vari significati legati alla tristezza del giorno e della situazione.
Sono due esempi dell'uso della metafora: la più immediata e naturale delle figure letterarie.

La metafora si basa su un rapporto di somiglianza o di analogia tra due termini, rapporto che si istituisce spesso anche nel linguaggio comune tra due termini la cui vicinanza è evidente ( una nebbia che si taglia con i coltello)  e serve in questi casi ad una pura funzione esplicativa.
Caratteristica della metafora letteraria è invece spesso l'accostamento di termini non direttamente  collegabili secondo una logica immediata : usata in questo senso, essa può divenire l'elemento essenziale  di uno stile sino a caratterizzare il linguaggio di una corrente letteraria come è avvenuto per il barocco e per l'ermetismo.
Una forma complessa di metafora  può essere considerata  l'analogia  che è la vera caratteristica del linguaggio ermetico  ed è presente  in tante espressioni della poesia moderna a partire dai simbolisti: essa è la sovrapposizione  di due immagini accostate senza legame grammaticale  e senza un chiaro nesso logico  almeno secondo una logica comune ma collegate fra loro nell'intuizione poetica.
Un esempio   è nel verso di Montale  "forse un mattino andando in un'aria di vetro" che sottintende aria fredda e tersa come il vetro.
Nei notissimi versi di Quasimodo

                                               Ognuno sta solo su cuor della terra
                                                Trafitto da un raggio di sole
                                                Ed è subito sera

il rapporto analogico sintetizza in forma allusiva un discorso più ampio  e puramente esplicativo : nel dramma della solitudine individuale il corso della vita ci può portare l'occasione della speranza di felicità, come un raggio di sole che rompe le nuvole: a come con la sera il raggio si spegne così torna a spegnersi la speranza.
Le immagini del sole e della sera nascono per l'analogia istintiva tra sole e vita, sera e morte, e sottintendono un'ambiguità di valori  che il discorso logico ampliato finirebbe di perdere in gran parte.
Una metafora resta implicita, amplificata e collegata nei due termini da un rapporto diretto - di solito  il termine come - è la similitudine:
Essa è forse la figura più ricorrente  nella tradizione letteraria dei secoli passati in una concezione della poesia basata non sull'originalità fantastica ma sull'imitazione di modelli esemplari, troviamo una catena di similitudini che tornano come variazioni sullo stesso tema dai poeti omerici e lativi fino all'epica e addirittura alla narrativa moderna.
Prendiamo in esame un esempio  tradizionale: un gruppo di armati che rientra deluso dopo aver fallito l'obiettivo  di cui era in caccia  è rappresentato attraverso una similitudine con un branco di segugi in un'ottava del Tasso e ne celebre avvio di un capitolo dei promessi sposi :

                                Qual dopo lunga e faticosa caccia
                                tornansi  mesti ed anelanti  i cani,
                                che la fera perduta abbian di traccia
                                nascosa in selva  dagli aperti piani;
                                tal pieni d'ira e di vergogna in faccia
                                risiedon stanchi i cavalier cristiani.
                                Ella pur fugge, e timida e smarrita
                                non si volge a mirar s'anco è seguita.

"Come un branco di segugi, dopo aver inseguito invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co' musi bassi  e  con le code ciondoloni, così, in quella scompigliata notte, tornano i bravi al palazzotto di don Rodrigo".

La similitudine dunque, non si vede, è un vero quadro a sé stante, parallelo alla situazione che vuole descrivere nella cui stesura l'autore sembra compiacersi con un'immaginazione autonoma che si dilunga in particolari estranei alla pura logica del confronto.

Una metafora prolungata può esser considera un'allegoria : essa consiste in una descrizione  che ha volutamente  un secondo e più importante senso a di là del significato reale e diretto del tema presentato.
La seva oscura in cui Dante si perde all'inizio dell'Inferno  è l'espressione allegorica che richiama come sovrasenso al peccato, errore in cui l'anima smarrisce la retta via.
L'allegoria può esser, come in questo caso, limitata ad una semplice immagine o figura oppure può essere allargata al significato generale di un'opera come avviene appunto nella Divina Commedia; valore  allegorico hanno ad es. tutte le favole animalistiche in cui gli animali assumono funzione di simbolo di situazioni dell'esistenza.
In una rappresentazione  allegorica occorre distinguere il significato immediato  letterale dal concetto a cui si vuole rimandare il lettore che è appunto il significato allegorico  :
l'interesse essenziale  dell'autore è appuntato non sull'immagine letterale ma sul concetto che essa deve esprimere.
Questo  aspetto deve distinguere la vera allegoria dal significato simbolico  così frequente nelle opere letterarie  del nostro tempo.
Nel simbolo infatti è la realtà comune stessa che si carica di significati sottintesi che trapelano accanto a quello reale ed immediato : in Moby Dick la cacca alla balena bianca  diviene anche simbolica ossessiva lotta contro lo spirito del male, ma è anzitutto  un'epopea di avventure marinaresche.
Dalla fioritura della poesia romantica e simbolista in poi il valore simbolico è presente spesso, in opere narrative  e liriche ma come intenzione secondaria  o come situazione inconscia ben diversa dalla consapevole ed intellettualistica  operazione dell'allegoria.

