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martedì 23 giugno 2020

il testamento dell'orbo da Rettorgole - Fogazzaro

il testamento dell'orbo da Rettorgole - Fogazzaro 

dalla raccolta di novelle Racconti brevi ('94) abbiamo tratta una delle pagine più realistiche di Fogazzaro per mostrare l'influenza che il verismo seppe proiettare anche in scrittori di diversa sensibilità umana e poetica 
Un notaio viene chiamato per redigere un testamento  nella campagna vicentina e scopre un mondo fatto di egoismi e di grettezze che rimandano indietro di secoli. Le dure difficoltà dell'esistenza contadina possono solo in parte spiegare una mentalità così arida e chiusa di fonte alla quale Fogazzaro ormai al di là dei canoni naturalistici di impassibilità , non riesce a non essere toccato e a non farcelo capire.
L'uso del dialetto contribuisce al realismo della descrizione; ma è un realismo che, rispetto a quello di Verga, sembra restare al di fuori della vera sostanza umana della realtà. Verga vive il mondo dei suoi personaggi dall'interno, Fogazzaro lo guarda dal di fuori , ne resta come sconcertato  e allibito e lo condanna in nome dei principi cristiani  o più semplicemente, dei più elementari sentimenti umani.
Con Verga il centro della realtà è il mondo ch'egli  descrive con Fogazzaro il centro ritorna ad esser il mondo dei valori dello scrittore, il suo punto di vista, il suo giudizio o I suoi turbamenti con I quali la rialto esterna è messa a confronto

mercoledì 10 giugno 2020

Antonio Fogazzaro

Antonio Fogazzaro 

Antonio Fogazzaro  (1842-1911) cattolico patriota sincero, vicentino patì gravi turbamenti  spirituali per il divieto papale al reinserimento dei cattolici nella vita politica del regno e per il contrasto allora particolarmente avvertito tra I dogmi della fede e le verità della scienza. I suoi  romanzi riflettono la profonda crisi e di drammi tormentosi della sua coscienza , I  suoi personaggi dibattono I problemi che lo travagliano. le vicende  narrate nascono più dalla fantasia dai suoi interessi spirituali: questa inquietudine presente in ogni opera colloca Fogazzaro  nell'area decadentistica. Ma è un decadentismo  ancora legato al bisogno di guardare alla realtà, di rappresentarla oggettivamente di approfondirla di discuterla 
I suoi romanzi più belli sono Malombra ('81) e Piccolo Mondo antico ('96) più suggestivo e vago il primo più realistico  il secondo anche perché legato alle vicende storico-politiche degli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale

martedì 9 giugno 2020

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio 

Gabriele D'Annunzio fu poeta che in Italia più intensamente cercò di realizzare quella fusione tra arte e vita che era il programma di numerosi decadenti
Nato a Pescara nel !863, raggiunse la fama non ancora ventenne per le prime raccolte in versi Primo vere e Canto Novo trascorse gli anni giovanili a Roma come protagonista della vita mondana tra scandali amori ed attività letteraria, atteggiandosi a raffinato esteta sempre volto alla ricerca di nuove sensazioni  attraverso esperienze erotiche ed estetiche.

Sono atteggiamenti che trovano espressione in opere come I romanzi Il piacere e l'innocente e le raccolte di versi Elegie romane, l'Isotteo, La chimera  e il poema paradisiaco.

Di questo epidermico estetismo cercò successivamente di trovare le ragioni teoriche nell'opera del filosofo tedesco Nietzsche e nel suo mito del "superuomo " : l'individuo di eccezione che, in nome di una proclamata "volontà di potenza " sa vivere al di là del bene e del male rifiutando la morale comune. Cogliendo di questo modello l'aspetto più esteriore, D'Annunzio cercò di realizzarsi nella propria esperienza personale secondo l'ideale di "una vita inimitabile" vissuta in uno sfarzo stravagante ed in atteggiamenti esibizionistici nella splendida cornice della villa toscana La Capponcina a Settignano, fino a che nel 1910, perseguitato dai creditori, dovette rifugiarsi in volontario esilio in Francia.

