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lunedì 13 novembre 2017

A Silvia - Giacomo Leopardi

A Silvia - Giacomo Leopardi

Silvia, rimembri ancora                                                   o Silvia ricordi ancora
quel tempo della tua vita mortale                                   quel periodo della vita terrena
quando beltà splendea                                                    quando la bellezza splendeva
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi                                  nei tuoi occhi felici e furtivi
e tu lieta e pensosa, il limitare                                        e tu serena e riflessiva ti avvicinavi
di gioventù salivi ?                                                        alla soglia della giovinezza ?

Sonavan le quiete                                                           Le stanze silenziose
stanze e le vie dintorno                                                  e le vie circostanti risuonavano
al tuo perpetuo canto                                                     al tuo canto ininterrotto e spontaneo,
allor che all'opre femminili intenta                              quando sedevi dedita
sedevi assai contenta                                                    ai lavori femminili  e assai felice
di quel vago avvenir che in mente avevi                   di quell'indeterminato futuro che avevi in mente
Era il maggio odoroso: e tu solevi                             era il mese di maggio pieno di profumi
così menare il giorno                                                  e tu eri solita trascorrere così le giornate

Io gli studi leggiadri                                                   Io abbandonavo talvolta  i miei
talor lasciando e le sudate carte                                  amati componimenti su cui faticavo
ove il tempo mio primo                                              dove si spendeva la miglior parte
e di me spendea la miglior parte                                 di me stesso e della mia adolescenza
d'in su i  veroni del paterno ostello                             dai balconi della casa paterna
porgea gli orecchi al suo della tua voce                     porgevo l'udito al suono della tua voce
e alla man veloce                                                        e a quello della mano che
che percorrea la faticosa tela                                      scorreva veloce sulla tela.
Mirava il ciel sereno                                                   Guardavo il cielo sereno
le vie dorate e gli orti                                                 per le strade invase dal sole e per gli orti
e quinci  il mar da lungi e quindi il monte                  e di qui il mar che appare all'orizzonte e quindi
Lingua mortal non dice                                               gli Appennini il linguaggio mortale non dice
quel che io sentiva in seno                                         quel che allora io sentivo nel cuore.

Che pensieri soavi                                                     che pensieri delicati
che speranze, che cori o Silvia mia !                         che speranze che passioni o Silvia mia !
Quale allor ci apparia                                                 Quanto felice ci appariva allora
la vita umana e il fato !                                               la vita umana e il suo destino !
Quando sovvemmi di cotanta speme                          Quando mi torna in mente di tali illusioni
un affetto mi preme                                                      un moto dell'animo  mi stringe
acerbo e sconsolato                                                      in modo acerbo e senza consolazione,
e tornami a doler mia sventura                                     e torno a soffrire la mia sorte sfortunata
o natura o natura                                                           o natura o natura
perché non rendi poi                                                  perché non dai nell'età della maturità
quel che prometti allor ? perché di tanto                  ciò che hai promesso durante la giovinezza perché
inganni i figlio tuoi   ?                                                inganni così tanti i tuoi figli ?


Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,                           Tu tormentata e sconfitta da un male incurabile
da chiuso morbo  combattuta e vinta                            prima che l'inverno inaridisse i campi
perivi. o tenerella. E non  vedevi                                   ti spegnevi o tenerella. E non potevi vedere
il fiore degli anni tuoi                                                   il fiore dei tuoi anni;
non ti molceva il core                                                   non ti addolciva il cuore
la dolce lode or delle negre chiome                             ora la lode dei tuoi capelli corvini
or degli sguardi innamorati e schivi                             ora gli sguardi innamorati e pudici
ne teco le compagne ai dì festivi                                   ne con te le compagne dei giorni di festa
ragionavan d'amore                                                      discutevano d'amore.

Anche peria fra poco                                                     In modo simile periva di lì a poco
la speranza mia dolce: agli anni miei                          la mia  dolce speranza il destino ha negato
ache negaro i fati                                                           ai miei anni anche
la giovinezza. Ahi come,                                               la giovinezza.
come passata sei,                                                          Ah mia speranza fonte di lacrime
cara compagna dell'età nova,                                         cara compagna della mia gioventù,
mia lacrima speme !                                                     come sei trascorsa !
Questo è il mondo ? questi                                           questo è il mondo che avevamo sperato ?
i diletti, l'amor l'opre, gli eventi                                   Questi i piaceri l'amore le opere gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme ?                            di cui tanto  discutemmo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti ?                                questa è la sorte dell'umanità ?
All'apparir del vero                                                       Al disvelamento  della verità
tu misera cadesti  e con la mano                                   tu misera sei caduta : e con la tua mano
la fredda morte ed una tomba ignuda                           indicavi da lontano la fredda morte
mostravi di lontano                                                       e la tomba spoglia




Il canto muove da un ricordo personale ?

Si. In Silvia il poeta rievoca Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta a 21 anni nel 1818. Ma il canto (scritto nel 1828 ) va ben oltre quella lontana realtà: la memoria della giovinetta  come nota il Flora non è più soltanto  evocativa e pietosa ma poetica.... e cioè assunta in un significato lirico ad esprimere non un fatto particolare ma il divino e l'eterno che è in un episodio terrestre.

La figura di Silvia è soltanto un simbolo ?

No. Essa è immagine stupenda di una giovinetta che sale "il limitare di gioventù e muore senza vedere il  fiore dei suoi anni e insieme simbolo poetico  delle speranze dell'adolescente Leopardi  cadute " all'apparir del vero"

Si può dire che A Silvia sia una poesia d'amore  ?

No Silvia non è una donna di cui il Leopardi si fosse innamorato; è una creatura contemplata un tempo con tenerezza e rievocata ora con affettuosa malinconia  per la sua morte precoce; in essa Leopardi vede trascritta la sua stessa vicenda di sogni e delusioni.

Vi sono nel canto  motivi di paesaggio ?

Sì  di un paesaggio che non è già descrizione ma suggestiva interpretazione di uno stato d'animo di giovanile letizia : "quel maggio odoroso "  quel "ciel sereno ", quelle "vie dorate " sottolineano  la serenità e la gioia  primaverile  in cui respira estatica la commozione dell'adolescenza. Da non dimenticare per altro  al verso 40 quel breve suggerimento di un paesaggio invernale ("tu pria che l'erbe inaridisse il verno " ) intonato al tema desolate della morte precoce.

Ne canto il Leopardi dice :

Ahi , come,
come passata sei,
cara compagna dell'età mia nova,
mia lacrima speme !

A chi si rivolge in questi versi il poeta ?

alla speranza rimpianta e vanamente invocata ("lacrima speme") a tutti i suoi sogni ai dolci inganni dell'adolescenza dolorosamente svaniti col sopraggiungere del vero

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