Accanto a queste che la retorica classica aveva definito "figure di pensiero" si colloca il gruppo delle " figure di elocuzione" di uso  più consueto  anche nel linguaggio comune.
Le più importanti sono

la metonimia, sostituzione di un termine proprio con un altro ad esso legato da rapporti logici  di quantità o di dipendenza o di contiguità : si possono avere vari casi di sostituzione :  la causa per l'effetto e viceversa ( un viso tinto di paura; vivere del proprio sudore)  l'astratto con il concreto (le pretese della nobiltà)  la materia per l'oggetto  ( i sacri bronzi )  l'autore per l'opera (leggere Dante)  e così via;
la sineddoche sostituzione di nome proprio con nome comune o viceversa ( il segretario fiorentino per indicare Macchiavelli).
Queste figure in genere appaiono semplici nel valore espressivo suggeriscono indicazioni convenzionali o logorate dall'uso e tendono  a connotare i discorso ad un livello realistico; più efficaci  e di uso sempre fortemente fantastico e personale sono l'ossimoro e al sinestesia.

L'ossimoro consiste in una ricercata contraddizione di termini di solito attraverso la coppia aggettivo-sostantivo (il faticoso ozio dei grandi).
la sinestesia è l'accoppiamento di parole che esprimono sensazioni proprie di diverse sfere sensoriali ( esemplare in Dante : Noi fummo i loco d'ogni luce muto). Atta a suggerire ambigue trasposizioni la sinestesia è soprattutto una figura tipica della poesia a partire dai simbolisti " là voci di tenebra azzurra"(Pascoli).
Possiamo poi ricordare tutta una serie di figure indirizzate a conferire un'intonazione particolare alla frase attraverso lo stravolgimento del significato proprio : anzitutto le espressioni legate all'ironia e al sarcasmo.
L'ironia consiste nell'uso di un tono espressivo che va inteso in senso opposto al suo significato letterale.
O Natura cortese
son questi i doni tuoi
questi i diletti son
che tu porgi ai mortali ( Leopardi "la quiete dopo la tempesta).

Quando il contrasto tra l'apparenza ed il senso reale diventa amaro e pungente, mosso da animosità che sottintende una personale amarezza, si ha il sarcasmo.
Godi  Fiorenza poi che sei sì grande
che per mare e per terra batti l'ale
e per lo Inferno 'l tuo nome si spande ( Inferno, Canto XXVI).

Ironia e sarcasmo  sottintendono  una particolare intonazione  di lettura che contribuisce al rovesciamento del significato letterale: li differenzia la particolare amarezza che porta spesso il sarcasmo, come nell'esempio  sopra citato a concludere con un'espressione non allusiva ma direttamente critica.
Legate invece ad un fine ampliamento esasperato o di attenuazione del concetto sono l'iperbole e la litote.
L'iperbole è un'espressione  volutamente ingigantita al di là del verosimile per realizzare un rapporto di intensità  :
Tutti i profumi d'Arabia non basteranno a rendere odorosa questa piccola mano  (Shakespeare da Macbeth) .
La litote mira invece ad attenuare un'espressione troppo perentoria e si avvale per lo più di una formula negativa : notissima dai Promessi sposi : " Don Abbondio (il lettore se ne già avveduto) non era certo nato con un cuor di leone".
In questo caso l'uso della litote ( anticipato dalla parentesi crea un effetto di sospensione ) arricchisce di significati impliciti la definizione e le sottende un rilievo umoristico.

Affine l'eufemismo ( così frequente nella lingua comune )  cioè la sostituzione di una parola o di un concetto ritenuti sgradevoli  con altri che ne mitighino il significato. Spesso l'uso eufemistico porta ad un giro di parole per sostituire il termine specifico : è la cosiddetta perifrasi. Essa serve di solito ad amplificare il tono ed a sottolineare alcuni aspetti del concetto che si vuole esprimere : quando Foscolo  invece del termine mare usa la perifrasi "il regno ampio dei venti " arricchisce il concetto di una serie di suggestioni fantastiche.

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