A questa fase appartengono molte delle opere più note: fra le altre , I romanzi Il trionfo della morte e Il fuoco, le liriche dei primi tre libri delle Ludi del mare del cielo della terra e degli eroi (Maia Elettra Alcyone) e le più belle opere teatrali : Francesca da Rimini, La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio.

Al mito estetico del superuomo si accompagna frattanto il mito politico, nazionalistico ed antidemocratico, dell'eroe  e della nazione eletta : contro  ogni affermazione di uguaglianza democratica egli predicava che il popolo doveva essere guidato ed illuminato  dall'individuo di eccezione  che si assumeva il compito di trascinare la massa verso mete  che egli solo sapeva individuare ed additare. In nome di questa missione che si attribuì D'Annunzio  tornò in Italia alla fine del 1914 a guidare la campagna per l'intervento italiano in guerra; partecipò alla guerra compiendo imprese risonanti anche se prive di significato militare (la beffa di Buccari, il volo su Vienna)  fu ferito venne decorato di medaglia d'oro. Dall'esperienza di guerra nacquero accanto a pagine assai retoriche le prose intimistiche del Notturno e delle Faville del maglio.

Nel 1919, con un atto di sfida nei confronti del governo e degli accordi internazionali, occupò  con un gruppo di volontari Fiume, creando nel paese I presupposti  dell'illegalità  e della violenza che sarebbero sfociati nel movimento fascista.

D'Annunzio rappresentò anzitutto la vita italiana  con I suoi atteggiamenti  un fatto di costume, incarnò I desideri di evasione dalla monotonia quotidiana di ceti intellettuali e borghesi insoddisfatti della realtà della vita nazionale dei decenni post-risorgimentali. Per questo gran parte della sua vastissima opera, creata per esaltare e sostenere il mito che di sé aveva costruito, appare oggi superata e priva di attualità. Ebbe tuttavia almeno due meriti : sul piano culturale, si avvicinò di volta in volta ad autori ed atteggiamenti del decadentismo Europeo contribuendo  a diffonderne la conoscenza in Italia ed a sprovincializzare la nostra cultura. Sul piano più intimamente poetico accanto all'esteriorità di molti atteggiamenti esibizionistici  seppe almeno cogliere ed esprimere la comunione dei sensi e dell'anima con la molteplicità della vita naturale, creando quella dimensione panica di immedesimazione quasi fisica e sensuale basata sulle immediate sensazioni che in particolare nella raccolta Alcyone segna il nascere di un atteggiamento nuovo per la nostra poesia.

Per esprimere questo atteggiamento raffinato e sensuale D'Annunzio si servì di un linguaggio ostentatamente insolito ed artistico basato sul recupero di preziose voci arcaiche  e sull'invenzione di neologismi capaci di stupire e meravigliare; creò  così un culto della parola ricercata soprattutto per clamorose risonanze musicali  che spesso è solo espediente retorico ma che sa diventare talora esperienza linguistica originale e contribuisce anche se in misura minore del Pascoli ad avviare il nuovo linguaggio poetico del '900 verso le svolte successive

domenica 31 maggio 2020

Giosafatte Tallarico brigante gentiluomo - Misasi

Giosafatte Tallarico brigante gentiluomo - Misasi 

il bandito dell'ottocento è una figura ammantata di leggenda, spesso costretto al delitto  e alla macchia da ragioni estranee alla sua indole e dipendenti dalle condizioni socio economiche  della sua terra; talora il bandito sapeva assumere la veste del gentiluomo facendosi a suo modo strumento di giustizia e di generosità.
Nelle Cronache del brigantaggio tra gli altri ci da una descrizione piuttosto letteraria anche se fondata su episodi veri, della figura di un brigante buono e generoso, caro alla fantasia popolare; interessanti ci paiono le notazioni realistiche sulla vita dei banditi e sui rapporti che legano malavita e galantuomini  attraverso cui è possibile capire alcuni dei motivi che allora favorirono la sopravvivenza del brigantaggio. Sono osservazioni che vanno meditate perché scaturite dalla coscienza diretta di fatti e persone e perché per taluni aspetti sono valide ancora oggi

