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domenica 31 maggio 2020

Giosafatte Tallarico brigante gentiluomo - Misasi

Giosafatte Tallarico brigante gentiluomo - Misasi 

il bandito dell'ottocento è una figura ammantata di leggenda, spesso costretto al delitto  e alla macchia da ragioni estranee alla sua indole e dipendenti dalle condizioni socio economiche  della sua terra; talora il bandito sapeva assumere la veste del gentiluomo facendosi a suo modo strumento di giustizia e di generosità.
Nelle Cronache del brigantaggio tra gli altri ci da una descrizione piuttosto letteraria anche se fondata su episodi veri, della figura di un brigante buono e generoso, caro alla fantasia popolare; interessanti ci paiono le notazioni realistiche sulla vita dei banditi e sui rapporti che legano malavita e galantuomini  attraverso cui è possibile capire alcuni dei motivi che allora favorirono la sopravvivenza del brigantaggio. Sono osservazioni che vanno meditate perché scaturite dalla coscienza diretta di fatti e persone e perché per taluni aspetti sono valide ancora oggi

Nicola Misasi

Nicola Misasi 

Nicola Misasi (1850 1923) nacque e morì a Cosenza, dove trascorse quasi tutta la vita dedicandosi all'insegnamento. La sua terra era allora praticamente isolata dal mondo civile: per raggiungere Napoli ci volevano ben 10 giorni di viaggio. Quel chiuso mondo provinciale fu oggetto del suo amore della sua riflessione umana, sociale politica e della sua attività di scrittore : tutta la sua opera è incentrata sulla Calabria e sui suoi problemi, in particolare sul più grave di tutti, il brigantaggio. Ad esso dedicò le Cronache del brigantaggio, apparse nel 1983.

martedì 26 maggio 2020

sei furie scatenate - Gaspare Zena

sei furie scatenate - Gaspare Zena

Protagonista del romanzo La bocca del lupo che rientra nel gusto veristico inaugurato da Verga, è il popolo di uno dei rioni più poveri di Genova, il vico della Pece Greca, nella zona del porto, dove un'umanità affamata, sfruttata e derelitta, tenera e violenta, passionale e calcolatrice, si agita creando un quadro vivacissimo, reale e commovente, da cui emergono con acre amarezza pietà e denuncia di profonde ingiustizie sociali, attraverso un linguaggio che vuol rendere senza mediazioni letterarie di parole I sentimenti e la vita del popolo, nella sua immediata schiettezza.
Un giornaletto, il "Castigamatti", tra I suoi pettegolezzi aveva scritto che " sulla piazzetta della Pece Greca ci stava una tizia così così con due figlie da marito così e così, che invece di pensare ai suoi debikti e agli anni voleva ancora fare la giovinotta " e aveva trovato " un merlo bianco " disposto a sposarla : si tratta come nel rione subito tutti capiscono della Bricicca e di Bastiano. Quest'ultimo indispettito manda all'aria il matrimonio ; allora la donna con la figlia Angela e le sorelle del suo fidanzato, le due testette, si reca furibonda dalle responsabili secondo lei del pettegolezzo , la Bardiglia e la Rapllina. Ne nasce una epica zuffa con lo scrittore che descrive con toni acutamente realistici vivacizzati da una saporosa ironia e da una ricca caratterizzazione dialettale del lessico 

mercoledì 13 maggio 2020

Remigio Zena

Remigio Zena

Gaspare Invrea (1850- 1917) noto con lo pseudonimo di Remigio Zena, appartenne a una illustre casata genovese. 
Studiò legge ed entrò in magistratura giungendo ai gradi più elevati della carriera che lo portò in varie città italiane; ma il suo cuore rimase sempre a Genova, dove egli trascorse gli ultimi anni e morì. Scrisse due romanzi  La bocca del lupo e l'Apostolo  e delle poesie in vernacolo genovese

Lingua di Zena si presta ad alcune  osservazioni. Invitiamo anzitutto a soffermarsi su forme e modi di dire che derivano direttamente dal linguaggio parlato. Si notino in particolare I soprannomi delle donne in La bocca del lupo Bricicca Bardiglia Rapallina Testette. S osservino le frasi che devono la loro vivezza all'efficacia delle immagini :
cominciò una di quelle litanie coi fiocchi come sapeva sgranare lei  quando le girava l'anima dalla parte della tramontana
minacciando d'ammazzarne sette e storpiarne quattordici
cosa voleva? una buona strigliata sotto il portacoda ?
aria insolente  di menimpipo 
macinando come un organetto la sua filastrocca 
aveva sette cuori e sette fegati 
rispondevano in musica e in rima 
cattivi soggetti col cuore imbottito

l'estrazione del lotto - Matilde Serao

L'estrazione del lotto - Matilde Serao 

nel romanzo da il paese di Cuccagna del 1980 troviamo la tesi  che il lotto mandi alla rovina morale e materiale l'intera città, appare sproporzionata e aduggia qual e là la narrazione, spezzettandola in un'infinita di bozzetti di ritratti, di episodi vivaci e saporosi che costituiscono l'attrattiva dell'opera. 

Il brano che abbiamo scelto descrive l'attesa dell'estrazione del lotto : la scena è colta con una rara penetrazione psicologica, ma più dei particolari interessa l'atmosfera  che la scrittrice sa ricreare con rara efficacia.

La Serao  non ha bisogno di artifici lessicali per evocare il clima napoletano: le basta  l'osservazione diretta  e minuta derivata da un senso della vita e dall'amore concreto per la città

venerdì 1 maggio 2020

Matilde Serao

Matilde Serao

Matilde Serao ( 1856-1927)  nata in Grecia da padre napoletano visse quasi tutta la vita a Napoli. Fu una grande giornalista attività che continuò fino alla morte.
 I suoi romanzi e I suoi racconti escono di riflesso dall'attività giornalistica : le pagine migliori  nascono da spunti occasionali  e sono dei bozzetti dei quadretti variopinti e succosi.

Tutta la sua opera  ha un solo protagonista : Napoli, col suo popolo e il suo paesaggio.
 E' un brulicare di persone di ogni ceto ed età, nei vincoli, negli angiporti, nei bassi, sulle marine, nelle casse rispettabili della borghesia, nei palazzi della nobiltà in decadenza.

Lo spirito di Napoli in tutte le sue sfumature, dai momenti patetici al folclore, agli scoppi d'ilarità, è l'anima segreta di tutte le sue pagine più belle e convincenti.

mercoledì 29 aprile 2020

un Casamonti in città - Mario Pratesi

un Casamonti in città - Mario Pratesi 

l'eredità racconta la storia di due fratelli che alla morte del padre lasciano la campagna e si trasferiscono in città a Siena : Ferdinando  col commercio del vino raggiunge una certa agiatezza che Stefano, contadino laborioso ma rozzo e irascibile, non otterrà mai  neppure con l'eredità del fratello, la cui morte scatenerà  rissosi e fatali contrasti tra gli eredi.

Il meglio dell'opera consiste al di là della vicenda, nella descrizione dell'ambiente  toscano contadino e provinciale, nei paesaggi e nei personaggi, nel tono  cupo e crudele degli egoismi, dell'animosità, delle cupidigie : la vicenda si conclude tragicamente ma è una tragedia  che sa più di punizione che di malvagità della sorte.
Quando il protagonista va in città emerge l'impatto con la gente. La lingua ha il timbro della parlata toscana senza voci dialettali. Lo stile è denso talora duro  e non si apre mai alla spensieratezza o all'entusiasmo, dietro a questo stile  si avverte una concezione amara e scontrosa dell'esistenza.