Nicola Misasi

Nicola Misasi 

Nicola Misasi (1850 1923) nacque e morì a Cosenza, dove trascorse quasi tutta la vita dedicandosi all'insegnamento. La sua terra era allora praticamente isolata dal mondo civile: per raggiungere Napoli ci volevano ben 10 giorni di viaggio. Quel chiuso mondo provinciale fu oggetto del suo amore della sua riflessione umana, sociale politica e della sua attività di scrittore : tutta la sua opera è incentrata sulla Calabria e sui suoi problemi, in particolare sul più grave di tutti, il brigantaggio. Ad esso dedicò le Cronache del brigantaggio, apparse nel 1983.

martedì 26 maggio 2020

sei furie scatenate - Gaspare Zena

sei furie scatenate - Gaspare Zena

Protagonista del romanzo La bocca del lupo che rientra nel gusto veristico inaugurato da Verga, è il popolo di uno dei rioni più poveri di Genova, il vico della Pece Greca, nella zona del porto, dove un'umanità affamata, sfruttata e derelitta, tenera e violenta, passionale e calcolatrice, si agita creando un quadro vivacissimo, reale e commovente, da cui emergono con acre amarezza pietà e denuncia di profonde ingiustizie sociali, attraverso un linguaggio che vuol rendere senza mediazioni letterarie di parole I sentimenti e la vita del popolo, nella sua immediata schiettezza.
Un giornaletto, il "Castigamatti", tra I suoi pettegolezzi aveva scritto che " sulla piazzetta della Pece Greca ci stava una tizia così così con due figlie da marito così e così, che invece di pensare ai suoi debikti e agli anni voleva ancora fare la giovinotta " e aveva trovato " un merlo bianco " disposto a sposarla : si tratta come nel rione subito tutti capiscono della Bricicca e di Bastiano. Quest'ultimo indispettito manda all'aria il matrimonio ; allora la donna con la figlia Angela e le sorelle del suo fidanzato, le due testette, si reca furibonda dalle responsabili secondo lei del pettegolezzo , la Bardiglia e la Rapllina. Ne nasce una epica zuffa con lo scrittore che descrive con toni acutamente realistici vivacizzati da una saporosa ironia e da una ricca caratterizzazione dialettale del lessico 

mercoledì 13 maggio 2020

Remigio Zena

Remigio Zena

Gaspare Invrea (1850- 1917) noto con lo pseudonimo di Remigio Zena, appartenne a una illustre casata genovese. 
Studiò legge ed entrò in magistratura giungendo ai gradi più elevati della carriera che lo portò in varie città italiane; ma il suo cuore rimase sempre a Genova, dove egli trascorse gli ultimi anni e morì. Scrisse due romanzi  La bocca del lupo e l'Apostolo  e delle poesie in vernacolo genovese

Lingua di Zena si presta ad alcune  osservazioni. Invitiamo anzitutto a soffermarsi su forme e modi di dire che derivano direttamente dal linguaggio parlato. Si notino in particolare I soprannomi delle donne in La bocca del lupo Bricicca Bardiglia Rapallina Testette. S osservino le frasi che devono la loro vivezza all'efficacia delle immagini :
cominciò una di quelle litanie coi fiocchi come sapeva sgranare lei  quando le girava l'anima dalla parte della tramontana
minacciando d'ammazzarne sette e storpiarne quattordici
cosa voleva? una buona strigliata sotto il portacoda ?
aria insolente  di menimpipo 
macinando come un organetto la sua filastrocca 
aveva sette cuori e sette fegati 
rispondevano in musica e in rima 
cattivi soggetti col cuore imbottito